La Federazione Russa ha richiesto una consultazione formale con l’UE per violazione degli accordi del WTO.
Il governo russo contesta alla controparte europea di aver penalizzato alcune aziende russe come misura anti-dumping, in particolare nei settori dei fertilizzanti, dei tubi di acciaio e della produzione di acciaio e alluminio.
La misure sono state adottate da Bruxelles sulla base del costo ridotto dell’energia di cui godono le aziende russe, grazie alle politiche industriali di Mosca.
Il contenzioso è una risposta ai dazi imposti dalla Russia ai veicoli stranieri. Quest’ultima è ufficialmente una misura di protezione ambientale, ma secondo le accuse della Commissione sarebbe in realtà una misura di protezionismo a favore delle aziende russe.
Ora le parti hanno 60 giorni per dirimere la questione in modo bilaterale. In caso di insuccesso, il caso sarà portato davanti a un panel creato dal WTO per giudicare sulla questione.
La mossa russa rientra nel quadro della più ampia contrapposizione con la Commissione Europea, sia per la questione ucraina sia per la questione del ruolo di Gazprom nel mercato europeo.
Restano infatti pendenti sia il dossier relativo all’abuso di posizione dominante e alla restrizione della concorrenza in Europa Orientale, sia la questione dei procedimenti autorizzativi di South Stream.
La visita del presidente Putin di fine gennaio si preannuncia ricca di impegni.
Gazprom viene accusata dalla Commissione Europea di abuso diposizione dominante equindi di non avere effettuato l’unbundling, cioè lo spacchettamento tra produzione, distribuzione attraverso i gasdotti e commercializzazione…in più c’è l’accusa di sottoporre a ricatto energeticoi Paesi dell’Europa Orientale etc….
Sia l’abuso di posizione dominante sia la questione dell’assetto proprietario dei gasdotti sono sul tavolo: è probabile che le parti troveranno una soluzione di accomodamento. Lo scontro potrebbe essere cercato dalla Commissione per accrescere il proprio potere rispetto ai governi europei, ma credo questi ultimi avranno il buon senso di disinnecare l’escalation e trovare un compromesso con i russi.
Quanto al “ricatto energetico”, non ho ancora trovato nessuno che sappia dirmi di cosa si tratti in concreto.
ci avevo sc5ritto un articolo che poi non ho definitivamente concluso e pubblicato per via di divergenze sui pagamenti….. ma mi fa piacere pubblicarlo qui, se può interessare…..
Il Terzo Pacchetto Energetico e le relazioni Gazprom-Commissione Europea secondo la stampa russa ed internazionale
Di Gregorio Baggiani
Le relazioni Gazprom-Commissione Europea sono da alcuni mesi in fermento a causa della messa in stato di indagine di Gazprom il 4 settembre scorso da parte della Commissione Europea con l’accusa di abuso di posizione dominante cui nel 2011 erano precedute delle perquisizioni nelle filiali europee dell’azienda energetica russa a Berlino e Praga. Ciò è avvenuto in seguito all’introduzione del cosiddetto “Terzo Pacchetto Energetico”approvato dalle autorità europee nel 2009, entrato in vigore nel marzo 2011 (ma prevede un periodo di adattamento di due anni; quindi in scadenza tra qualche mese) da parte della Commissione Europea che prevede lo “spacchettamento”,-il cosiddetto “unbundling” in gergo tecnico-, tra le compagnie distributrici di gas e quelle produttrici (in modo da consentire l’accesso al trasporto energetico anche ad altre compagnie; le cosiddette “terze parti” ) per non provocare problemi di monopolio o di abuso di posizione dominante e collusione dei prezzi,(zenovoi sgovor in russo) per la quale sono previste multe fino al 10% del fatturato di un’azienda energetica , la non liceità di praticare prezzi diversi a Paesi diversi, l’impossibilità di effettuare discriminazioni delle compagnie energetiche sulla base della loro nazionalità; in particolare per quanto riguarda le possibilità delle aziende energetiche europee di investire in Russia, quindi di aprire il suo mercato alle aziende energetiche straniere .Il procedimento di “unbundling” di Gazprom in Europa potrebbe consistere nella creazione di due società giuridicamente separate delle quali una si occuperebbe esclusivamente del trasporto e dell’immagazzinamento del gas in depositi europei, mentre l’altra si occuperebbe della sua commercializzazione e del marketing . L’intera faccenda potrebbe quindi anche approdare al WTO al quale la Russia chiederebbe di esaminare la regolarità delle pratiche anti monopolistiche messe in atto dalla UE nei confronti di Gazprom e se esse non siano da intendersi quale