In Italia il nucleare è – purtroppo – ormai solo un ricordo del passato, mentre il dibattito a Bruxelles sembra essere fossilizzato a quante rinnovabili sussidiare e a come limitare il ruolo di Gazprom. Intanto però il mondo va da un’altra parte.
A ricordarcelo è l’accordo quasi raggiunto nel Regno Unito per la realizzazione di un nuovo reattore nucleare a Hinkley Point, in Somerset. A costruire l’impianto saranno la francese Edf (che già opera la centrale) e un partner non ancora rivelato, che a quanto pare dovrebbe essere la China General Nuclear Power Group, uno dei due gruppi cinesi attivi nella costruzione di centrali (l’altro è China National Nuclear Corp).
Se finalizzato, l’accordo prevederà l’accesso dei cinesi alla tecnologia dell’European pressurised reactor (il modello da esportazione dell’industria nucleare francese), l’acquisizione delle procedure di sicurezza e delle capacità di gestione del processo di costruzione (esclusa per il momento l’ipotesi che i cinesi operino la centrale).
L’industria cinese è in questo momento molto attiva, con 29 reattori in costruzione solo in Cina (sì, 29: tre volte tanto le centrali ancora attive che i tedeschi vorrebbero chiudere). Questa ulteriore partnership in Europa darebbe tuttavia un contributo essenziale per competere sui mercati globali, soprattutto in Medio Oriente e in Asia (determinanti sia la tecnologia sia la padronanza delle norme di sicurezza europee).
Un patto col diavolo per Edf, ma necessario per trovare i fondi necessari a far partire i lavori (la stima iniziale è di 16,5 miliardi di euro, ma si sa come vanno queste opere). La liquidità non è tuttavia un problema per il governo cinese, che mira tra l’altro in questo modo a diversificare la valuta dei propri investimenti.
Dal punto di vista britannico, il nodo più critico è quello del costo dell’energia: il nucleare è conveniente nel lungo periodo, ma gli investitori vogliono un ritorno subito (soprattutto i francesi). I termini dell’accordo sono segreti, ma secondo indiscrezioni il prezzo previsto sarebbe parecchio sopra i prezzi di mercato attuali (90-92 sterline a MWh, contro un prezzo medio odierno tra 50 e 60 e uno atteso a 15 anni di circa 80).
Un caro prezzo, ma con diversi vantaggi. Oltre alla diversificazione e agli investimenti diretti, il Regno Unito avrebbe infatti portato a casa un altro risultato di peso: ospitare a Londra il primo mercato autorizzato a trattare il reminby, la valuta cinese che prima o poi dovrà iniziare la transizione in uscita dal cambio fisso. A beneficiare saranno anche i rapporti tra Londra e Parigi, magari con un occhio alla rinegoziazione delle condizioni di appartenenza all’Ue per i Paesi non-euro.
Per i britannici il nucleare rappresenta anche un modo di ridurre le emissioni di anidride carbonica, in vista dell’obiettivo nazionale di decarbonizzazione dell’economia al 2050. Importante per gli equilibri politici interni britannici, ma ininfluente a livello globale: nei prossimi 20 anni, i cinesi installeranno 280 GW solo di nuove centrali a carbone (a conferma che la riduzione delle emissioni è un business molto europeo). Il nucleare è solo un tassello.
Un accordo che sta facendo discutere moltissimo qui in UK.
Sun Radio 4 un giornalista faceva notare che trattare gli alleati europei come dei nemici per poi dare il nucleare in mano al governo cinese è un comportamento psicotico. Non so cos’altro ci sia in gioco le cose a cui accenni tu sono notevoli. Ma vista la figura poco seria che hanno fatto i manager pubblici britannici con la messa in vendita a prezzo stracciato di Royal Mail a volte mi vengono dei seri dubbi sulla competenza (e/o buona fede) di questa gente…
Sì, ma c’è anche da dire che la liquidità che i cinesi mettono sul piatto è davvero notevole.
Trattare gli alleati europei come nemici? Si riferivano al circo equestre Snowden? Perché sul dossier nucleare i migliori amici dei cinesi sono proprio i francesi (che a quanto pare nel frattempo stanno cedendo ai cinesi pure Peugeot). Divagando un po’, è interessante notare come un po’ dappertutto in Europa viga il principio: partners con chiunque tranne i tedeschi…
No, si riferivano proprio all’antigermanismo degli inglesi, che a volte sembra superare anche la diffidenza nei confronti dei francesi. Quest’ultima in effetti spesso è più di forma che di sostanza dato che in termini di difesa i UK e Francia sono legati in modo molto molto stretto.
Ah, se si riferivano a quello, verissimo. Mi chiedo spesso se ci sia un fondo di saggezza… (lo dico senza ironia)
Segnalo l’ottimo commento di Carlo Stagnaro: Il ritorno britannico al nucleare: bomba atomica sul mercato elettrico?
L’anno scorso contribuii a scrivere una proposal di ricerca per chiedere fondi al DECC. Poco prima della submission un nostro contatto con le mani ben in pasta ci disse che era inutile perché quelli del settore nucleare stavano facendo lobbying spudorato (al limite del legale) e si stavano accaparrando tutti i fondi. Una settimana dopo la cosa venne riportata pure dai giornali. La nostra ricerca (energia alternativa) non venne mai finanziata.
Diciamo che in qualche modo è successo il contrario di quanto avvenuto in Italia…