La Via del Gas, dal Caspio all’Adriatico

Corriere - La Via del Gas, dal Caspio all’AdriaticoSegnalo un interessante reportage di Carlo Vulpio dal titolo La Via del Gas, dal Caspio all’Adriatico, realizzato per il Corriere.

Una piacevole cronaca di viaggio dedicata soprattutto all’Azerbaigian e alla sua storia, corredata da 67 foto, di cui alcune bellissime.

Però, forse preso dall’entusiasmo e da qualche fonte un po’ superficiale, quando si parla di energia l’autore prende qualche sbandata. Innanzitutto, le riserve del bacino del Caspio sono grandi (8.000 Gmc), ma corrispondono al 4 e non al 46% del totale mondiale.

Per quanto riguarda l’ipotetica conversione a gas delle centrali a carbone, forse le dinamiche del mercato negli ultimi anni potrebbero spegnere gli entusiasmi. Più in generale, quando si parla di “aumentare l’impiego di metano al posto di carbone, olio combustibile e petrolio”, forse si dimentica che oggi in Italia il vincolo al consumo di gas è nella domanda e non nell’offerta.

Anche pensare che la produzione petrolifera dell’Adriatico e il gas azerbaigiano siano direttamente collegati è quantomeno una forzatura, visto che la netto di ogni altra considerazione, la sostituibilità del petrolio col gas è molto limitata.

Infine, dire che “il gasdotto servirà, con altrettante diramazioni, anche i Paesi balcanici e persino Israele e Iran, che certo non si scambiano affettuosità” significa confodere disinvoltamente produttori e (potenziali) consumatori, in un curioso mix geografico.

Molto condivisibile, invece, è l’attacco in chiusura alle istituzioni locali pugliesi, che avversano dieci chilometri di gasdotto interrato ma hanno consentito lo “scempio [di] eolico e fotovoltaico industriali su vasta scala”. L’ennesima conferma che la politica energetica non può che essere decisa dalle istituzioni centrali.

Quotazioni del greggio: regna la calma

IEA - Lower economic growth outlook trims 2014 demand increaseL’avanzata di ISIL in Iraq. Il governo di Kiev incapace di domare i ribelli. Le sanzioni occidentali alla Russia. Le fazioni libiche impegnate in un nuovo giro di fragili alleanze. Gli ingredienti dell’instabilità geopolitica, qualunque cosa significhi, sembrano esserci tutti.

E nelle attese di molti, il prezzo del greggio era destinato a toccare nuovi record, minacciando la debole ripresa economica europea o la crescita asiatica. E invece, dando un’occhiata ai grafici, appare evidente come in realtà gli operatori abbiano mantenuto la calma, dopo un breve picco a 115,19 dollari al barile il 19 giugno.

A spiegare l’arcano è l’Oil market report di Agosto della IEA. Innanzitutto, la domanda globale è attesa più debole delle attese: il taglio nelle previsioni relative 2014 è di un milione barili al giorno, poco più dei consumi italiani.

A questo si sono aggiunti l’aumento di produzione dell’Arabia Saudita e un modesto recupero delle esportazioni libiche. Inoltre, le scorte dei Paesi OCSE hanno continuato a crescere, arrivando a 2.671 milioni di barili.

L’effetto combinato di tutti questi fattori è stato dunque quello di spingere i prezzi verso il basso e di mantenere la calma sui mercati internazionali.

Gli operatori peraltro scontano anche l’effetto di alcuni fattori strutturali già chiaramente emersi: il declino della domanda europea, l’aumento della produzione statunitense (e quindi le minori importazioni), investimenti cumulati di circa 500 miliardi dollari in nuovo upstream petrolifero solo per il periodo 2014-2020.

Insomma, meglio non sopravvalutare la cosiddetta geopolitica. O quantomeno, leggerla in un quadro più ampio.


Prezzo del greggio, in dollari al barile  (02/01/2014 - 04/08/2014)


Corridoio del gas sud-nord: il piano di investimento 2014-2023

South-North Corridor Gas Regional Investment PlanI regolatori di Belgio, Francia, Germania, Italia e Svizzera hanno pubblicato il Piano regionale di investimento 2013-2023. Il documento, coordinato da Snam Rete Gas e Fluxys, è aggiornato ogni due anni e rappresenta un obbligo imposto dal terzo pacchetto energia.

Il piano ricostruisce diversi elementi dello sviluppo del corridoio nord-sud, che collega i tre principali mercati dell’Europa continentale. Il documento analizza infrastrutture, domanda e offerta, sviluppo di nuovi progetti e potenziali criticità dovute e carenze infrastrutturali, utilizzando in particolare l’ENTSOG Network Modelling tool.

Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, le infrastrutture esistenti risultano adeguate. In prospettiva italiana, gli sviluppi attuali sembrano compatibili con la progressiva inversione della capacità di trasporto attraverso la Svizzera, per esportare gas da sud verso nord.

Più in generale, però, risulta utile per capire il contesto un’occhiata alle domande di picco attese: gli operatori di rete di Italia, Germania e Francia si aspettano nel 2023 valori leggermente più bassi di quelli del 2014. Meglio tenerlo a mente, parlando di nuovi sviluppi infrastrutturali.


