Segnalo l’editoriale di questa settimana dell’ISPI Energy Watch, dedicato all’importanza delle infrastrutture di interconnessione intra-europee, nello specifico del gas. Finché le reti nazionali saranno poco più che isole attaccate a grandi corridoi di importazione di gas extra-europeo anziché un sistema di vasi comunicanti, i qualunque velleità di avere un mercato unico anche in campo energetico resterà sulla carta.
Per quanto intuitiva, la questione delle interconnessioni non è infatti stata finora affrontata con la dovuta determinazione nemmeno in sede europea, dove ci si è limitati a erogare qualche finanziamento per i Paesi dell’Europa orientale, più per ragioni (addotte) di sicurezza che per un piano coerente di sviluppo di una rete pan-europea.
Perché si aspetta? Carenza di liquidità a parte, una possibile spiegazione è che se i mercati nazionali perdono definitivamente i loro confini e il loro isolamento, allora diventa sempre meno giustificabile la loro regolazione su base nazionale e la partecipazione statale nel capitale degli operatori – spesso ex-incumbents, ossia coloro che dall’apertura dei mercati ci rimettono di più.