Ancora sull’accordo clima-energia del Consiglio europeo

Hazar - The Eu Agreement On The 2030 Framework For Climate And Energy PolicySegnalo un mio riassunto e commento dell’accordo raggiunto dai Capi di Stato e di Governo dell’Unione europea al Consiglio europeo dello scorso ottobre.

L’accordo, come noto, riguarda il quadro generale delle politiche sul clima e l’energia dell’Unione per il 2030 e va inteso come una prosecuzione della strategia 20 20 20 adottata dalla Ue nel 2009.

In particolare, a Bruxelles è stato deciso che entro il 2030 la Ue dovrà aver ridotto del 40% le emissioni di gas ad effetto serra rispetto al loro livello del 1990, dovrà coprire il 27% del proprio consumo finale lordo di energia tramite le rinnovabili, e dovrà, indicativamente, aver raggiunto un aumento dell’efficienza del 27% nell’uso dell’energia rispetto all’andamento tendenziale stimato nel 2007.

Al di là di alcuni parallelismi con la strategia 20 20 20 (i tre target), le differenze sono importanti e segnalano alcuni aggiustamenti (l’obiettivo sulle rinnovabili non è più vincolante per i singoli stati e lo strumento fondamentale viene identificato nell’ETS).

Ancora una volta infine, rimane in secondo piano l’efficienza energetica, l’obiettivo che a parole dovrebbe essere più economico da raggiungere per conseguire una maggiore sostenibilità, competitività e sicurezza del settore energetico europeo.

Il commento è disponibile qui.

Focus sicurezza energetica – Q2 2014

Focus sicurezza energetica 18/2014È stato reso pubblico il focus sulla sicurezza eneregetica relativo al periodo aprile/giugno 2014 realizzato per l’Osservatorio di Politica Internazionale (Senato, Camera e MAE).

Il primo capitolo del Focus è dedicato all’analisi del fabbisogno di gas nei principali mercati europei, con specifico riferimento al difficile contesto della generazione termoelettrica da gas e alla composizione dell’approvvigionamento di gas dei principali Paesi europei.

Il secondo capitolo è invece dedicato all’offerta e, nello specifico, alle politiche dei Paesi produttori di gas naturale e dei Paesi di transito dei gasdotti attualmente in funzione o in fase di progettazione/realizzazione. Ai recenti sviluppi del sistema di infrastrutture di trasporto e alle prospettive di realizzazione di nuovi progetti è infine dedicato il terzo capitolo.

Il focus è completato da un approfondimento di Carolina De Stefano dedicato alle implicazioni economiche degli accordi di associazione tra Unione Europea, Moldavia, Georgia e Ucraina.

I prezzi del greggio mettono a rischio gli investimenti

La contrazione delle quotazioni del greggio sta iniziando ad avere un effetto sull’offerta futura. Secondo quanto riportato da Reuters, nel 2015 dovrebbero essere prese decisioni finali di investimento su circa 800 progetti, per un controvalore di 500 miliardi di dollari e per riserve complessive pari a 60 miliardi di barili equivalenti di petrolio.Di questi progetti, un quinto sono a rischio a causa della caduta dei prezzi del greggio e delle basse aspettative sui prezzi medi per prossimi anni.

Sulla struttura dei progetti di investimento in questo decennio, segnalo una bella infografica di Rystad Energy.

Reuters - Oil and gas projects outlook

L’inattesa caduta dei prezzi del petrolio

GME - Newsletter 2014/10Il GME ha pubblicato ieri il numero di ottobre della propria newsletter mensile. Accanto alle consuete analisi dell’andamento dei mercati elettrico, del gas e dei certificati ambientali, il numero di ottobre propone anche un’analisi di Alberto Clô dedicata alla contrazione delle quotazioni del greggio.

Due le cause principali, secondo l’analisi. “Primo, lato offerta, il ciclo degli investimenti che si è avviato dalla metà del decennio scorso, con una spesa totale tra 2003 e 2013 di 4.000 mild. doll. nel solo upstream, che ha generato un sensibile aumento dell’offerta corrente e della capacità produttiva di petrolio (oltre i 100 mil. bbl/g).

“Secondo, lato domanda, la sua distruzione strutturale nei paesi industrializzati (2005-2013: -5,0 mil. bbl/g) – quale effetto combinato dell’elasticità ai più elevati prezzi, dei miglioramenti d’efficienza, della recessione – ed il rallentamento congiunturale della crescita della domanda nei paesi emergenti (specie nell’area asiatica)”.

Tra i diversi spunti proposti nell’analisi, ne segnalo uno che spesso si dimentica nei commenti alla situazione attuale: “un calo della produzione Opec non porterebbe poi necessariamente ad un rialzo dei prezzi per l’asimmetria tra la qualità dei greggi che registrano il più consistente surplus (light-sweet) e quella Opec più sbilanciata sulle qualità sour”. Tecnicalities che possono fare la differenza.

L’importanza della TAP per l’Italia: le opportunità di una nuova infrastruttura

ISPI - La Tap e l'Italia: le opportunità di una nuova infrastruttura d'importazioneSegnalo un mio contributo recentemente apparso sul sito dell’ISPI, in cui faccio il punto sulla realizzazione del gasdotto TAP tra Turchia e Italia, infrastruttura che dovrebbe permettere di importare il gas dall’Azerbaigian a partire dal 2019.

A mio avviso si tratta di un’opera importante per il paese e mi rattrista sentire che il dibattito pubblico si limita a discutere sugli eventuali danni all’ambiente salentino.

Come sanno coloro che abitano in prossimità di uno dei molti gasdotti che attraversano il nostro paese, una volta realizzato, questo genere di opere è sostanzialmente invisibile e non produce danni. Sopra ci possono cresce le piante (certo non le case e forse questo è il punto).

Buona lettura e se qualcuno ha commenti, questi sono ben venuti.