Nord Stream II: 27,5 miliardi di metri cubi (Gmc). South Stream: 60 Gmc. Nabucco: 30 Gmc. Galsi: 8 Gmc. TAP: 10 Gmc. Rigassificatori: diverse decine di Gmc. I progetti di infrastrutture fioriscono, ma altrettanto non si può dire dei consumi di gas: secondo i dati Eurogas, l’associazione delle imprese europee del settore, i consumi europei continuano la loro altalena. 517 Gmc nel 2008, quando la crisi iniziava a fare capolino, 487 Gmc nell’anno orribile 2009, 522 Gmc nel 2010, quando si osava pensare che forse il peggio fosse passato, per poi tornare giù fino a 495 Gmc nel 2011.
Non il contesto ideale in cui realizzare infrastrutture che costano alcuni miliardi di euro, tra l’altro in gran parte da prendere a prestito, in un momento non certo felice per i mercati del credito. Tra gli addetti ai lavori, si è diffusa la consapevolezza che all’odore del gas spesso si è sostituito quello della naftalina, almeno fintanto che la situazione economica non tornerà ad essere prevedibile e almeno moderatamente positiva.
In questo contesto, fare previsioni diventa un’arte più difficile del solito: secondo lo scenario di riferimento IEA, i consumi europei al 2020 dovrebbero arrivare a 547 Gmc. Considerando il calo della produzione interna (da 188 a 155 Gmc, con un mancato boom del non-convenzionale europeo), la necessità di importazioni arriverebbe a 393 Gmc, ossia 52 più del 2010.
Nel frattempo, le infrastrutture che erano partite in tempi migliori, come il Nord Stream I e Medgaz, sono state concluse per forza di cose: da quei 52 andrebbero dunque tolti rispettivamente 27,5 e 8 Gmc. Resterebbero dunque 16,5 Gmc di nuova necessità di importazione da soddisfare di qui al 2020: tanti quanti un gasdotto (TAP o chi per esso) in arrivo dall’Azerbaigian e un po’ di nuova capacità di rigassificazione.
Con buona pace degli altri. Nabucco di naftalina puzzava già da un po’, ammesso che importare il gas iraniano sia mai stata un’idea vagamente fattibile. Per quanto riguarda i gasdotti dalla Russia, è possibile che Gazprom spinga per realizzare in ogni caso entro il decennio il Nord Stream II, ma è difficile immaginare che ci possa essere posto di qui al 2020 anche per altri 60 Gmc di South Stream. E questo senza considerare la questione degli investimenti necessari a garantire la relativa capacità di upstream.
In un contesto economico-finanziario particolarmente movimentato, è quindi probabile che sul fronte del gas per qualche anno di movimenti se ne vedano relativamente pochi, almeno per progetti a breve scadenza.
Caro Matteo,
non sono d’accordo sulla seconda parte del tuo post. Credo, infatti, che South Stream verrà realizzato secondo la tempistica prestabilita.
Caro Vitus,
mi viene difficile immaginare gli incentivi per Gazprom a muoversi con tanto anticipo in un mercato così stagnante come quello europeo e per di più in un momento di completa impasse delle altre opzioni di importazione.
Anche ammettendo al 2020 un mercato più vivace di quello delle previsioni correnti – personalmente, credo ancora nella ripresa economica – avrebbe economicamente senso posticipare di almeno un paio d’anni l’inizio dei lavori (diciamo 2016), per evitare di trovarsi tubi vuoti ma da pagare ugualmente… di Medgaz ce n’è già uno.
Aggiornamento – Secondo le Eurogas press release on More customers, consuming less gas, in 2011, i consumi europei nel 2011 sono scesi a 470 Gmc.