ostacolo al libero commercio .E’evidente che alla base di questa disputa vi sono motivi di tipo strettamente economico e tecnico ,ma anche politico e geopolitico, fino alla diversa concezione che sottende allo Stato ed al suo ruolo economico in Russia e nell’Unione Europea, cioè se queste misure mirino ad introdurre in realtà una liberalizzazione della distribuzione energetica dagli oligopoli, come sostiene la Commissione, oppure vogliano introdurre una forte regolamentazione del mercato e quindi non una sua liberalizzazione, come sostiene il giornale governativo russo “Rossiskaya Gazeta”. Il Terzo Pacchetto Energetico avrà delle conseguenze non soltanto per le relazioni tra UE e Russia, sebbene finora l’impostazione data dalla Commissione Europea all’accusa di abuso di posizione dominante nei confronti di Gazprom sia di tipo meramente tecnico e non politico, come commenta la stessa Rossiskaya Gazeta . Questo punto è particolarmente importante perché significa che la parte russa considera al momento l’indagine di mercato portata avanti dalla Commissione Europea come un’indagine meramente tecnica e non motivata da necessità politiche, cioè quella di mettere in discussione il ruolo di Gazprom e quindi della Russia in Europa. E’ necessario che questa vicenda rimanga limitata al piano puramente tecnico, evitando, per quanto possibile, che si arrivi allo scontro geopolitico dal quale nessuno dei due contendenti avrebbe alcunché da guadagnare. Una componente geopolitica è tuttavia inevitabilmente presente,-soprattutto a causa dei prezzi praticati da Gazprom in alcuni Paesi dell’Europa Orientale, superiori di circa il 30% rispetto ai prezzi praticati in Europa Occidentale- e soprattutto è presente la concezione russa della intangibilità della sovranità dello Stato (neprikosnovennost gosudarstvennovo suvereniteta) cioè superiorem non recognens, un’intangibilità che rende il dialogo tra Commissione Europea e Mosca più difficile nella risoluzione della controversia. Si pone qui una differenza sostanziale di tipo culturale e politico nella concezione russa dello Stato che viene concepito appunto come superiorem non recognens o che almeno presuppone una sostanziale equivalenza dei diritti (ravnopravie) nelle trattative con altri Stati e quella europea che accetta una limitata condivisione e cessione di sovranità con altri Stati nell’ambito dell’Unione Europea e con altri organismi sovranazionali. La concezione russa dello Stato si può quindi definire post-westfaliana, mentre quella europea post-nazionale, cioè con lo Stato nazione che rinuncia o delega alcuni suoi poteri ad un’organizzazione sovranazionale come l’Unione Europea che funga da moltiplicatore degli stessi ed assicuri in pari tempo pace e prosperità all’interno del continente europeo.. A scopo considera, in una qualche misura, l’erosione di alcuni aspetti della sovranità statuale come un dato ormai acquisito ed incontrovertibile. Quest’ultimo elemento che mira appunto alla sostanziale erosione della sovranità statuale non viene invece condiviso nella concezione russa, e cioè si ha invece un forte accentramento dei poteri dello Stato nell’ambito della cosiddetta “verticale del potere”, come anche il recente irrigidimento da parte russa nella generale concezione della democrazia e dei diritti umani rappresenta un elemento di divisione tra Europa e Russia di cui il contenzioso Gazprom-Commissione Europea rappresenta soltanto un epifenomeno, seppure di grande importanza politica. Si rende quindi necessaria una tattica orientata quindi,quella della Commissione Europea, in senso più tecnico e pragmatico, di “basso profilo” che non vada alla radice di determinate posizioni ideologiche e politiche della concezione politica che è alla base della statualità russa, la cosiddetta gosudarstvennost: Questo modus agendi potrebbe riuscire a risolvere il problema senza che ciò porti direttamente ad uno scontro frontale tra Commissione Europea e Russia, ciò che inevitabilmente avverrebbe se le decisioni della Commissione andassero a colpire i meccanismi decisionali dello Stato russo e quindi la sua sovranità, la cui garanzia di assoluta impermeabilità dall’ingerenza altrui appare alle elite russe quale legittima e fondamentale garanzia per la sicurezza dello Stato. Ciò in particolare per quanto riguarda lo sviluppo di relazioni economiche e commerciali con l’Unione Europea,tra cui le direttive emanate dalla Commissione Europea che regolano l’esportazione di gas da parte di Gazprom e che sono vincolanti anche per un soggetto esterno come