In poco più di dieci anni, l’appovvigionamento energetico italiano ed europeo ha cambiato radicalmente faccia. La spinta politica verso nuove tecnologie per le rinnovabili ha ristrutturato l’offerta, soprattutto nel settore elettrico, mentre le liberalizzazioni imposte a livello europeo hanno rotto il ruolo di monopolio degli operatori nazionali, spesso ancora oggi controllati o partecipati dai rispettivi governi.
Si è trattato di un processo ampiamente annunciato, che però ha portato a un cambiamento di paradigma di cui è consapevole solo una parte dei decisori politici e che è rimasto quantomeno marginale nel dibattito pubblico: i campioni nazionali semi-pubblici non sono più gli strumenti per la tutela della sicurezza energetica.
Eni e, in misura minore, Enel hanno per decenni rappresentato lo strumento di politica energetica nazionale, scritta sotto forma di strategie aziendali. È stato un processo efficace, ma ha avuto costi notevoli: le inevitabili ingerenze politiche nella gestione delle aziende hanno prodotto generato ampi sprechi e inefficienze.
Ora però i mercati sono stati aperti alla concorrenza e il capitale pubblico in queste aziende è sceso: il risultato è stata la loro normalizzazione. Eni e Enel hanno oggi per la sicurezza energetica del consumatore italiano lo stesso ruolo della francese GDF o della tedesca E.On.
A ribadirlo è stato l’ad di Eni, Paolo Scaroni: «gli incumbent europei esercitavano, ancorchéindirettamente, un ruolo di garanti [della] sicurezza [energetica], ma ora le nuove regole del gioco non consentono piu’ alle imprese europee di svolgere questo ruolo, che ritorna ad essere un tema di carattere sovrano, di spettanza dei Governi e dell’Unione Europea».
Ora tocca ai governi europei fare un ulteriore passo avanti: coordinare davvero e in modo profondo le proprie strategie energetiche, definendo strumenti e azioni che abbiano la stessa dimensione del mercato su cui operano le aziende e si servono i consumatori. Quella europea.
Uno dei passaggi chiave per arrivare compiutamente a una strategia europea è quello dell’eliminazione delle partecipazioni pubbliche negli operatori, attuata in modo simmetrico da tutti i governi europei. Si tratterà di un processo lungo, ma sarà inevitabile per creare un mercato davvero concorrenziale, in cui gli Stati-azionisti e gli Stati-regolatori non vivanno più un instabile conflitto di interessi, lasciando i governi liberi di farsi direttamente responsabili delle misure necessarie a garantire la sicurezza energetica per i propri cittadini.