Segnalo ai lettori un mio breve contributo apparso su Q Cod Mag, in cui commento l’attuale crollo dei prezzi del petrolio greggio.
Quello che mi preme sottolineare è che l’attuale fase di volatilità e di forte ribasso dei prezzi del greggio non è un fenomeno nuovo o “strano” nell’industria petrolifera, ma rappresenta un pattern ricorrente.
Il settore degli idrocarburi si caratterizza infatti per uno sviluppo ciclico, in cui una fase di elevati prezzi attira investimenti e stimola la messa in esercizio di nuovi giacimenti, che portano ad una accelerazione dell’offerta. Questa, sopravanzando la domanda, porta a una situazione di eccesso che deprime i prezzi.
A sua volta, la fase di quotazioni basse è preludio per un futuro rialzo, in quanto disincentiva la ricerca e sviluppo di nuovi giacimenti.
Insomma, come diceva mago Merlino, per ogni su c’è sempre un giù e per ogni giù c’è sempre un su.
Forse il punto più basso sono i famosi 20$ di cui ha sempre parlato Goldman Sachs. Di certo sarà interessante capire cosa succederà a quel livello. Io penso che ci sarà un rimbalzo anche di una decina di dollari a barile e poi resterà stabile per un anno o più.
Certo spaventa che i sauditi hanno costi di produzione tra i 2 e i 4 dollari a barile mentre gli iraniani sono meno efficienti e si fermano a 5 dollari..Rincuora comunque che il FMI abbia finalmente parlato di Oil oltre che di Cina e Inflazione. Sono argomenti ampiamente correlati.
In linea di principio il prezzo può scendere ancora, ma può anche rimbalzare. Penso che agli estremi dell’intervallo dei prezzi possibili, le forze speculative siano potenti.
Di certo un prezzo del barile così basso sta riducendo i profitti delle società petrolifere, che registrano ribassi in borsa, e ha molto limitato i flussi di risorse per i paesi rentier, che stanno vendendo una parte dei loro asset, ulteriormente indebolendo i mercati finanziari.
Altrettanto certo è che giacimenti convenzionali continuano a entrare in produzione per via dell’inerzia del ciclo degli investimenti.