Gazprom e la Federazione Russa, quindi rappresentano di fatto e di diritto una limitazione della sua sovranità politica e giuridica. Le direttive emanate dalla Commissione Europea hanno quindi valore superiore alla legge russa per le aziende russe che risiedono sul territorio dell’Unione Europea e questo costituisce il vero nocciolo del problema per il governo russo che è quindi sia di tipo giuridico-economico che soprattutto politico. Viene quindi in discussione il punto nodale dei rapporti euro-russi, di cui quelli Gazprom-Commissione Europea rappresentano solo una parte, cioè la diversa concezione del rapporto o delle interazioni che legano il potere legislativo a quello esecutivo all’interno dell’Unione Europea,ed in particolare tra quelli tra Unione Europea e Russia. E’ quindi evidente come uno Stato come quello russo, dove il potere è concepito, non solo verso l’esterno, ma anche all’interno, in modo essenzialmente verticistico, ha difficoltà ad accettare una tale posizione della Commissione Europea. L’ implicita, se pure non intenzionale, messa in discussione della sovranità dello Stato russo da parte della Commissione Europea, rimane, al di là di altre pur importanti implicazioni giuridiche ed economiche, l’aspetto più importante della contrapposizione che attualmente contrappone Gazprom alla Commissione Europea. Esso potrà essere risolto soltanto affrontando le diverse questioni sul tappeto (accesso alle terze parti, spacchettamento di Gazprom in una parte commerciale, una di trasporto ed una di estrazione, apertura agli investimenti esteri in Russia in un quadro di certezza giuridica che non li ponga a rischio di intromissione politica da parte del governo russo come già accaduto in diversi casi). La Russia ha bisogno di assicurarsi la tecnologia ed i finanziamenti occidentali, ma non intende sempre tutelarli giuridicamente. Inoltre è importante che gli investimenti energetici russi in Europa non siano ostacolati a parità di reciprocità,( seppure nell’ambito di precise normative europee) Soltanto adottando soluzioni pragmatiche e di compromesso che non vadano a toccare ed a intaccare il fondamentale nodo della sovranità statuale russa. Che viene considerata dal governo russo quale prizipialni vopros, cioè una questione di principio che pertanto non può essere messa in dubbio od in discussione. E’ proprio la questione della prinzipialnost,- il principio base su cui si fonda la concezione politica dello Stato e quindi-elemento culturale tuttora imprescindibile della cultura politica russa che la differenzia intrinsecamente da quella europea perché vede nell’indissolubilità e nella concentrazione del potere statuale un valore ed una garanzia della propria sovranità che le consente anche di fungere da polo di attrazione per l’area geopolitica circostante, mentre per l’Europa l’esperienza storica del dopoguerra ha portato a considerare lo Stato un’entità troppo piccola e inadatta gestire i rapporti internazionali, anche semplicemente europei. Ciò è dovuto al fatto che nel dopoguerra in Europa è maturata la consapevolezza di come lo Stato nazionale tradizionale europeo sia troppo piccolo per affrontare con successo lo scenario mondiale e come esso in passato sia stato spesso impegnato in distruttive lotte per l’egemonia a livello continentale che in definitiva ne hanno causato la fine od almeno il suo ridimensionamento. Dalla sostanziale svalutazione, anche culturale, dello Stato nazionale è quindi derivata la delegazione di una parte del potere statuale nazionale all’Unione Europea che è stata concepita per fungere da calmiere delle tensioni che attraversano la politica europea e da moltiplicatore della potenza dei singoli Stati che fanno parte dell’Unione Europea sulla scena internazionale. Da questa sostanziale dicotomia sulla percezione della questione della sovranità statuale deriva il sorgere di frequenti tensioni tra Mosca e Bruxelles. Oltre a ciò, entrambi i contendenti dovranno esaminare la questione dei costi politici ed economici che tali misure volute dalla Commissione Europea eventualmente comporteranno nel caso di una seria crisi tra Russia ed Unione Europea. Nel caso della Commissione Europea e dell’Unione Europea ciò si potrebbe ripercuotere in una maggiore inaffidabilità delle forniture energetiche o in un danneggiamento nei rapporti politici, mentre nel caso della Russia in una diminuzione degli introiti che potrebbero avere come conseguenza una diminuzione dei fondi destinati alle spese sociali e quindi alla stabilità politica e sociale interna, oltre