Picco di domanda gas per il Design Case nella regione (proiezioni 2014–2023)


Cina: dimezzate le stime della produzione di gas da argille

Reuters - UPDATE 1-China finds shale gas challenging, halves 2020 output targetSecondo quanto riportato da Reuters, il governo cinese avrebbe rivisto al ribasso le stime di produzione di gas da argille (shale gas) al 2020. La produzione interna dovrebbe raggiungere i 30 Gmc, invece dei 60 previsti.

A marzo si parlava addirittura di 100 Gmc, ma sono evidentamente emerse difficoltà tecniche e si sta facnedo largo la consapevolezza dell’eccezionalità del caso statunitense. E poi si sa: gli obiettivi dei piani comunisti sono notoriamente “flessibili”.

Anche il nuovo livello di 30 Gmc è tutto sommato ottimistico, considerando che nel 2013 la produzione di gas da argille è stata di 0,2 Gmc. A questi si sono aggiunti 6 Gmc di gas naturale in carbone (coal bed methane) e circa 110 Gmc di gas naturale da giacimenti convenzionali.

Nonostante gli operatori cinesi non badino a spese e Sinopec arrivi a prevedere un costo iniziale a pozzo pari a quattro volte quello dei pozzi statunitensi più economici, i risultati per il momento non sembrano esserci. E occorreranno molti sforzi anche solo per arrivare al livello di 6,5 Gmc previsto dai piani ufficiali per il 2015.

Il livello di 30 Gmc di gas da argille previsto al 2020 è in ogni caso in linea con le previsioni IEA, pari a circa 25 Gmc. A questi si dovrebbero aggiungere circa 20 Gmc di gas in carbone e un circa 130 Gcm da convenzionale.

Il governo di Pechino pone molta fiducia nelle enormi riserve non convezionali di gas da argille (circa 30.000 Gmc tecnicamente recuperabili) per soddisfare almeno in parte l’aumento dei consumi interni, che secondo la IEA dovrebbero arrivare a superare i 300 Gmc nel 2020 e i 460 nel 2030.

È tuttavia probabile che il gas non convenzionale giocherà un ruolo decisivo soprattutto nel prossimo decennio, quando gli operatori cinesi avranno più esperienza e tecnologie più mature. Intanto però saggiamente proseguono i preparativi per aumentare la capacità di importazione e la diversificazione delle fonti, dall’Asia centrale alla Russia, dalla Birmania al GNL.

Aggiornamento: segnalo anche questo articolo dell’Economist sulla questione.

Capitali stranieri? La differenza la fa la regolazione

Formiche.net - Soluzione Cassa depositi e prestiti per Saipem?«Sugli investimenti stranieri in generale, invece, il nodo a mio parere è un altro. O noi siamo fiduciosi di far rispettare le leggi italiane in Italia o avremo sempre paura degli investimenti, da qualunque parte provengano. Dobbiamo essere capaci noi di regolare il mercato, è questa la nostra sfida. I soldi americani valgono quanto quelli cinesi e una volta immessi nel mercato europeo sono soggetti alle nostre leggi. Dunque il problema non è il rapporto con la Cina, ma la propria capacità di autogoverno. L’esempio di Paesi come il Regno Unito, polo di attrazione di investimenti da tutto il mondo, lo dimostra».

Il resto della mia intervista su Formiche, realizzata da Michele Pierri, la trovate qui: Soluzione Cassa depositi e prestiti per Saipem? A scanso di equivoci, non ho cambiato idea sulle privatizzazioni: dico solo che tra Eni e Saipem, per fare politica industriale ha più senso mantenere in CDP la seconda.

TAP: arriva l’endorsement di Passera

IU - Energia: il Tap è la soluzione perfettaIl TAP, ormai è noto, è il gasdotto destinato a portare il metano azerbaigiano in Italia, a partire dalla fine di questo decennio. In realtà, di 870 km, solo una manciata saranno quelli in suolo italiano: eppure il movimento del no-a-tutto ha trovato un nuovo spauracchio, declinato in no-TAP.

In generale, tuttavia, il gasdotto ha trovato un silenzioso appoggio nel governo. Forte anche del sostegno europeo, dei vantaggi in termini di diversificazione degli approvvigionamenti e della coerenza con la strategia energetica nazionale, fortemente voluta dall’allora ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera.

E oggi è arrivato un endorsement molto partecipato proprio di Italia Unica, il partito a cui Passera sta lavorando da mesi. Si tratta della prima uscita del partito in tema di energia, nonché la prima presa di posizione forte di un partito a favore dell’infrastruttura, alla ricerca del consenso di quella larga fetta della popolazione che vede ancora con favore lo sviluppo infrastrutturale del Paese.

Speriamo che sia uno spunto per un dibattito politico serio in materia di energia.

Malignità: Italia Unica è stata lanciata dal goffo slogan “io siamo“… leggendo il post sul TAP, si incappa in due perle [tempestivamente ora corrette: ma qui c’è lo screenshot]: un veniale “senza socializzazione dei cosi in bolletta” e un ben più stridente “e non pensiamo a cosa succedesse se anche l’Algeria avesse problemi”. I casi sono due: o nessuno ha riletto il post, o è in atto una guerra alla lingua italiana.