Energia elettrica: quando il prezzo è negativo

EP.eu - The case for allowing negative electricity pricesL’idea che il prezzo dell’elettricità possa essere negativo è qualcosa di esoterico, per i non addetti ai lavori. Eppure già oggi in Francia, Germania, Austia e Svizzera, Belgio e Paesi Bassi i prezzi negativi sono una reatà e per alcune ore all’anno i consumatori sono “pagati” per consumare.

Ma perché i prezzi dovrebbero essere negativi? E quali sono i benefici per i consumatori e per il sistema? Lo spiegano molto chiaramente Simona Benedettini e Carlo Stagnaro in un post dal titolo The case for allowing negative electricity prices.

Anticipo, per chi fosse curioso, che i prezzi negativi – quando consentiti dalla regolamentazione di un mercato elettrico – sono la conseguenza di due fattori concomitanti: l’alta penetazione delle rinnovabili e un parco di generazione poco flessibile.

Quando la domanda è bassa, infatti, gli impanti fotovoltaici ed eolici possono produrre a costo quasi zero, mentre ci sono dei produttori con impianti meno flessibili – solitamente a carbone o nucleari – per i quali interrompere l’attività di produzione costerebbe molto e che quindi preferirebbero pagare qualcuno per ritirare la propria energia piuttosto che spegnere un impianto. Da qui nasce l’esigenza poter spingere i prezzi dell’energia in territorio negativo.

Per i dettagli e, sopratttutto, per le ricadute positive sui consumatori e sul sistema, rimando al post.

La sicurezza energetica nel XXI secolo

La sicurezza energetica nel XXI secolo: prospettive dall'Italia e dal MondoSegnalo il supplemento n. 6/2013 di Informazioni della Difesa, la rivista dello Stato Maggiore della Difesa, dedicato a La sicurezza energetica nel XXI secolo: prospettive dall’Italia e dal Mondo.

Si tratta di una raccolta di 32 scritti, suddivisi in quattro sezioni: l’inquadramento teorico, la visione nazionale, la visione europea e la visione internazionale.

Suggerisco di dare un’occhiata all’indice: gli articoli e le firme sono molto vari, coprendo una vasta gamma di quesitoni geopolitiche e tecniche.

 

Russia e Cina siglano l’accordo sul gas

FT - China and Russia sign gas dealCome ampiamente riportato dai media (FT, RIA, Reuters, Xinhua), la russa Gazprom e la cinese CNPC sono giunte a un accordo sulla fornitura di gas naturale via gasdotto (il costruendo Power of Siberia). Si tratta di un importante passaggio nella storia delle relazioni russo-cinesi, di grande valore politico oltre che economico.

L’accordo prevede volumi per 38 Gmc all’anno per 30 anni a partire dal 2018, per un totale di 1.140 Gmc. Il prezzo non è stato annunciato, ma secondo le dichiarazioni di Gazprom il valore atteso è di 400 miliardi di dollari, pari a 350 dollari ogni mille metri cubi. Si tratta di una cifra più o meno in linea coi prezzi pagati dai clienti europei dopo le recenti rinegoziazioni.

La cifra iniziale è però semplicemente una proiezione dei prezzi di partenza, ma non dice nulla sulla formula di calcolo del prezzo e dunque su come evolverà in futuro il controvalore dei flussi. Un altro elemento cruciale, sul quale è stato posto il segreto, è quello delle modalità di rinegoziazione.

Proprio la formula e le modalità di rinegoziazione hanno tenuto aperto fino all’ultimo un negoziato che, tra alti e bassi, andava avanti da un decennio. Anche se la crisi ucraina ha accelerato le cose, l’accordo era però inevitabilmente: la Russia ha le più grandi riserve al mondo e la Cina è il più grande consumatore al mondo di energia, in continua crescita.

Gazprom ha dichiarato un investimento previsto di 55 miliardi di dollari per il progetto, mentre da parte cinese si prevede un investimento di circa 20 miliardi di dollari. Per i russi si tratta di un’ottima diversificazione rispetto alla dipendenza dai clienti europei, mentre per i cinesi rappresenta una tassello importante della diversificazione dell’approvvigionamento, oltre che un vantaggio in termini di costo rispetto alle molto più costose importazioni di GNL.

Dal punto di vista europeo, non ci saranno in ogni caso conseguenze di rilievo. I giacimenti da cui proverrà il gas diretto in Cina (Kovykta e Chayandin) si trovano in Siberia Orientale, mentre il grosso dei volumi diretti verso l’UE proviene e continuerà a provenire dalla Siberia Occidentale.

Inoltre, i Paesi europei sono destinati a restare anche in futuro centrali per le attività di Gazprom: le esportazioni di gas russo nel 2013 sono state oltre i 120 Gmc, mentre a regime quelle annue verso la Cina saranno di 38 Gmc. Nulla da temere, se non l’ennesima conferma del fatto che il peso dell’Europa nell’economia globale continua a diminuire.

Gazprom - Developing gas resources and shaping gas transmission system in Eastern Russia - fonte: http://bit.ly/1jDmpis

Elezioni europee – Le posizioni dei partiti

DibattitoScienza.it - Elezioni Europee. Le risposte dei partitiLe elezioni per il Parlamento europeo si avvicinano, ma i temi relativi alle politiche europee anche questa volta non occupano il centro del dibattito pubblico.

Segnalo però un’interessante iniziativa di DibattitoScienza.it, che ha fatto alcune domande a tutti i partiti in corsa per il voto di domenica. In particolare, una domanda riguarda le politiche energetiche:

3. Il prossimo Parlamento voterà il pacchetto su rinnovabili ed emissioni di gas serra proposto dalla Commissione Europea per il 2030. Quali misure ritiene adeguate e di quali proporrà invece una modifica?

A rispondere sono stati purtroppo solo tre partiti: Partito Democratico, Green Italia e Fare per fermare il declino. Qui le risposte. Il silenzio degli altri partiti la dice lunga sulla qualità della nostra offerta politica.

Un’anticipazione: PD e Green sono per obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 ancora più alti di quelli proposti dalla Commissione (il PD addirittura al -50% rispetto al 1990), Fare propone invece che nuovi obiettivi più vincolanti siano assunti solo in presenza di chiari impegni da parte delle altre grandi economie che vadano nella stessa direzione.

JODI Gas World Database

JODI GasDurante il meeting ministeriale dell’International Energy Forum di Mosca del 16 maggio è stato ufficilamente lanciato il JODI Gas World Database.

La Joint Organisations Data Initiative è un progetto che coinvolge diverse istituzioni (APEC, Eurostat, IEA, OLADE, OPEC e UNSD) e che ha lo scopo di raccogliere dati sui mercati energetici e renderli pubblici, favorendo trasparenza e dialogo sui mercati energetici globali.

Finora i dati erano disponibili solo per il petrolio, ma da oggi saranno raccolti e pubblicati anche i dati relativi al gas naturale. In particolare, saranno disponibili i dati mensili consolidati su produzione, consumi, esportazioni, importazioni e scorte di gas naturale.

I dati raccolti coprono circa l’80% del mercato globale, offrendo uno strumento unico per comparare le tendenze in atto sui mercati del gas in modo tempestivo. Attualmente il database è accessibile, ma non contiene dati, che saranno raccolti da ora in avanti: per rendersi conto delle potenzialità basta però dare un’occhiata alla sezione dedicata al petrolio.

Insomma, uno strumento che a partire dai prossimi mesi si rivelerà molto utile.