che ad una diminuzione delle spese per il rinnovamento delle infrastrutture e di quelle dedicate al riarmo per portare avanti una politica che consenta alla Russia di portare avanti una politica da grande potenza(velikoderžavnost)) non soltanto a livello regionale, ma almeno continentale, includendo il Mediterraneo, il Medio Oriente ed altre zone di interesse strategico per la Federazione Russa. Inutile dire che la leadership russa non vede affatto di buon occhio la prospettiva di una diminuzione degli introiti di derivazione energetica perché ciò nel medio periodo potrebbe avere conseguenze molto gravi per lo sviluppo del Paese, quindi per la sua stabilità sociale e politica, ed anche per i propri introiti. Un regime, quello di Putin, che a livello di opinione pubblica interna ha puntato tutto sulla stabilità politica, (termine , quest’ultimo, piuttosto ambiguo per un occidentale che spesso lo interpreta invece come stagnazione ed immobilismo politico sociale basato sulla sostanziale sottomissione della società civile alla forza dello Stato che si regge in equilibrio soprattutto grazie alla presenza delle ingenti risorse energetiche a disposizione del Governo), e sulla crescita economica, (rappresentata materialmente appunto dal Fondo di Stabilizzazione, cioè dove vengono accumulati i fondi derivanti dalla ingente rendita energetica da impiegare nel rendere stabile la base sociale ed industriale del Paese spesso attraverso programmi di sviluppo pilotati dallo Stato di determinate regioni oppure di determinati settori industriali in affanno oppure obsoleti ma essenziali per la tenuta della coesione sociale e regionale, in particolare della parte orientale e siberiana dell’immenso Paese che rappresenta il nuovo vettore di espansione della Russia verso i Paesi emergenti dell’Asia nord orientale), e altresì sulla rinnovata potenza della Russia anche a livello internazionale, non può permettersi che queste per alcuna ragione vengano meno e mettano quindi in pericolo le basi stesse del suo potere attraverso manifestazioni di piazza di massa.. Uno scontro diretto non è quindi pensabile perché i due contendenti hanno uno spiccato interesse a trovare una soluzione accettabile per entrambi. Le relazioni tra Russia ed Unione Europea si esprimono complessivamente in termini paritetici, quindi non asimmetrici, in termini di forza contrattuale, senza quindi la possibilità di fare uso delle cosiddette conditionalities da una parte o dall’altra, ma le difficoltà nel dialogo non nascono soltanto da una possibile diversità di interessi economici, ma soprattutto da un profondo iato nella comprensione della reciproca essenza storica e giuridico culturale, come detto più avanti, che riguardano soprattutto norme di comportamento giuridico, quindi che posseggono valore normativo e valori politico-istituzionali non sempre condivisi. Le relazioni di forza tra Gazprom e Commissione Europea sono invece complessivamente a favore di quest’ultima perché la Commissione Europea è finora sempre riuscita in passato a sanzionare realtà monopoliste od oligopolistiche come ad esempio la statunitense Microsoft per abuso di posizione dominante. La possibilità di cambiare alcuni presupposti del comportamento da parte di Gazprom potrà perciò costituire per il futuro un ottimo precedente per la modifica del comportamento dell’elite governativa russa in campo economico e politico, veicolando quindi alle elite tecniche e politiche il fondamentale messaggio che il compromesso non rappresenta necessariamente una sconfitta della prizipialnost summenzionata , ma soltanto una soluzione mediata che porta vantaggio di medio e lungo periodo ad entrambe le parti e non una sconfitta, come presuppone invece l’assioma del gioco a somma zero di sovietica memoria, come anche il vecchio concetto sovietico di vnemesciatelstvo, di recente rispolverato nella terminologia politica russa, cioè di “intrusione” negli affari interni di un altro Stato che si contrappone nettamente all’idea di “collaborazione” tra governi nazionali e Commissione Europea come viene proposta da quest’ultima Sarà difficile per uno Stato come la Russia, abituato da secoli ad intessere unicamente relazioni con i singoli Stati, intavolare trattative con la Commissione Europea che non rappresenta giuridicamente un singolo Stato, ma un’entità giuridica autonoma che gli Stati europei non hanno la possibilità di controllare nelle sue iniziative di regolamentazione del mercato dell’energia, vera forza trainante nella definitiva realizzazione del mercato unico