Canale di Panama, ripartono i lavori

gCapitain - Panama Canal Work to Restart ThursdayL’Autorità del Canale di Panama ha annunciato che i lavori per il terzo set di chiuse riprenderanno giovedì 20 febbraio, dopo diverse settimane di blocco a causa di un contenzioso con il consorzio GUPC, guidato dalla spagnola Sacyr e dall’italiana Salini Impregilo.

Il contenzioso riguarda la richiesta da parte del consorzio di ulteriori 1,6 miliardi di dollari per far fronte ai costi aggiuntivi emersi in corso d’opera.

L’espansione del Canale di Panama dovrebbe essere ultimata nel 2015 e dovrebbe portare a un significativo aumento dei traffici, grazie alla possibilità di far transitare navi più grandi. In particolare, grazie all’espansione potranno transitare da Panama le metaniere provenienti dagli Stati Uniti e dirette in Asia orientale.

Cina: nuove riserve di gas

Reuters - PetroChina makes huge gas find in Sichuan basin -CNPCSecondo quanto riportato da Reuters, PetroChina ha scoperto nuove riserve di gas naturale per oltre 300 Gmc nel bacino del Sichuan, nella Cina centro-meridionale.

Le nuove riserve saranno messe in produzione in due fasi: prima 4 Gmc/a, scalati poi a 10 Gmc/a a regime. Non sono state tuttavia fornite indicazioni su costi e tempistica.

È tuttavia probabile che le attività produttive saranno avviati al più presto per limitare la crescente dipendenza cinese dalle importazioni. Il governo cinese sta infatti puntando molto sullo sviluppo delle proprie riserve, stimate oggi 3.200 Gmc.

Un ruolo sempre più importante lo giocheranno i giacimenti di gas non convenzionale. Secondo le stime della EIA, quelle cinesi sono infatti le più grandi al mondo, con una totale tecnicamente recuperabile di 32.000 Gmc.

La Cina del futuro alle prese col syngas

ZOOM - China's gas supply infrastructureSecondo quanto riportato da Platts, il governo cinese ha annunciato l’intenzione di produrre 50 Gmc all’anno di gas da carbone (synthetic coal-to-gas, o syngas) entro il 2020.

Al netto della propaganda, la direzione dell’amministazione cinese appare chiara: la priorità è ridurre la crescente dipendenza dalle importazioni di materie prime energetiche, sia per ragioni economiche sia per ragioni di sicurezza.

I consumi di gas cinesi passeranno dai 186 Gmc previsti da Platts per quest’anno a 307 Gmc nel 2020 e 470 Gmc nel 2030, secondo le stime IEA. Per far fronte alla nuova domanda, il governo cinese punta a un netto incremento della produzione, che dovrebbe passare da 124 Gmc del 2014 a 178 Gmc nel 2020, a 218 Gmc nel 2030.

Il contributo del non convenzionale dovrebbe essere significativo solo dopo il 2020. Per l’immediato, invece, il syngas potrebbe giocare un ruolo importante. Le stime di CNPC, la compagnia di stato, sono però di soli 20 Gmc all’anno nel 2020, meno della metà della cifra del governo.

E anche questa stima potrebbe essere ottimistica: la produzione di syngas attesa nel 2014 è infatti di soli 2 Gmc. Le potenzialità tuttavia ci sono, considerando le ampie riserve di carbone a basso costo della Mongolia interna e dello Xinjiang (in totale, la Cina ha riserve pari al 13% del totale mondiale) e il fatto che la tecnologia è matura.

Il governo ha già autorizzato 15 impianti, che qualora fossero realizzati potrebbero portare la capacità massima di produzione annua a 81 Gmc. Sinopec ha già iniziato la costruzione di un primo impianto da 8 Gmc all’anno.

Composizione dell’offerta di gas naturale in CinaUna spinta ad accelerare la produzione di syngas potrebbe inoltre arrivare dal crescente inquinamento delle città più popolose sulla costa. Il syngas rappresenta infatti una valido sostituto all’uso diretto del carbone e degli oli e produrlo vicino ai centri di estrazione per poi portalo nelle città via tubo consentirebbe di delocalizzare l’inquinamento.

In ogni caso, anche se la produzione di syngas dovesse aumentare quanto annunciato dal governo, resterebbe il dato di fondo: la domanda cinese cresce molto più della capacità di produzione interna e dunque la Cina è destinata a dipendere sempre di più dai produttori più vicini, a cominciare da Asia Centrale e Birmania. Con quel che ne consegue in termini di politica estera.

