Il 2013 appena concluso ha rappresentato un anno decisivo per il Corridoio meridionale del gas, il progetto politico immaginato per diversificare le importazioni europee attraverso l’accesso diretto ai produttori del Bacino del Caspio e delle aree limitrofe. Un progetto discusso da oltre un decennio e arrivato alla sua ufficializzazione da parte della Commissione Europea nel 2008, ma – complice la crisi – rimasto in sospeso fino all’anno appena concluso.
Nel mese di giugno è stato finalmente scelto il Trans Adriatic Pipeline (TAP) come tratto finale dell’infrastruttura che porterà il gas azerbaigiano su mercati finali europei. Nel mese di dicembre è poi arrivata l’attesa firma della decisione finale d’investimento relativa alla seconda fase di Shah Deniz, il giacimento da cui sarà materialmente estratto il gas.
Si completa così tutta la catena, dal produttore al consumatore. [continua su Linkiesta…]
Un giorno capirò come sia potuto succedere che tre governi, non certo noti per le capacità delle loro classi dirigenti, siano riusciti a mettere a segno un colpaccio del genere. Kudos!
Intendo dire che lo so che nel tuo articolo la razionalità degli eventi ha perfettamente senso, ma quante volte è successo che il nostro paese fosse in una posizione di vantaggio e ciò nonostante riuscissimo a mandare tutto all’aria? Questa volta no, hanno vinto quelli che sulla carta erano i più deboli, gli underdogs. E noi gioiamo!
🙂