Energia per i presidenti del futuro

Richard Muller - Energia per i presidenti del futuroGas, petrolio, carbone, nucleare, eolico, solare. E ancora, riscaldamento globale, batterie, idrogeno, mobilità, inquinamento. Il mondo dell’energia è complesso e difficile da padroneggiare nel suo insieme, soprattutto quando un dettaglio tecnico può fare la differenza.

E chi meglio di un fisico può spiegarci con rigore, numeri ma anche semplici esempi le basi del funzionamento dell’energia che muove il mondo?

Tra tutti i libri che mi è capitato di leggere, dovendone scegliere uno da consigliare a chi volesse farsi un’idea completa e non superficiale del mondo dell’energia senza però voler morire di noia, non avrei alcun dubbio su cosa consigliare: questo libro.


Richard Muller
Energia per i presidenti del futuro
Codice Edizioni, 2013, 370 pp.
ISBN/EAN: 978-88-7578-360-0 (cartaceo)
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La crisi ucraina e il transito di gas russo verso l’Europa

IISS - La crisi ucraina e il transito di gas russo verso l’EuropaIl gas naturale russo rappresenta un elemento essenziale del paniere energetico europeo e la rete ucraina è indispensabile per garantire la stabilità dei flussi di Gazprom diretti verso i clienti europei.

In un paper pubblicato dall’Istituto Italiano di Studi Stategici “Niccolò Machiavelli” ho cercato di ricostruire la situazione del settore gas in Ucraina, l’importanza del Paese per i flussi di esportazione e le possibili evoluzioni della situazione nei prossimi mesi.

Tra le conclusioni, la più rilevante è che i decisori politici ucraini abbiano un interesse ad accelerare i tempi di un’eventuale crisi per poterne scaricare in pieno gli effetti sui Paesi dell’Europa orientale e quindi favorire un maggiore impegno finanziario europeo e internazionale.

Una seconda conclusione particolarmente importante è che i rischi per la sicurezza energetica italiana sono limitati, giacché il sistema di approvigionamento nazionale è ben diversificato e la domanda finale è in questi anni particolarmente ridotta.

Il paper si intitola La crisi ucraina e il transito di gas russo verso l’Europa ed è scaricabile qui.

Aggiornamento: segnalo che nella tabella di pagina XI è presente un refuso: i nomi dei Paesi della colonna di sinistra sono sfalsati di una riga (i valori della prima riga sono relativi alla Bulgaria, della seconda alla Slovacchia, della terza all’Ungheria e della quarta all’Ucraina).

Il metano americano ci darà una mano?

Sole24Ore - Un oceano di metano in Europa. Ma l'Italia rischia di perdere la partitaL’arrivo di Obama in Europa per il vertice nei Paesi Bassi e la successiva visita nella Penisola hanno portato alla ribalta il tema del metano americano come alternativa a quello russo.

Non mi soffermo sulla (non) necessità di diversificare rispetto alla Russia. Vorrei invece soffermarmi sulla questione della plausibilità dell’ipotesi che il gas statunitense rappresenti oggi un’alternativa a quello russo.

Attualmente gli Stati Uniti hanno un solo rigassificatore, in Alaska. Esistono diversi progetti tra conversione di rigassificatori esistenti in terminali di liquefazione e di creazione di terminali di liquefazione ex novo (36 35 hanno ricevuto una prima approvazione, per un totale di oltre 300 Gmc/a di capacità).

Di questi però solo un complesso, Sabine Pass, è attualmente in fase realizzazione e consentirà esportazioni (meno di 30 Gmc/a) a partire dal 2015. Troppo tardi e troppo poco per fare la differenza rispetto alle esportazioni di Gazprom, che nel solo 2013 hanno superato i 120 Gmc verso l’Ue, più altri 30 verso l’Ucraina e altri 25 verso la Turchia.

Ma anche fingendo per assurdo che Obama possa far apparire i terminali di liquefazione e le metaniere dal nulla, servirebbero a poco o a nulla. Perché se è vero che la capacità di rigassificazione massima annua in UE è di oltre 190 Gmc (di cui quasi 150 in teoria inutilizzati), in ogni caso i terminali non ci sono proprio in quei mercati che dipendono dal gas russo.

E non stiamo parlando solo di Bulgaria, Slovacchia e Ungheria. Stiamo parlando soprattutto di Germania, che con 38 Gmc è il primo importatore di gas russo. E che pur essendo il più grande mercato UE (89 Gmc), non dispone di un solo rigassificatore.

A questo aggiungiamo, a scanso di equivoci, che non esiste (perché troppo cara da realizzare) una significativa capacità di interconnessione tra i terminali esistenti e i mercati dell’Europa centrale e orientale.

Insomma, ce n’è abbastanza per poter dire in tutta serenità che l’inverno prossimo il gas consumato dai tedeschi (e quindi da tutto il resto d’Europa) o sarà russo o sarà russo.

Delle prospettive di più lungo periodo, dalla concorrenza cinese ai costi di trasporto, parleremo un’altra volta. Faccio solo una precisazione, visto che se ne parla tanto: la vera concorrenza canadese, se ci sarà, sarà sui mercati dell’Asia orientale.

