«Mettiamola così: provate a casa vostra a non pagare per sei mesi la bolletta e vedete cosa succede. Certo, potete chiamarla guerra, appellarvi ai tribunali, protestare contro i prezzi alti, ma se vi staccano il gas è solo colpa vostra. E finché non fate il versamento con gli arretrati, la pasta la mangiate fredda. Non c’è bisogno di scomodare quindi la geopolitica per spiegare la questione tra Gazprom e Naftogaz: i debiti vanno saldati, punto e basta».
Stefano Grazioli scatenato su Lettera43. E decisamente condivisibile: qui il resto.
Io invece lo trovo un articolo assieme parziale e banale, scritto di fretta e, pare quasi, su commissione. Lo sconto per Sebastopoli è finito dopo l’annessione della Crimea? Benissimo, ma allora geniale l’esortazione a regolare le vertenze nelle aule di giustizia (internazionale!) invece di continuare a guardare all’energia (anche) come arma. In effetti, in splendido rovesciamento, nel caso della Crimea le armi hanno avuto diretta influenza sui prezzi dell’energia, facendo decadere la giustificazione dello sconto. Tribunale internazionale o no, dunque – e per risolvere quale vertenza, quella a monte (l’accordo disapplicato e considerato decaduto) o quella a valle (l’invasione)?
L’intero articolo poi denuncia chi analizza l’uso dell’energia da parte di Mosca come mezzo di scambio politico (perché limitarsi alle armi, come se l’azione politica fosse solo la scelta tra spargimento di sangue e accordi consensuali?), e subito prima e subito dopo spiega che Mosca UTilizza l’energia come mezzo di scambio politico con i suoi alleati. Mica male.
Ma poi, per quale pubblico stiamo scrivendo? Non certo per i lettori di Limes, che numero dopo numero vengono costantemente a contatto con l’immanenza e l’ubiquità delle relazioni politiche. zincece no: per Grazioli l’Ucraina deve pagare, aiutata dai suoi nuovi partner occidentali, ‘in full’. Non c’è spazio per ulteriori mosse politiche, non per ulteriori accordi. Si stabilisce che, da un certo momento in avanti, la storia finisce e entra in scena la Giustizia.
In fondo, un articolo che non aggiunge nulla alla comprensione e sottrae troppo all’analisi, denunciando una tremenda carenza di lucidità o, peggio, una malcelata partigianeria. No, proprio non va.
Il post di certo non è un articolo accademico e ha tanti difetti, mai il punto centrale mi sembra chiaro e condivisibile: il gas Naftogaz lo ha consumato, che lo paghi.