Ancora un bel lavoro pubblicato dall’Oxford Energy Studies Institute dal titolo Europe’s energy security – caught between short-term needs and long-term goal, a firma di David Buchan.
Il lavoro analizza la questione dei rapporti energetici tra i Paesi dell’UE e la Russia, alla luce delle conseguenze della crisi ucraina. Alle prese con una dipendenza strutturale dalle importazioni e con la questione degli alti costi delle politiche energetiche immaginate per il 2030, l’UE non può che continuare a dipendere almeno in parte dalla Russia per i propri approvvigionamenti.
La questione chiave, come sottolinea bene Buchan, è che il problema europeo non è la dipendenzas in sé, ma la vulnerabilità, ossia il fatto che interruzioni di breve periodo possano causare danni. Questo problema riguarda soprattutto il gas, data la possibilità di importare da altri fornitori sia il carbone, sia il greggio e i suoi derivati. E riguarda sopratutto i Paesi dell’Europa orientale, dove la dipendenza dal gas russo è totale.
La risposta? Più che farsi prendere dalla fobia anti-russa, i decisori politici europei dovrebbero guardare di più alle soluzioni concrete, come l’aumento delle interconnessioni tra le reti europee e della capacità di stoccaggio. E magari come la costruzione di South Stream, che ridurrebbe le vulnerabilità legate all’instabilità in Ucraina. Che in fondo resta il vero problema.