Slides – Fattori di rischio geopolitico per la sicurezza energetica nazionale

Fattori di rischio geopolitico per la sicurezza energetica nazionaleSono scaricabili qui le slides relative al mio intervento «Fattori di rischio geopolitico per la sicurezza energetica nazionale», tenuto mercoledì 2 luglio presso la Scuola militare “Nunziatella” di Napoli nelll’ambito della conferenza S«cuola Università, Ricerca, Alta  Formazione:insieme per affrontare le sfde della complessità e delle globalizzazione».

Mercato italiano, la crisi infinita

SRG - Trend dal 2005Sembra senza fine la crisi dei consumi italiani di gas naturale. Si è appena chiuso il secondo trimestre e i dati di SRG relativi ai primi sei mesi del 2014 parlano chiaro: -15% rispetto allo stesso periodo del 2013, con una riduzione dei consumi di 5,5 Gmc.

Il segno meno compare davanti a tutti i settori della domanda. Nel caso dei consumi industriali, la contrazione è modesta: -2%, con un calo di 0,1 Gmc. Crollo verticale invece per i consumi residenziali, che a causa del clima particolarmente mite perdono 3,6 Gmc, ossia -18%.

Un capitolo a parte per i consumi termoelettrici, che stretti tra la crisi economica e i sussidi alle rinnovabili sembrano bloccati in un crisi senza fine. Rispetto al primo semestre 2013 i consumi si sono infatti ridotti di 3,6 Gmc (-17%), ma se si compara il dato con il 2011, i volumi che mancano all’appello salgono a 5,7 Gmc (-42%).

Nei primi sei mesi del 2014 è sparito dal mercato italiano l’equivalente dell’Austria, per avere un paragone europeo. E tanto per restare in tema di Europa, è forse il caso che si inizi a ragionare di più, prima di mettere mano a nuove avventurose politiche energetiche.

L’andamento dei consumi di gas naturale in Italia (primo semestre)

South Stream e la sfida della regolazione europea

Reuters - South Stream, Gazprom e Omv siglano accordo finale per tratto gasdotto AustriaGazprom ha siglato ieri l’accordo per la costruzione della sezione finale del South Stream con gli austriaci di OMV (sì, quelli che fino all’anno scorso erano i talebani del Nabucco…).

Ora è ufficiale: il gas russo diretto in Italia arriverà dunque al Tarvisio passando per Baumgarten anziché per la Slovenia, il principale perdente degli utlimi sviluppi.

Mentre continuano le trattative per definire gli sconti all’Ucraina e la dinamica di rientro dal debito di Naftogaz, il governo russo spinge dunque per la costruzione in tempi rapidi del South Stream, il gasdotto che ridurrebbe al lumicino il potere di ricatto ucraino.

Nei piano di Gazprom, il primo gas dovrebbe arrivare in Bulgaria nel 2015: data ambiziosa, ma tecnicamente possibile. Sebbene la tratta sottomarina sia quella più complessa, i problemi per South Stream iniziano però sulla terraferma.

La Commissione europea sta usando la propria influenza per rallentare la costruzione, come parte della trattativa sugli sconti all’Ucraina. E qualche successo lo sta ottenendo: i lavori in Bulgaria si sono interrotti per ragioni legali, mentre in Serbia sono a rischio perché il Paese è candidato all’ingresso e dunque molto sensibile agli umori della Commissione.

Alla lunga, però, la costruzione dell’infrastruttura non può essere impedita. Diverso invece il discorso per la sua utilizzazione: il terzo pacchetto energia dà alla Commissione la possibilità di impedire le attività di trasporto da parte delle aziende produttrici, come Gazprom. Una possibilità che può essere usata in modo discrezionale, come messo in evidenza da Demostenes Floros.

Probabilmente l’azienda russa forzerà in ogni caso la costruzione, mettendo poi le Istituzioni europee davanti all'(insostenibile) posizione di voler impedire la diversificazione delle rotte di importazione. Col probabile risultato finale di replicare sul South Stream la soluzione adottata per Nord Stream, ossia autorizzare i flussi, ma solo a metà.

BP Statistical Review 2014

Segnalo la nuova edizione dello Statistical Review of World Energy di BP, da cui ho tratto i dati dell’infografica della settimana scorsa.

Nessun sorpresa: la domanda mondiale di energia è arrivata a 12.730 Mtep, in aumento del 2% rispetto al 2012. A trainare i consumi Cina (+4,4%), Stati Uniti (+2,6%), India (+3,8%) e Brasile (+2,9%). Stagnante invece la domanda europea (-0,3%), con Francia (+1,3%) e Germania in aumento (+2,5%) e Italia (-2,7%), Spagna (-5,3%) e Regno Unito (-0,8%) in contrazione.

I primi dieci consumatori mondiali di energia nel 2013

In aumento i consumi di tutte le fonti, anche se con ritmi diversi. Più modesto nel caso di gas e petrolio (+1,1%) e nucleare (+0,6%), moderato nel caso di carbone (+2,8%) e idroelettrico (+2,7%) e marcato nel caso delle rinnovabili (+16%). In termini assoluti, a crescere di più è stato il carbone, che con 103 Mtep in più ha soddisfatto il 42% della nuova domanda.

Per quanto riguarda la composizione del paniere, il petrolio resta dominante (33%), seguito carbone (30%), gas (24%), idroelettrico (7%), nucleare (4%) e rinnovabili (2%). Paniere invariato rispetto al 2012, a dimostrazione della forte inerzia che caratterizza i consumi energetici.

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La riduzione delle emissioni è proprio la strada giusta?

AgiEnergia - La riduzione delle emissioni antropiche di CO2 è proprio la strada giusta?Segnalo l’interessante contributo di Ernesto Pedrocchi dal titolo La riduzione delle emissioni antropiche di CO2 è proprio la strada giusta?

Scrive Pedrocchi «è improbabile che le variazioni del clima globale verificatesi negli ultimi decenni siano di prevalente natura antropica, è più probabile che siano naturali. Ciononostante  la strategia della mitigazione, che consiste nella riduzione delle emissioni antropiche di gas serra tra cui principalmente la CO2, è molto supportata, l’umanità spende un miliardo di dollari al giorno per la green economy. Ovviamente l’obiettivo finale dovrebbe essere il contenimento dell’eventuale crescita della temperatura media globale e non quello delle emissioni antropiche di CO2 di per sé, salvo ci sia assoluta certezza, ad ora inesistente,  che esse siano la causa principale dell’aumento della temperatura media globale.

Anche accettando, solo come ipotesi, che ci fosse questa certezza, la strategia della mitigazione [ndr: da altri chiamata di “riduzione”] dovrebbe essere perseguita a livello mondiale, altrimenti risulterebbe inefficace e presenterebbe il grave pericolo della delocalizzazione: se alcuni paesi importanti non aderissero all’accordo diventerebbero attraenti sedi di installazioni di produzioni energivore e inquinanti.
La strategia dell’adattamento ai cambiamenti climatici, perseguita dall’uomo con continui miglioramenti  fin dai primordi della sua esistenza, è una strada molto più sicura [ndr: da altri l’adattamento è chiamato “mitigazione”]. Essa risulta valida a prescindere dalla causa naturale o antropica dell’eventuale riscaldamento globale, inoltre è percorribile anche unilateralmente senza una partecipazione globale. La strategia dell’adattamento, molto meglio di quella della mitigazione, potrebbe proficuamente inquadrarsi in un processo di aiuto dei paesi ricchi a quelli poveri».

Queste le conclusioni: consiglio però di leggere tutto il post qui.