I dati degli stoccaggi ucraini (quasi) in tempo reale

GSE - TransparencyA partire da oggi sono disponibili online i dati relativi al riempiemento degli stoccaggi ucraini, con aggiornamento settimanale. La disponibilità dei dati è arrivata in seguito a un accordo tra Naftogaz e Gas Infrastructure Europe (GIE), l’associazione di categoria a livello europeo.

Attraverso la propria sotto-organizzazione Gas Storage Europe (GSE), GIE pubblica un database costantemente aggiornato relativo al tasso di riempimento degli stoccaggi di tutti i Paesi UE.

Gli stoccaggi ucraini hanno una capacità massima di 32 Gmc e rappresentano un elemento fondamentale per garantire la stabilità durante la stagione invernale dei flussi di gas russo diretti in Europa. Attualmente il livello è di 8,5 Gmc, compatibile con la stagione corrente, considerando che le operazioni di riempimento si concentrano soprattutto nel periodo estivo.

Il monitoraggio costante della loro capacità sarà un elemento cruciale per valutare l’evoluzione dei rapporti tra la Russia, che dovrà fornire il gas da stoccare, e l’Ucraina, che dovrà trovare un soluzione per conciliare il proprio ruolo di consumatore e quello di Paese di transito.

Ps: GSE pubblica anche un’interessante mappa della capacità di stoccaggio a livello europeo, con relativo database.

L’Italia e la costruzione del South Stream

SS - South Stream returning to AustriaSouth Stream ha comunicato nei giorni scorsi la firma di un memorandum tra Gazprom e l’austriaca OMV che prevede l’arrivo all’hub di Baumgarten di 32 Gmc di gas all’anno, pari alla metà dei volumi trasportati dal nuovo gasdotto.

L’annucio segna l’ennesimo aggiornamento del tracciato via terra del gasdotto, variato anche in funzione del variare degli allineamenti tra i Paesi balcanici e la Russia negli ultimi anni.

Nella nuova versione il gas russo attraverserà la Bulgaria, la Serbia, l’Ungheria e arriverà in Austria. Esce così ridimensionato essenzialmente l’ipotetico ruolo della Slovenia, attraverso cui si era dichiarato di voler far passare il grosso dei volumi diretti in Italia.

L’annuncio ha fatto parlare di marginalizzazione dell’Italia, in seguito al mancato sostegno di Roma al gasdotto in vista del prossimo G8-1. Guardando più da vicino la questione, non sembrano però esistere i presupposti affinché l’Italia sia esclusa.

L’obiettivo di Gazprom è portare sui mercati dell’Europa occidentale il gas russo senza dipendere la transito in Ucraina. Questo obiettivo è stato in gran parte raggiunto rispetto al primo mercato europeo del gas russo, la Germania (Nord Stream), ma non rispetto al secondo, l’Italia.

Numeri alla mano, le importazioni italiane di gas russo sono in media tra i 20 e i 25 Gmc all’anno, tutti in transito dall’Ucraina. Per raggiungere i piani di Gazprom (tralasciamo la questione regolatoria), un terzo della capacità di South Stream servirà a rifornire il mercato italiano, a prescindere dal tracciato che seguirà per reggiungerlo.

Giova anche ricordare che dall’hub di Baumgarten transitano già oggi tutti i volumi diretti in Italia e in ingresso sulla nostra rete al Tarvisio. Per gli approvvigionamenti italiani, il “nuovo” tracciato non cambia assolutamente nulla rispetto alla situazione attuale, se non che i flussi saranno più affidabili, non passando dall’Ucraina.

Anche sul piano industriale continua peraltro la partecipazione italiana al progetto. Dopo essersi aggiudicata la posa della prima linea per 2 miliardi di euro, Saipem ha siglato anche un contratto per fornire 400 milioni di euro di servizi a Allseas, che poserà la seconda linea.

L’Airbus (tedesca) dell’energia

Le Figaro - Alstom vote General Electric, Siemens contre-attaqueSi starebbe profilando all’orizzonte l’Airbus dell’energia paventato qualche tempo fa dal presidente Hollande senza grandi riscontri dalla controparte tedesca. Si tratterebbe della cessione da parte di Alstom delle attività industriali nel comparto energia alla tedesca Siemens.

Procediamo con ordine. Alstom è un colosso industriale francese interamente privato con due grandi linee di attività: i trasporti, sopratttutto su rotaia, e l’energia, con una specializzazione nella costruzione di centrali a gas e idroelettiche e del trasporto elettrico.

