Eccomi tornato. Segnalo un mio paper dal titolo Contribution of Tap to the Italian Economy, pubblicato qualche giorno fa dall’ISPI. Il lavoro cerca di ricostruire l’impatto sull’economia italiana della costruzione del gasdotto TAP, predendo in considerazione diversi livelli.
In primo luogo, l’impatto locale, cruciale per vincere la battaglia del consenso anche sul territorio. Da questo punto di vista, l’impatto previsto è di 80 milioni di euro all’anno in fase costruttiva e di 4 milioni all’anno in fase operativa in Puglia (dati Nomisma Energia).
L’impatto più rilevante è però quello a livello nazionale. L’infrastruttura contribuirà a diversificare l’approvvigionamento e quindi aumenterà la sicurezza energetica nazionale. Definire una cifra esatta è complesso (e dipende dall’evoluzione del contesto normativo), ma il fatto gasdotto sia realizzato tutto con fondi privati rende inevitabilmente positivo il contributo in termini di costi per il sistema.
Giova tra l’altro ricordare che la Puglia beneficia come le altre regioni italiane della diversificazione delle importazioni e che in consumi pugliesi si aggirano comunque sui 4 Gmc annui.
Inoltre, sempre in termini di benefici aggregati a livello nazionale, la costruzione del TAP è un presupposto indispensabile per l’attuazione della strategia volta a rendere l’Italia l’hub del gas per l’Europa meridionale. Detto in modo meno esoterico, realizzando il TAP si potrà invertire il flusso del gasdotto in arrivo dalla Svizzera (Transitgas) e rendere l’Italia un importante Paese di transito. I benefici saranno soprattutto per Snam Rete Gas, che potrà incamerare i proventi delle tariffe di transito, che da una mia stima preliminare potrebbero arrivare a 150 milioni di euro.
Insomma, l’Italia ha tutto da guadagnare dalla realizzazione del TAP, analogamente a quanto avviene nel caso di altri grandi importanti investimenti infrastrutturali. La strada della ripresa economica e del benessere nel lungo periodo passa anche da lì.