Prisma: la piattaforma del mercato europeo

Snam Rete Gas aderisce all’European Capacity PlatformA inizio dicembre anche Snam Rete Gas è entrata nell’azionariato di Prisma – European Capacity Platform. Prisma è una piattaforma digitale che da aprile 2013 consentirà agli operatori di rete europei di scambiare in modo unificato capacità di trasporto di gas.

Il progetto, a cui partecipano finora 19 TSO europei, anticipa il Codice di Rete europeo emanato dall’ENTSOG (European Network of Transmission System Operators for Gas), che entrerà in vigore entro il 2014. I Paesi coinvolti finora in Prisma sono Italia, Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania e Olanda.

L’integrazione sempre più stretta tra le reti di trasporto del gas naturale in Europa rappresenta l’elemento più importante per garantire la sicurezza energetica dei Paesi membri nei prossimi decenni. L’avvio di Prisma va senza dubbio in questa direzione, anche perché il mezzo più efficace per conseguire una completa interconnessione continentale è la creazione dei meccanismi che spingano gli operatori ad agire sempre di più su una dimensione europea.

L’Egitto importatore netto di gas

Shell considers gas import to EgyptSecondo quanto riportato da AzerNews, le autorità egiziane hanno annunciato che a causa di un calo della produzione interna più rapido del previsto, l’Egitto diventerà nel futuro prossimo un importatore netto di gas naturale.

Il ministro del petrolio Osama Kamal ha già annunciato che dal maggio 2013 il settore privato (proabilmente col coinvolgimento di Shell) inizierà le importazioni di gas, senza però specificare la provenienza né le modalità di trasporto (ma indicando come target 5 Gmc annui, circa il 10% dei consumi attuali).

L’annuncio probabilmente risponde a dinamiche interne al sistema produttivo, ma resta il fatto che la crescente domanda interna è destinata a far venire meno in tempi rapidi le esportazioni verso Israele e Giordania. Si tratta di meno di un Gmc annuo ciascuno, pari al 15% dei consumi israeliani e alla quasi totalità di quelli giordani.

Il rapido sviluppo dei giacimenti israeliani è dunque sempre più una priorità non solo per Tel Aviv, ma anche per Amman.

Gli Stati Uniti adottano il Brent

L'EIA abbandona il WTI a favore del BrentIl mondo cambia e a volte perfino gli Stati Uniti si devono adattare. La Energy Information Administration (EIA) ha annunciato che abbandonerà il Western Texas Intermediate (WTI) come prezzo di riferimento per le sue analisi e previsioni, in favore dell’europeissimo Brent (Reuters).

La decisione è stata presa perché il prezzo del WTI è penalizzato dal fatto formarsi a Cushing (Oklahoma), dove l’assenza di un’adeguata capacità di trasporto ha finito col distorcere le quotazioni.

La scelta dell’EIA segue una migrazione già avvenuta negli anni passati da parte di molte grandi aziende, finanziarie e non, verso le quotazioni del Brent, che è diventato sempre più liquido e più affidabile come punto di riferimento per tutti gli operatori mondiali.

La scelta in realtà non avrà conseguenze di rilievo per l’economia statunitense, trattandosi di un cambio solo di un’unità di riferimento. Si tratta sopratttutto di un cambio simbolico, che per una volta vede l’Europa ancora al centro del mondo.

 

Passera boccia il capacity payment del gas

Corrado Passera, ministro dello sviluppo economicoSecondo quanto riportato da SQ e Reuters, il ministro Corrado Passera ha bocciato l’ipotesi di un capacity payment per i contratti del gas di lungo periodo con clausola take-or-pay, il meccanismo immaginato per scaricare i costi dei contratti di Eni sui consumatori.

Rispondendo alla Camera, il ministro ha anche espresso riserve sul meccanismo di assicurazione obbligatoria sull’oscillazione del prezzo avanzata dall’Autorità. Secondo Passera il rischio è che il meccanismo disincentivi Eni a cercare la rinegoziazione dei contratti take-or-pay.

Passera sembra determinato a lasciare che meccanismi di mercato giochino un ruolo più forte nel riequilibrare il mercato nazionale del gas. Resta però da vedere quanto sia genuino e quanto piuttosto si tratti di una posizione ad hoc per fornire a Eni una base negoziale più forte in fase di negoziazione con le proprie controparti.

RWE in uscita dal Nabucco

RWE set to quit Nabucco gas pipelineLe prospettive del progetto Nabucco diventano sempre più difficili. Secondo quanto riportato da FT, RWE starebbe cercando di liberarsi della propria quota del gasdotto (16,7%), cedendola all’austriaca OMV.

L’azienda tedesca è finanziariamente provata dalla decisione tedesca di uscire dal nucleare e il progetto Nabucco apparirebbe troppo oneroso e incerto per il nuovo ad, Peter Terium.

Se confermata, l’uscita di RWE da Nabucco rappresenterebbe un ulteriore segno di debolezza per il progetto e rafforzerebbe ulteriorimente la posizione di TAP nella competizione per il gas azerbaigiano.

Lavori South Stream: se ne parla nel 2014

Gazprom-led group to start laying underwater South Stream gas pipeline in 2014Per l’effettiva partenza nella costruzione del gasdotto South Stream occorrerà aspettare ancora qualche anno. A dirlo questa volta non sono io, ma Sebastian Sass, il portavoce del consorzio South Stream.

Il 7 dicembre ci sarà l’inaugurazione ufficiale dei lavori di costruzione, sulla costa russa del Mar Nero ad Anapa (regione di Krasnodar). A uso e consumo dei media e, soprattutto, per dare un segnale forte a quanti ancora cercano di sostenre il progetto Nabucco, che sembra essere giunto davvero al capolinea.

Secondo quanto riportato da Platts, infatti, Sass avrebbe detto che per iniziare i lavori del tratto off-shore, il più complesso da costruire (900 km, a profondità massima di circa 2.000 metri, un paio di anni di lavori), occorrerà attendere il via libera ambientale dei Paesi coinvolti (Turchia e Bulgaria) e che i membri del consorzio si aspettano i permessi ambientali entro il 2014.

Se poi ci metteranno di più, si potrà sempre fare scaricabarile, si potrebbe aggiungere.

I consumi europei dovrebbero impiegare qualche anno per tornare ai livelli del 2010 (la IEA sostiene fino al 2020). L’atteso calo della produzione interna europea probabilmente anticiperà il ritorno ai livelli di importazione pre-crisi, ma in ogni caso difficilmente si vede un mercato a breve-medio termine per altri 63 Gmc annui di gas russo, soprattutto prima di aver risolto il nodo dei prezzi e quello della procedure di infrazione per comportamento anti-concorrenziale, aperta dalla Commissione. Questo non significa che l’infrastruttura non si farà, ma sicuramente converrà a tutti (Gazprom in primis) procedere molto lentamente.