A causa della crisi, Alstom è diventata un obiettivo per acquisizioni internazionali. A farsi avanti è stata General Electric, la multinazionale statunitense con importanti attività nel settore energia, tra cui una leadership nel settore delle turbine a gas (vedi alla voce Nuovo Pignone). GE comprerebbe tutto il settore energia, versando circa 10 miliardi di euro.

Qualche giorno fa è arrivata la controproposta di Siemes, il colosso tedesco con diverse linee di attività, tra cui l’energia e i trasporti. I tedeschi rileverebbero tutte le attività relative all’energia, cedendo al contempo ad Alstom le proprie attività nel settore ferroviario. In questo modo si creerebbero non uno, ma due Airbus: uno dell’industria energetica, l’altro dell’industria ferroviaria.

La decisione è attesa per la mattina del 30 aprile ed è particolarmente difficile. Non solo perché Alstom ha importanti attività nell’industria nucleare, che in ogni caso potrebbero essere cedute a EDF o Areva in quanto strategiche. Ma anche perché in teoria il governo francese non ha margine di decisione, in quanto privo di partecipazioni azionarie nell’azienda (l’azionista di maggioranza è invece Bouygues).

Nel complesso, la scelta di GE sembra essere premiata sia dai mercati sia dalla logica industriale (le attività di GE e Alstom sono più complementari di quelle Siemens e Alstom) e sarebbe al momento preferita da Alstom. Le pressioni politiche su Hollande sono però molto forti e il presidente potrebbe cercare di influenzare indirettamente Alstom e Bouygues, a cominciare dalla questione delle commesse pubbliche.

Un punto però sembra chiaro: le attività industriali nel settore energia di Alstom saranno vendute e i vertici aziendali hanno tutto l’interesse a far salire l’offerta di GE. Se vincesse l’ipotesi-Siemens, tuttavia, ancora una volta i potenziali investitori internazionali vedrebbero saltare un progetto in Francia a causa dell’ingerenza del governo (v. Enel). E il nuovo “Airbus dell’energia” sarebbe un purosangue tedesco, con buona pace dell’Eliseo.

Ucraina: Gazprom accelera la resa dei conti

Gazprom - Gas price for Ukraine set at USD 485 per 1,000 cubic meters from AprilAlexei Miller ha annunciato un ulteriore aumento del prezzo del gas esportato in Ucraina. L’aumento è attribuiuto alla reintroduzione da parte del Governo russo dei dazi doganali precedentemente aboliti.

A partire da aprile, il nuovo prezzo del gas diretto in Ucraina sale così a 485 dollari ogni mille metri cubi. Il prezzo era già salito nei giorni scorsi da 268 a 385,5 dollari, in seguito alla decisione di non rinnovare lo sconto concesso a dicembre per il primo trimestre.

Nel frattempo, gli arretrati dei pagamenti di Naftogaz hanno superato i 2,2 miliardi di dollari. In teoria, la scadenza per il pagamento cade la mattina nella giornata di lunedì 7 aprile.

L’aumento dei prezzi annunciato da Gazprom è destinato a imprimere un’accelerazione alla situazione: Naftogaz non ha la liquidità per pagare e la situazione finanziaria dello Stato è in rapido deterioramento. I Paesi occidentali che hanno sostenuto il cambio di governo a Kiev sono adesso chiamati a farsi carico dei debiti ucraini, incluso quello per il gas.

L’aumento, tecnicamente in linea con quanto contenuto negli accordi russo-ucraini del 2009, serve a rendere ancora più precaria la posizione di Naftogaz, anche se i volumi importati in questi mesi saranno molto bassi a causa della stagionalità dei consumi.

 Se per ora anche senza gas russo l’Ucraina può contare sugli stoccaggi, prima dell’arrivo del prossimo inverno le importazioni dalla Russia dovranno riprendere a volumi sostenuti: occorrerà dunque trovare un accordo con Gazprom.

E per i russi 485 dollari è un livello particolarmente confortevole da cui partire per ri-negoziare i prezzi futuri.

 

Ucraina: finito lo sconto sul gas

BBC - Gazprom hikes Ukraine gas price by a thirdGazprom non ha rinnovato lo sconto sul prezzo del gas (Corriere, Stampa, Repubblica, Sole). Lo sconto era stato concesso da Putin a Yanukovich nell’accordo del 17 dicembre scorso e che modificava le condizioni concordate nel 2011 dall’allora primo ministro, Yulia Tymoshenko.

A partire da inizio aprile, i prezzi del gas pagati da Naftogaz sono così passati da 268 a 385,5 dollari ogni mille metri cubi. Si tratta di un aumento del 44%, più alto di quanto previsto da alcuni analisti, ma in linea coi prezzi europei.