europeo. Fare affidamento da parte della Russia sulle buone relazioni con alcuni Stati occidentali come Germania, Francia ed Italia non potrà quindi dimostrarsi una strategia vincente per bloccare o almeno limitare le iniziative assunte dalla Commissione Europea nei confronti di Gazprom in quanto questi ultimi non hanno alcun potere legale di influire sulle decisioni prese dalla Commissione Europea. L’atteggiamento massimalista russo sulla questione della fornitura di dati riservati alla Commissione Europea, rigido e intransigente; se affrontato adeguatamente ed in maniera agile e duttile dall’Unione Europea potrebbe indurre la componente russa a fare alcune concessioni, se non di principio, cioè che facciano venir meno la summenzionata concezione russa dello Stato accentrato, almeno a spiegare quali sono le reali ragioni che determinano una differenza di prezzo del gas che arriva fino al 30% ed a rivelare l’importo dei contratti siglati con i partner europei. Il giornale governativo russo succitato fa notare come il livellamento dei prezzi all’interno dell’Unione Europea, non più del 30%, del trasporto del gas sarebbe irrealizzabile perché determinato dai costi di produzione in loco, dalla distanza, dai costi imposti dai Paesi di attraversamento, dalla cubatura del gas trasportato e dai tempi di fornitura previsti per contratto e non sarebbe quindi determinato da motivi di ordine politico, come si sospetta nelle capitali europee, quali l’obbedienza o meno di un Paese rispetto alla linea politica espressa da Mosca. Ciò accade ad esempio nei Paesi Baltici, da sempre arcigni oppositori della linea politica di Mosca e che la Russia intende punire con misure ritorsive; quali; ad esempio; l’aumento ingiustificato del prezzo del gas o in Ucraina quando non si mostra abbastanza docile al volere di Mosca che secondo alcuni commentatori politici tenderebbe ad utilizzare l’arma del gas per ricostituire un impero od almeno una leadership di fatto e di diritto della Russia all’interno dell’area post-sovietica:che il progetto dell’Unione Doganale /Unione Eurasiatica contribuirebbe sensibilmente a realizzare. L’idea del gas quale arma di ricatto politico del tipo divide et impera viene quindi recisamente respinta dal giornale governativo russo ed invece vengono avanzate delle tesi puramente di tipo tecnico per spiegare le differenze di prezzo del gas nei diversi Paesi europei. Ma che le cose non siano sempre così semplici e lineari è cosa ben nota e quindi le discussioni di Mosca con i suoi vicini;-in particolare con l’Ucraina attraverso la quale transita circa l’80% del gas destinato all’Europa Occidentale; per non parlare dell’Europa Orientale quasi completamente dipendente dalle forniture energetiche di Mosca- non possono essere interpretate in base ad uno schema eccessivamente semplicistico od addirittura complotti stico che dir si voglia. :. Il giornale governativo russo si domanda a questo proposito come il Commissario per l’energia Guenther Oettinger pensi quindi di applicare la normativa prevista dal Terzo Pacchetto Energetico a questi contratti e quindi la possibilità di fare indagini sui contratti stessi. .Inoltre, fa notare la testata. “ Gazprom è situata al di fuori dei confini della giurisdizione dell’Unione Europea ed è un’azienda controllata dallo Stato cui sono attribuiti pubblicamente uno status di organizzazione strategica ed importanti funzioni” Il Terzo Pacchetto Energetico prevede anche che Gazprom, non possa acquistare azioni di una compagnia energetica europea E’ comunque lo stessa testata russa ad ammettere come i timori degli europei non siano del tutto infondati. La Borsa Energetica CEGH è infatti una delle principali Borse europee per il commercio del gas ed uno delle suoi principali vantaggi dal punto di vista commerciale è che possiede il controllo del deposito di gas situato nella città austriaca di Baumgarten , ciò che consente l’accesso al consumatore finale che la Commissione Europea intende invece proteggere dal pericolo che un gestore monopolista pratichi prezzi eccessivi sul mercato del gas. Infatti la Commissione Europea è intenzionata a mettere in atto un piano che le consenta di ottenere informazioni confidenziali sull’acquisto di stock di gas delle compagnie europee presso Gazprom , violando quindi la riservatezza dei contratti firmati da quest’ultimo, fatto questo che ha immediatamente provocato una reazione da parte del Cremlino che sottopone la rivelazione di informazioni confidenziali di natura commerciale ad entità straniere alla diretta