L’annuncio di Putin a inzio dicembre dell’abbandono di South Stream ha attratto molta attenzione mediatica. La vicenda del gasdotto da diverse decine di miliardi di dollari rappresentava infatti il simbolo più evidente dello scontro in atto tra le strategie di Gazprom e quelle della Commissione Europea.
Ora che il progetto è ufficialmente abbandonato, sia Gazprom sia la Commissione Europea finiranno col rivedere profondamente i propri piani, soprattutto a causa delle aspettative tutt’altro che rosee del mercato del gas in Europa. In questo quadro, difficilmente ci sarà posto per l’ipotesi di deviare la rotta del South Stream passando dalla Turchia, secondo la formula giornalistica del Turk Stream.
Sull’argomento, segnalo una mia analisi pubblicata oggi dal Caspian Strategy Institute.
Molto bello e imparziale. Condivido in pieno, salvo una cosa: il costo per l’economia russa. Se l’appalto fosse dato a imprese russe che producono beni con materie prime russe, il costo per la Russia non sarebbe così elevato, perchè contribuirebbe a sostenere la domanda in un periodo di forte crisi. D’altra parte, ora come ora affidare il progetto a un’impresa come Saipem e pagarla in miliardi di DOLLARI è un’ipotesi molto più costosa e ben difficile da giustificare ora come credo nei prossim 12-24 mesi.