Parlare di energia non è affatto semplice, perchè molte sono le competenze richieste: dalla fisica all’economia, dal diritto alla politica. A tali competenze si aggiunge la necessità di avere alcune qualità, in primis la capacità di essere precisi lessicamente e non noiosi contenutisticamente.
Nel caso in cui a parlare sia un giornalista, a questo sono richieste ulteriori caratteristiche: capacità di sapersi informare rapidamente e abilità nel produrre un contributo sintetico in breve tempo (poche ore di solito, qualche giorno al massimo).
Purtroppo, non sempre queste cose si riscontrano nella stampa italiana e un buon esempio è un articolo apparso un paio di giorni fa sul Sole 24 ore.
L’autore, parlando dell’ascesa delle rinnovabili nel mix elettrico italiano, commette delle imprecisioni o presenta, a mio avviso, le cose in modo un po’ sensazionalistico/parziale. Ecco una lista di punti critici:
- si dice che le rinnovabili ormai dominano il mercato e hanno prodotto il 55% dell’elettricità scambiata la scorsa settimana sulla borsa elettrica, ma si omette di dire che la loro quota nella produzione complessiva di elettricità è ben minore, circa del 40% (molta elettricità non è scambiata nella borsa, ma viene venduta in base ad accordi bilaterali);
- che una molecola di metano nell’aria sia responsabile di un effetto serra ben maggiore di una molecala di CO2 è cosa nota da tempo e il sottoscritto si preoccuperà di scrivervi in futuro quale sia la novità effettivamente emersa dagli studi del CNR;
- ci si dimentica che il protocollo di Kyoto si è esaurito nel 2012 e che gli attuali impegni sulle emissioni clima-alteranti sono un’autonoma decisione politica presa dall’Unione europea nel 2009;
- non si sottolinea che le forti fluttuazioni su base settimanale della produzione da sole, vento e acqua sono normali e quindi le enormi variazioni percentuali riportate sono poco significative;
- i critici delle rinnovabili, che sottolineano come la loro presenza faccia crescere il prezzo dell’elettricità, si riferiscono normalmente ai prezzi finali, comprensivi degli oneri di sistema, e certamente non al PUN, che è un prezzo all’ingrosso su cui gli oneri di sistema (tra cui quelli per pagare i sussidi alle rinnovabili) non sono ancora stati applicati;
- nella penultima frase manca un secondo “non”, che ovviamente fa cambiare il senso complessivo.
Disclaimer: non ho nulla di personale contro l’autore dell’articolo, che ho semplicemente voluto prendere a esempio di un mal costume di parte del giornalismo, peraltro non solo italiano.