L’idea che il prezzo dell’elettricità possa essere negativo è qualcosa di esoterico, per i non addetti ai lavori. Eppure già oggi in Francia, Germania, Austia e Svizzera, Belgio e Paesi Bassi i prezzi negativi sono una reatà e per alcune ore all’anno i consumatori sono “pagati” per consumare.
Ma perché i prezzi dovrebbero essere negativi? E quali sono i benefici per i consumatori e per il sistema? Lo spiegano molto chiaramente Simona Benedettini e Carlo Stagnaro in un post dal titolo The case for allowing negative electricity prices.
Anticipo, per chi fosse curioso, che i prezzi negativi – quando consentiti dalla regolamentazione di un mercato elettrico – sono la conseguenza di due fattori concomitanti: l’alta penetazione delle rinnovabili e un parco di generazione poco flessibile.
Quando la domanda è bassa, infatti, gli impanti fotovoltaici ed eolici possono produrre a costo quasi zero, mentre ci sono dei produttori con impianti meno flessibili – solitamente a carbone o nucleari – per i quali interrompere l’attività di produzione costerebbe molto e che quindi preferirebbero pagare qualcuno per ritirare la propria energia piuttosto che spegnere un impianto. Da qui nasce l’esigenza poter spingere i prezzi dell’energia in territorio negativo.
Per i dettagli e, sopratttutto, per le ricadute positive sui consumatori e sul sistema, rimando al post.