Due giorni fa è stato segnalato un post di Simona Benedettini sul mercato della capacità inglese. Oggi, vi rimando al secondo post apparso sul nuovo Osservatorio energia dell’ISPI.
Il pezzo, firmato da Matteo Villa, fa il punto della situazione sull’andamento del settore della raffinazione del petrolio in Europa e tratteggia un quadro piuttosto fosco.
Dalla crisi finanziaria del 2008 in poi l’Europa ha visto le proprie raffinerie fronteggiare da un lato il calo della domanda interna e dall’altro la crescente competizione dei produttori extra-UE, col risultato che i margini si sono notevolmente ridotti e si è registrata la chiusura di alcuni stabilimenti, non ultimo nel nostro paese.
Insomma, anche la raffinazione soffre nel Vecchio continente dell’eccesso di capacità e della mancata crescita dell’attività economica. Da sette anni ormai, il Pil europeo è stagnante e grazie alla maggiore efficienza la domanda di energia non può che essere in calo.
In questo contesto negativo, il calo dei prezzi del greggio degli ultimi mesi può dare una temporanea boccata d’ossigeno, ma non è affatto sicuro che questa cosa durerà a lungo e che i problemi del settore si ridimensioneranno. Anzi, il dato strutturale è che senza politiche adeguate la UE rischia davvero di perdere un settore economico storicamente molto importante.