Per capirlo, basta dare un’occhiata alle autorizzazioni per la realizzazione di nuovi terminali: uno solo su sei è sulla costa orientale del Paese. Gli altri sono in British Columbia e pensare di far transitare il gas diretto in UE attraverso Panama o le rotte artiche è a pieno diritto nel dominio della fantascienza.

South Stream: l’altalena politica

Focus Sicurezza energetica - Q4 2013 .- Approfondimento South StreamIl progetto di South Stream rappresenta il completamento dello sviluppo post-sovietico della rete di gasdotti che collega la Russia all’Europa occidentale.

Dopo Yamal-Europa, Blue Stream e Nord Stream, la costruzione dei South Stream consentirebbe infatti di eliminare completamente il transito attraverso l’Ucraina del gas diretto in Europa e dei rischi connessi.

Si tratta di una scelta politica fortemente voluta dal Cremlino, in grado di far superare gli alti costi del progetto scaricando diverse decine di miliardi di investimenti per l’adattamento della rete direttamente sulle casse russe.

Come largamente politica è l’opposizione della Commissione europea alle attività di Gazprom a cui si sta assistendo da anni. E che oggi, grazie alla crisi ucraina, ha trovato nuova linfa. I toni sempre più accesi dello scontro politico internazionale stanno infatti rendendo vani i passi avanti fatti nei mesi passati e che avevano fatto credere anche al sottoscritto che si fosse arrivati vicini a un punto di svolta.

L’evoluzione della crisi ucraina è però quantomai difficile da prevedere e con essa il destino del South Stream. Di certo resta solo che abbiamo tutti tanto da perdere.

Per chi fosse interessato a qualche informazione più dettagliata sul gasdotto, consiglio la lettura dell’approfondimento dedicato al South Stream nel Focus Sicurezza energetica dell’ultimo trimeste 2013.

Prezzi indicizzati? Pro e contro

Julian Wieczorkiewicz - Abolishing Oil Indexation in Gas Contracts: Is it the cure-all?Segnalo un breve contributo di Julian Wieczorkiewicz (CEPS) dal titolo Abolishing Oil Indexation in Gas Contracts: Is it the cure-all?

I meccanismi di formazione del prezzo del gas sono progressivamente cambiati negli ultimi anni. Favoriti da un eccesso di domanda e da alcune evoluzioni istituzionali, i meccanismi di prezzo su base spot (ossia, incontro di domanda e offerta) sono andati diffondendosi anche fuori del Regno Unito.

In molti documenti ufficiali, la creazione di un mercato interamente basato sugli hub e sui prezzi spot, anziché sui contratti indicizzati di lungo periodo, è vista come un obiettivo per i prossimi anni.

Attualmente però i contratti indicizzati rappresentano ancora circa la metà di tutte le forniture di gas europee. E l’entusiasmo per le quotazioni spot tra i decisori politci è basato sul’equazione “prezzi spot=prezzi bassi”.

Ma l’equazione potrebbe non essere necessariamente così vera, oggi e soprattutto in futuro. In particolare, Wieczorkiewicz indica tre motivi:

  • i prezzi spot risentono della volatilità della domanda e per mantenersi relativamente stabili hanno bisogno di ulteriore capacità di stoccaggio, che però rappresenta un costo per il sistema;
  • il mercato europeo è destinato a dipendere sempre di più dalle importazioni e in un mercato completamente globale basato sull’LNG i consumatori europei dovrebbero competere sul prezzo con quelli asiatici (che oggi lo pagano di più), con il rischio di finire col pagare un prezzo superiore a quello delle forniture via tubo con prezzo indicizzato;
  • il prezzo del greggio potrebbe scendere, portandosi dietro i prezzi delle forniture indicizzate e rendendoli di nuovo pienamente competitivi.

Insomma, non si tratta di un’apologia, ma anche i contratti indicizzati hanno i loro pregi, non solo per i produttori.

Nuove energie. Le sfide per lo sviluppo dell’Occidente

Giuseppe Recchi - Nuove energie. Le sfide per lo sviluppo dell'OccidenteDi energia si scrive e si parla tanto, a volte purtroppo con superficialità. Non è tuttavia il caso di questo agilissimo volume, che con una prosa godibile porta il lettore a spasso nel mondo dell’energia.

Un mondo in continua evoluzione, che negli ultimi anni ha vissuto una brusca accelerazione, fatta di non convenzionale, rinnovabili, nuovi consumatori e ossessione da climate-change. Un libro caldamente consigliato ai non addetti ai lavori, che troveranno tanti spunti interessanti e soprattutto vedranno smontati con puntualità tanti luoghi comuni.

Interessanti gli spunti di chiusura. Recchi, presidente di Eni ma alla vigilia della sua uscita dal mondo dell’energia, indica come unica strada per la politica energetica italiana una compiuta integrazione europea. A condizioni adeguate, non si può che essere d’accordo.


Giuseppe Recchi
Nuove energie. Le sfide per lo sviluppo dell’Occidente
Marsilio, 2014, 160 pp.
ISBN/EAN: 978-88-317-1808-0 (cartaceo)
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