approvazione del Governo russo o comunque di un ente che abbia ricevuto il beneplacito governativo: E’ proprio questo accesso diretto da parte di Gazprom al consumatore europeo , secondo il giornale russo, che ha probabilmente provocato i timori dei venditori che hanno ritenuto che il suddetto accesso da parte di Gazprom agli acquirenti di gas gli consentirebbe di dettare le sue condizioni. Il gigante energetico russo sarebbe così in grado di controllare circa un quarto di tutte le forniture di gas europee. Secondo gli esperti russi intervistati dal giornale , invece, il suddetto acquisto di azioni consentirebbe alla compagnia energetica russa di rendere le forniture di gas più facilmente controllabili e di conseguenza più trasparenti anche i prezzi. E’ quindi il divieto imposto dalla Commissione Europea ad i produttori di gas di commerciarlo anche in Borsa, formulato nel “famigerato” Terzo Pacchetto Energetico”, il giornale russo utilizza appunto questo aggettivo, la causa dello stallo nelle trattative tra Gazprom e la Commissione, stallo che potrebbe degenerare, da conflitto di tipo tecnico- burocratico ad uno di tipo politico-strategico nel caso che le due parti non arrivino ad una soluzione conveniente per entrambi in modo evitare serie ripercussioni nelle relazioni bilaterali ed una lunga e costosa ricerca di soluzioni alternative per entrambi. Soluzioni che prevedono per l’Europa una graduale riconversione al gas allo stato liquido (LNG) , mentre per la Russia il progressivo riorientamento verso i mercati asiatici dell’area del Pacifico in piena espansione economica. pongono in prospettiva non semplici problemi di tipo geopolitico a causa della scarsa popolazione russa presente nelle regioni di confine con la Cina. . Al di là dei costi geopolitici, la riconversione dell’industria energetica russa verso i mercati dell’Estremo oriente comporterebbe anche forti costi per la stessa industria energetica russa, fattore, quest’ultimo, che il governo russo dovrà tenere necessariamente in considerazione nei suoi piani di diversificazione delle forniture energetiche ai suoi partner esteri. .
Grazie di aver condiviso il pezzo qui, molto interessante.
Sono di un avviso leggermente divergente: credo che la lettura dovrebbe prendere in considerazione il fatto che la Commissione non è un superamento dello stato, ma un tentativo di creare uno stato federale su base continentale.
Questo processo ha assunto negli ultimi decenni una forma primariamente giuridica, ma resta nei suoi connotati fondamentali politica.
La “forma” giuridica dell’azione politica della Commissione (che in ogni caso è tutt’altro che autonoma in materia energetica) traspare anche nelle attività di proiezione esterna, come nel caso degli accordi energetici, delle politiche di vicinato e – più in generale – nella proiezione esterna del quadro normativo interno.
In questo si vede chiaramente un intento di tipo “coloniale” (attenzione, non ne sto dando un giudizio di valore) sotto vesti giuridiche, che può funzionare con Stati piccoli, poveri e/o con ambizioni di ingresso nell’UE, ma che decisamente non può funzionare con uno Stato grande e pienamente sovrano come la Federazione Russa.
Da qui deriva buona parte dello scontro e da qui partiranno i presupposti per un compromesso: nel riconoscimento che il diritto europeo non può essere sovrano fuori dai confini dell’UE e imporre soluzioni pensate per il mercato interno anche ai mercati esterni. Un conto è normare l’assetto prorietario delle controllate di Gazprom sul mercato UE, un altro è cercare di imporre al mercato interno russo soluzioni pensate a Bruxelles.
giusto.. volevo dire che si intende “sottrarre” agli Stati europei alcuni poteri per creare un forte potere federale in cui l’Europa possa contare di più…. la Russia vuole decidere sovranamente, senza dover accettare imposizioni da parte di Stati esteri,anche per quanto riguarda le sue controllate che operano sul territorio UE……..da qui nasce il problema che vorrei sicuramente approfondire, ma che approfondirò forse altrove in Europa….. buon Natale a tutti….
giusto.. volevo dire che si intende “sottrarre” agli Stati europei alcuni poteri per creare un forte potere federale in cui l’Europa possa contare di più…. la Russia vuole decidere sovranamente, senza dover accettare imposizioni da parte di Stati esteri,anche per quanto riguarda le sue controllate che operano sul territorio UE…..le garanzie per le compagnie europee sul territorio russo rappresentano ovviamente un altro problema…… buon Natale a tutti….