Il GME ha pubblicato ieri il numero di ottobre della propria newsletter mensile. Accanto alle consuete analisi dell’andamento dei mercati elettrico, del gas e dei certificati ambientali, il numero di ottobre propone anche un’analisi di Alberto Clô dedicata alla contrazione delle quotazioni del greggio.
Due le cause principali, secondo l’analisi. “Primo, lato offerta, il ciclo degli investimenti che si è avviato dalla metà del decennio scorso, con una spesa totale tra 2003 e 2013 di 4.000 mild. doll. nel solo upstream, che ha generato un sensibile aumento dell’offerta corrente e della capacità produttiva di petrolio (oltre i 100 mil. bbl/g).
“Secondo, lato domanda, la sua distruzione strutturale nei paesi industrializzati (2005-2013: -5,0 mil. bbl/g) – quale effetto combinato dell’elasticità ai più elevati prezzi, dei miglioramenti d’efficienza, della recessione – ed il rallentamento congiunturale della crescita della domanda nei paesi emergenti (specie nell’area asiatica)”.
Tra i diversi spunti proposti nell’analisi, ne segnalo uno che spesso si dimentica nei commenti alla situazione attuale: “un calo della produzione Opec non porterebbe poi necessariamente ad un rialzo dei prezzi per l’asimmetria tra la qualità dei greggi che registrano il più consistente surplus (light-sweet) e quella Opec più sbilanciata sulle qualità sour”. Tecnicalities che possono fare la differenza.
Analisi interessante. Io però resto dell’idea che fluttuazioni repentine non possano essere spiegate da andamenti strutturali (che, secondo me, invece sosterranno il prezzo sul medio periodo – a meno che non crolli la Cina, ma i cigni neri non dovrebbero essere incorporati nelle previsioni).
Bisogna evitare di fare lo stesso errore che si fa confondendo i cicli climatici (di decenni o secoli) con la temperatura media annua. Tutto questo è fondamentale se non si vuole cadere nella banalità del “io ve l’avrei saputo dire”, che poi rischia di vedersi rispondere: “E perché allora non sei andato short?”.
Sono d’accordo con te nel dire che le fluttuazioni di breve sono spiegate solo parzialmente dai fontamentali, o quantomeno sono spiegate dai fontamentali nella direzione ma spesso non nell’intensità del movimento, a causa delle accelerazioni indotte dai meccanismi di scambio, dalla componente speculativa (nel senso più neutro possibile del termine) degli operatori di mercato, nonché da una sana dose di irrazionalità di alcuni comportamenti aggregati (le “aspettative degli operatori” sono una quasi categoria dello spirito).
Tra l’altro, colgo l’occasione per segnalarti un pezzo interessante.