Lo sconto faceva parte di un pacchetto di aiuti da parte della Russia, che comprendeva anche l’acquisto di debito pubblico ucraino per 15 miliardi di dollari, di cui 3 acquistati subito. Lo sconto, che doveva essere rinnovato ogni trimestre, aggiungeva un ulteriore un impatto positivo per la bilancia commerciale di Kiev stimabile in circa 3 miliardi di dollari all’anno.

Per stimare l’impatto reale nel primo trimestre 2014, guardiamo ai dati ufficiali: i consumi di gas ucraini sono di 13 Gmc per i gennaio e febbraio, mentre per quelli di marzo si possono stimare ulteriori 6 Gmc.

I consumi complessivi sono stati dunque di circa 19 Gmc. Considerando che le importazioni russe coprono il 60% del fabbisogno energetico, lo sconto di 100 dollari è valso un sussidio superiore a 1,3 miliardi di dollari a favore di Kiev.

I maggiori oneri per il secondo trimestre derivanti dal mancato sconto saranno tuttavia più bassi, a causa della stagionalità dei consumi. L’anno scorso, nel secondo trimestre l’Ucraina ha bruciato 7,7 Gmc: immaginando una contrazione del mercato del 10%, i maggiori costi saranno di circa 800 milioni di dollari.

Cifra che sarà solo in minima parte compensata dall’aumento del 10% le tariffe di transito (portate a 3 dollari ogni mille metri cubi), pari a pochi milioni di dollari a trimestre in più.

I problemi potrebbero tuttavia arrivare nei prossimi mesi. Senza un intervento esterno (IMF, presumibilmente), le passività finanziare di Naftogaz aumenteranno ancora, con un serio rischio di contenzioso con Gazprom.

Già oggi, i crediti dichiarati da Gazprom sono di 1,7 miliardi di dollari, senza tenere conto che l’azienda russa ha  condonato debiti per 5,5 miliardi di dollari come anticipo delle tasse di transito di tutto il 2014. E il controvalore annuo delle forniture russe all’Ucraina supera i 10 miliardi di dollari: ci sarà molto di cui discutere, anche senza carri armati.

Aggiornamento: segnalo che Gazprom ha indicato in 2 Gmc le esportazioni per il mese di Marzo, mentre mancano dati ufficiali su i primi due mesi. È dunque possibile che il valore del sussidio fornito da Gazprom a Naftogaz tramite gli sconti nel primo trimestre sia inferiore a 1,3 miliardi di dollari, pur restando indicativamente confermato l’ordine di grandezza.

South Stream: diversificazione a rischio

Sole24Ore - Scaroni (Eni): forniture garantite anche senza gas dalla Russia. Futuro in bilico per South StreamLa situazione in Ucraina rimane difficile e l’UE e gli Stati Uniti hanno avviato simboliche sanzioni contro soggetti russi e ucraini protagonisti della secessione della Crimea e della sua successiva annessione alla Federazione Russa.

Nel frattempo, aprile si avvicina e con esso la fine dello sconto concesso da Gazprom a Naftogaz sulle forniture di gas destinate al mercato interno ucraino. Il rischio di contenzioso sulle morosità di Naftogaz (2 miliardi di dollari, al momento) è reale e potrebbe portare a un’interruzione delle forniture.

Nonostante la diversificazione degli ultimi decenni, la rete ucraina resta indispensabile all’Europa occidentale per mantere i livelli di importazione dalla Russia. Almeno fino a quando il gasdotto South Stream non dovesse diventare operativo. A quel punto, il gas russo potrebbe arrivare in UE e Turchia senza dipendere dall’Ucraina, ma la sua realizzazione (la prima linea dovrebbe essere operativa da fine 2015) sembra incerta.

La crisi in Ucraina ha spinto a un’accelerazione da parte russa e ha portato a un passo dall’avvio dei lavori. Nonostante gli alti costi, Gazprom è infatti determinata a non dover più dipendere dalla collaborazione di Kiev per raggiungere i propri clienti. I contratti per i tubi e per la posa della prima linea sono già stati firmati, rispettivamente da aziende tedesche e italiane.

Resta però aperta la partita fodamentale, quella dello scontro tra Gazprom e la Commissione Europea, che vuole un’apertura del gasdotto alla concorrenza e contesta gli accordi bilaterali coi Paesi UE di transito. E che in clima di sanzioni potrebbe mettersi ancora più di traverso.

Pessimista in merito anche Paolo Scaroni, che in un’intervista ha detto che il futuro del gasdotto è fosco, a causa delle tensioni tra UE e Russia. Le parole del (probabilmente uscente) ad di Eni pesano, ma molto resta ancora da decidere e in buona parte dipenderà dall’evoluzione dei rapporti tra Kiev e Mosca.