Panama: interrotte le trattive con Sacyr e Impregilo

ANSA - Canale Panama: Autorità interrompe trattative Secondo quanto riportato da Reuters e Ansa, l’Autorità per il Canale di Panama ha sospeso le trattative con il consorzio incaricato dell’espansione del canale e guidato dalla spagnola Sacyr e dall’italiana Salini Impregilo, riunite nel consorzio GUPC.

Il consorzio ha già completato il 70% dei lavori e per ultimare l’opera ha richiesto un’integrazione di 1,6 miliardi di dollari rispetto al preventivo iniziale. L’Autorità si è tuttavia opposta e le trattative degli ultimi mesi non sono riuscite a portare a un accordo, nonostante l’impegno diretto dei vertici politici panamensi ed europei.

I lavori sarebbero dovuti terminare a metà 2015, ma a questo punto c’è il rischio concreto di uno slittamento significativo. Anche perché un contenzioso legale diventerebbe inevitabile, mentre il non meglio precisato “piano B” dell’Autorità per completare l’opera dovrebbe misurarsi con l’0struzionismo delle imprese estromesse.

È ancora possibile che si tratti di una mossa negoziale per ridurre gli esborsi, ma se davvero si arrivasse a un ritardo significativo nei lavori, le perdite per Panama sarebbero notevoli. Secondo le stime di GUPC riportate da Ansa, le perdite per l’Autorità sarebbero di due miliardi di dollari all’anno per ogni anno di ritardo nell’espansione.

Il ritardo nella realizzazione del Canale potrebbe avere inoltre conseguenze significative per lo sviluppo delle attività di esportazione di GNL statunitense, che per raggiungere i mercati asiatici dovrebbe transitare proprio dal Canale a bordo di metaniere di grandi dimensioni.

South Stream: firmato il contratto per i tubi

South Stream - EUROPIPE, United Metallurgical Company and Severstal to supply pipes for first line of South Stream’s offshore sectionQuesta volta il passo avanti sembra sostanziale. Il consorzio South Stream ha firmato ieri un accordo per la fornitura di 75.000 tubi da 12 metri, sufficienti a completare la prima linea sottomarina del gasdotto.

I fornitori saranno la tedesca EUROPIPE (50% del totale), e le russe United Metallurgical Company (35%) e Severstal (15%). Il valore della commessa è di circa 1 miliardo di euro.

A differenza della firma dell’opzione per lo spazio di stoccaggio, l’accordo di ieri sembra essere un passo avanti molto più significativo. Il testo dei comunicati è infatti concorde nell’indicare contratti definitivi e non opzioni.

I dettagli dell’accordo non sono noti e quindi potrebbero in teoria includere clausole di varia natura sulla tempistica e su eventuali condizioni di sospensione. Tuttavia, soprattutto dato il coinvolgimeto di EUROPIPE, è difficile immaginare che l’ordine dei tubi sia un bluff.

Anche perché l’azienda tedesca ha già annunciato l’impiego diretto di 700 addetti, più l’indotto. In caso di contenzioso con l’UE sul regime autorizzativo di South Stream, l’interesse del governo tedesco a schierarsi al fianco dei russi è sostanziale.

Nel complesso, dunque, anche se restano forti dubbi sull’economicità dell’investimento rispetto alle alternative, sembra che il passo avanti sia reale e che siano in netto aumento le probabilità che il South Stream diventi una realtà industriale già nel corso di questo decennio.

ps: ora manca giusto l’indicazione di chi poserà i tubi… e Saipem è in prima fila.

South Stream: pre-accordo per lo stoccaggio dei tubi

South Stream - South Stream Transport signed an option agreement for the storage and handling of pipe segments with the Port of Varna and the Port of BurgasIl consorzio South Stream ha annunciato in una nota l’individuazione di tre siti portuali di stoccaggio per i tubi da posare sul fondale. Si tratta del porto di Burgas e dei due porti (est e ovest) di Varna, tutti sulle coste bulgare.

I siti di stoccaggio potrebbero accogliere i 75.000 segmenti di tubo necessari a realizzare le quattro linee previste per il gasdotto. L’orizzonte temporale previsto è 4-6 anni, a decorrere da quest’anno.

Si tratta di un ulteriore passo avanti, dopo il recente annuncio della creazione di un tavolo di lavoro Russia-Ue per superare i problemi relativi al regime autorizzativo del gasdotto.

Analizzando il testo del comunicato, tuttavia, emerge come l’accordo sia semplicemente un option agreement, le aree di stoccaggio siano state solamente identificate e, in generale, «the ports may be used for marshalling yards and related logistics».

Insomma, potrebbe trattarsi di un passo avanti reale ma anche solamente di un altro tassello della strategia comunicativa di Gazprom volta a creare un’impressione diffusa di avanzamento dei lavori più veloce del reale. Tutte e due le ipotesi sono al momento plausibili.