Dopo l’accordo sul Winter Package e la ragionevole certezza che quest’inverno non ci saranno interruzioni delle forniture dalla Russia per ragioni contrattuali con Naftogaz, resta da fare una profonda riflessione sulla questione dell’approvvigionamento europeo di gas russo.
Nella concitazione degli eventi ucraini, la confusione tra questione commerciali e proiezioni politiche – spesso alimentata ad arte – ha dominato il dibattito e molte dichiarazioni ufficiali. I fatti sono però chiari: il gas russo è essenziale per l’approvvigionamento e la competitività delle grandi economie europee.
E lo sarà anche nel 2020 e nel 2030, perché le reali alternative sono o più costose (GNL) o a più alte emissioni di CO2 (carbone). E a seconda degli scenari, i volumi di gas russo sono destinati a crescere: la priorità è in ogni caso avere energia competitiva e a più basse emissioni.
Per i Paesi dell’Europa orientale che, a differenza di Italia e Germania, hanno un approvvigionamento non-diversificato e rapporti più difficili con Mosca, ridurre il peso del gas russo è invece una priorità politica. Per questi Paesi, il ricorso a nuovi canali di importazione e a maggiori interconnessioni è la soluzione migliore, senza che però sia necessario trascinare tutte le economie europee in una costosa strategia di “uscita” dal gas russo.
Sul tema, segnalo un bello studio dell’Oxford Institute for Energy Studies dal titolo Reducing European Dependence on Russian Gas – distinguishing natural gas security from geopolitics.
Occorre notare come per la Russia (così come già per l’Urss) l’arma energetica sia assolutamente (e peraltro in maniera piuttosto esplicita) leva di politica estera. Lei invece fa del tutto “finta di niente”, come se tale non fosse, dividendo sfere assolutamente legate tra loro (e usate artificialmente in tal senso). Mah. Saluti
Grazie per il commento.
Senza dubbio ogni governo cerca di indirizzare la propria politica commerciale sulla base dei propri interessi, non è di certo un’esclusiva russa.
Che la sfera economica e quella politica siano strettamente collegate sono il primo a sostenerlo, con una certa convinzione che la prima sia nella maggior parte dei casi prioritaria.
Con riferimento specifico al post, ho solo scritto che per i governi di molti i Paesi dell’Europa orientale la priorità politica è quella di diversificare l’approvvigionamento rispetto alle forniture russe, mentre per i governi dell’Europa occidentale la priorità politica è quella di favorire la competitività delle proprie economie.
Ho messo l’accento su una soluzione tecnica (il rafforzamento delle interconnessioni) che rappresenta anche una possibile conciliazione tra le priorità dei diversi Paesi europei.
Che cosa non la convince?
Mmmh, non è proprio così, nel vicino futuro la Russia dovrà aprire la produzione in altri giacimenti per rifornire il mercato europeo. Soprattutto sulla penisola di Yamal e i costi di produzione e trasporto saranno più alti di quelli odierni. Il GNL diventerà sempre più competitivo e quindi dovremo farci trovare pronti. Il problema è che spesso questi studi considerano un’asta sul prezzo finale del GNL per ridirigere i flussi verso l’Europa, ma è sbagliato perché quei prezzi comprendono anche lo shipping. Per il Qatar vendere all’Europa a 12-13 $/MBtu o al Giappone a 15-16 non fa differenza in termini di profitto a causa del diverso costo di trasporto. L’asta dovrebbe essere considerata sul prezzo FOB non finale, inoltre spessissimo viene considerato un ROR del 12%, decisamente alto e infatti il prezzo in Asia va verso il calo.
Grazie per il commento.
Sono perfettamente d’accordo sul fatto che i costi di produzione e trasporto russi siano destinati a crescere.
Idem sulla necessità di fare un corretto paragone sui prezzi.
Quanto alle previsioni sui prezzi del GNL, credo che il GNL sarà fortemente competitivo sul mercato europeo solo in caso di una mancata crescita della domanda asiatica (in ogni caso, a scanso di equivoci, le segnalo che nello scenario che ho fatto per Prometeia indico proprio il GNL qatarino come la fonte in più forte crescita al 2025 sul mercato europeo). Ma non è questo il punto: le mie come le sue sono ipotesi sull’evoluzione dell’offerta.
La prospettiva da cui guardare alla situazione è però quello della politica economica europea, che deve tener conto di diversi scenari e che in ultima analisi è fondata su meccanismi di mercato.
La priorità è quella di creare le condizioni affinché gli operatori europei possano sfruttare le fonti più competitive per rifornire i clienti finali, ossia di tenere aperte tutte le porte. A cominciare da quella russa, che fino ad oggi si è dimostrata molto competitiva.
E come la Russia, è saggio tenere aperta anche la possibilità di un più ampio ricorso al GNL. Visto che i terminali sono fermi all’80%, si tratta essenzialmente di favorire (anche in questo caso) le interconnessioni, per evitare che l’inutilizzazione sia un conseguenza dell’isolamento e non della (temporanea o meno) non competitività del GNL.
Concordo decisamente, il problema è che il gas russo già oggi costa di più a causa degli effetti “politici” come le sanzioni e il rischio di interruzione (pagheremo la bolletta ucraina), ma questi sono costi occulti non sempre chiari e difficili da calcolare. Nessuno mette in dubbio che comunque vada una fetta del consumo europeo debba venire dalla Russia, basta che questa fetta non vada aumentando nel tempo abbassando così i rischi e riducendo il potere di mercato di gazprom.
Sulle interconnessioni sfondiamo una porta aperta, lì è ovvio che il più grande ostacolo è la mancanza di volontà politica di qualche stato membro (senza fare nomi, tanto lo si sa…).
P.S.: Grazie per la segnalazione sullo studio