I prezzi del greggio mettono a rischio gli investimenti

La contrazione delle quotazioni del greggio sta iniziando ad avere un effetto sull’offerta futura. Secondo quanto riportato da Reuters, nel 2015 dovrebbero essere prese decisioni finali di investimento su circa 800 progetti, per un controvalore di 500 miliardi di dollari e per riserve complessive pari a 60 miliardi di barili equivalenti di petrolio.Di questi progetti, un quinto sono a rischio a causa della caduta dei prezzi del greggio e delle basse aspettative sui prezzi medi per prossimi anni.

Sulla struttura dei progetti di investimento in questo decennio, segnalo una bella infografica di Rystad Energy.

Reuters - Oil and gas projects outlook

Petrolio al ribasso: vincitori e vinti

ISPI - Petrolio al ribasso: vincitori e vintiDopo tre anni di quotazioni elevate, il prezzo del petrolio in pochi mesi è sceso di oltre il 30%. La decisione saudita di non intervenire per arrestare questa tendenza ha creato uno scenario senza precedenti, con importanti implicazioni economiche e politiche.

Quali sono le cause di questo improvviso ribasso? Chi sono i vincitori e i vinti? Che conseguenze ci saranno sulle maggiori economie?

Per discutere del tema, l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano ha organizzato una tavola rotonda che si terrà a Palazzo Clerici il 10 Dicembre alle 18:00.

A parlare del tema saranno Sissi Bellomo del Il Sole 24 Ore, Luca Mezzomo di Intesa Sanpaolo e Massimo Nicolazzi di Centrex. A moderare sarà il Paolo Magri dell’ISPI.

South Stream: Putin annuncia la cancellazione

Reuters - Russia's South Stream pipeline falls victim to Ukraine crisis, energy routA esprimersi è stato Putin in persona: South Stream non si farà, almeno per il momento. Nonostante le aziende russe e i committenti internazionali fossero già impegnati nelle attività preliminari della costruzione, l’annuncio è stato netto e lascia poco spazio alle interpretazioni.

South Stream diventa la prima vittima eccellente della crisi dei prezzi del greggio. La contrazione delle quotazioni sta già costando alcune decine di miliardi di dollari all’anno alla Russia e mancano indizi affidabili su quando i prezzi torneranno a crescere. Per le aziende e per il governo russi è dunque il momento di tagliare le spese inutili, a cominciare proprio dal gasdotto sotto il Mar Nero.

Negli  ultimi mesi, i dubbi erano diventati sempre più insistenti. A pesare, oltre agli effetti della crisi del greggio, altri tre fattori: le sanzioni internazionali, che hanno compromesso in parte le relazioni economiche. Più importante ancora, e parzialmente sovrapposta alla prima, è stata la guerra di logoramento della Commissione, che da tempo si è attestata su posizioni antirusse e che ha fatto della riduzione dei rapporti con la Russia un mantra.

Infine, l’elemento che forse ha pesato di più è la debolezza del mercato europeo, di cui si fanno fatica a immaginare le prospettive. Sebbene la IEA preveda un aumento dei consumi europei a 518 Gmc entro il 2030, la situazione economica del continente e le incertezze legate alle politiche ambientali rendono particolarmente rischioso investire in nuova capacità di esportazione verso l’UE. Soprattutto se l’alternativa è la Cina, dove la nuova domanda non manca e i capitali da investire nemmeno.

L’annuncio di Putin è arrivato durante una visita ad Ankara. Ed è stato seguito dall’annuncio che un gasdotto da 63 Gmc sotto il Mar Nero si farà comunque, ma con approdo in Turchia. Dove peraltro già arriva il Blue Stream. Secondo le dichiarazioni, sarebbere già stato firmato un accordo preliminare per destinare 14 Gmc al mercato turco – quello sì in forte crescita – e il resto ai mercati europei.

Si tratta probabilmente di una mossa mediatica per mascherare la retromarcia russa, ma se fosse realizzato priverebbe la strategia europea del Corridoio meridionale del gas della sua funzione anti-russa. La realizzazione di TAP-TANAP e quella del nuovo gasdotto russo saturerebbero ampiamente la nuova domanda di gas per i prossimi decenni, quantomeno su quella direttrice.

Resta da vedere quali saranno le prossime mosse russe. Di certo, il grande perdente di oggi è un’azienda italiana: Saipem, che avrebbe dovuto realizzare la prima linea e parte della seconda, per un totale di 2,4 miliardi di euro di commesse. Certo, potrebbe in teoria prendere l’eventuale nuova commessa russa, ma intanto oggi il titolo in borsa è crollato.

Gas per l’Italia: il progetto TAP nel contesto geopolitico attuale

Limes - Gas per l'Italia: il progetto Tap nel contesto geopolitico attualeSegnalo che lunedì 1° dicembre alle 11:30 si terrà a Bari un incontro dal titolo Gas per l’Italia: il progetto Tap nel contesto geopolitico attuale, organizzato da Limes per approfondire la questione dell’approvvigionamento energetico del nostro Paese.

A discuterne saranno Lapo Pistelli, viceministro degli Affari Esteri, Franco Cassano, componente della Commissione Esteri della Camera, e Giampaolo Russo, amministratore delegato di Tap Italia, e il sottoscritto. A moderare l’incontro sarà Lucio Caracciolo.

Qui è possibile scaricare la mia relazione.

Il greggio a quota 70 dollari

FT - Living With Cheaper OilProsegue il processo di aggiustamento del prezzo del greggio (siamo a quota 70), alla ricerca di un nuovo punto di equilibrio tra i fondamentali. Ossia tra una domanda più debole del previsto e un’offerta in continua espansione, grazie anche al non convenzionale statunitense.

E visto che i sauditi hanno deciso di non tagliare le quantità, il riequilibrio dei fondamentali sta passando da un riaggiustamento dei prezzi. Come da manuale di economia. Quanto durerà questo calo e fin dove si spingerà è difficile da prevedere, ma dipende molto da quanto elastica si rivelerà la domanda, a cominciare da quella cinese. E naturalmente da quanta produzione uscirà dal mercato nei prossimi trimestri.

E sono proprio i produttori indipendenti nordamericani, quelli che hanno investito nel non convenzionale, che ora sembrano quelli destinati a pagare le conseguenze più care del calo dei prezzi.

Perché loro, a differenza degli operatori dei grandi giacimenti convenzionali, devono rifinanziare su base annuale le continue trivellazioni. Un’operazione facile sopra i 100 dollari, molto difficile quando i prezzi di mercato e i costi di produzione si avvicinano così tanto. Tanto è vero che ora stanno letteralmente crollando in borsa, ma sono rischi del mestiere.

In ogni caso, per mettere le cose in prospettiva, è utile guardare ai prezzi del greggio degli ultimi quaranta anni, in dollari del 2013. Quel che salta all’occhio non è quanto sia basso il livello di oggi, ma quanto fosse alto quello di sei mesi fa.

Prezzo del greggio medio annuale e quotazioni attuali (dollari del 2013 al barile, 1970-2013)