Segnalo un mio contributo pubblicato dal titolo The Italian Natural Gas Market: an Endless Crisis?, pubblicato dal Caspian Strategy Institute di Istanbul.
Segnalo un mio contributo pubblicato dal titolo The Italian Natural Gas Market: an Endless Crisis?, pubblicato dal Caspian Strategy Institute di Istanbul.
Segnalo l’interessante contributo di Ernesto Pedrocchi dal titolo La riduzione delle emissioni antropiche di CO2 è proprio la strada giusta?
Scrive Pedrocchi «è improbabile che le variazioni del clima globale verificatesi negli ultimi decenni siano di prevalente natura antropica, è più probabile che siano naturali. Ciononostante la strategia della mitigazione, che consiste nella riduzione delle emissioni antropiche di gas serra tra cui principalmente la CO2, è molto supportata, l’umanità spende un miliardo di dollari al giorno per la green economy. Ovviamente l’obiettivo finale dovrebbe essere il contenimento dell’eventuale crescita della temperatura media globale e non quello delle emissioni antropiche di CO2 di per sé, salvo ci sia assoluta certezza, ad ora inesistente, che esse siano la causa principale dell’aumento della temperatura media globale.
Anche accettando, solo come ipotesi, che ci fosse questa certezza, la strategia della mitigazione [ndr: da altri chiamata di “riduzione”] dovrebbe essere perseguita a livello mondiale, altrimenti risulterebbe inefficace e presenterebbe il grave pericolo della delocalizzazione: se alcuni paesi importanti non aderissero all’accordo diventerebbero attraenti sedi di installazioni di produzioni energivore e inquinanti.
La strategia dell’adattamento ai cambiamenti climatici, perseguita dall’uomo con continui miglioramenti fin dai primordi della sua esistenza, è una strada molto più sicura [ndr: da altri l’adattamento è chiamato “mitigazione”]. Essa risulta valida a prescindere dalla causa naturale o antropica dell’eventuale riscaldamento globale, inoltre è percorribile anche unilateralmente senza una partecipazione globale. La strategia dell’adattamento, molto meglio di quella della mitigazione, potrebbe proficuamente inquadrarsi in un processo di aiuto dei paesi ricchi a quelli poveri».
Queste le conclusioni: consiglio però di leggere tutto il post qui.
Come da tradizione, l’Autorità per l’energia ha presentato ieri la propria relazione annuale. Lettura utile per avere un quadro completo della situazione del mercato italiano in una congiuntura particolarmente difficile.
Dopo la presentazione del presidente Bortoni, la relazione si articola in due volumi. Il primo volume è relativo allo stato dei servizi e fornisce una riscostruzione del contesto internazionale e dell’evoluzione dei mercati elettrico e del gas in Italia. Il secondo volume è invece più giuridico e guarda alle attività svolte e all’evoluzione della normativa.
Dal punto di vista dell’indirizzo generale dell’Autorità, particolarmente condivisibile l’accento posto sull’integrazione dei mercati a livello europeo come fattore di sicurezza.
Tra i tanti grafici della relazione, ne segnalo uno. Meditiamo.
Segnalo l’uscita del numero di giugno dell’Energy International Risk Assessment, un’interessante newsletter dedicata alle questioni di sicurezza energetica.
Tra i temi trattati questo mese, le trivellazioni nell’Adriatico, la posizione di Austria e Bulgaria sul South Stream, i rapporti israelo-palestinesi, la genesi di Boko Haram, l’instabilità in Libia, il gas e il rapporto turco-cipriota.
Ce n’è per tutti, insomma, con un discreto livello di analisi e il dono della sintesi. Buona lettura.
Eccomi tornato. Segnalo un mio paper dal titolo Contribution of Tap to the Italian Economy, pubblicato qualche giorno fa dall’ISPI. Il lavoro cerca di ricostruire l’impatto sull’economia italiana della costruzione del gasdotto TAP, predendo in considerazione diversi livelli.
In primo luogo, l’impatto locale, cruciale per vincere la battaglia del consenso anche sul territorio. Da questo punto di vista, l’impatto previsto è di 80 milioni di euro all’anno in fase costruttiva e di 4 milioni all’anno in fase operativa in Puglia (dati Nomisma Energia).
L’impatto più rilevante è però quello a livello nazionale. L’infrastruttura contribuirà a diversificare l’approvvigionamento e quindi aumenterà la sicurezza energetica nazionale. Definire una cifra esatta è complesso (e dipende dall’evoluzione del contesto normativo), ma il fatto gasdotto sia realizzato tutto con fondi privati rende inevitabilmente positivo il contributo in termini di costi per il sistema.
Giova tra l’altro ricordare che la Puglia beneficia come le altre regioni italiane della diversificazione delle importazioni e che in consumi pugliesi si aggirano comunque sui 4 Gmc annui.
Inoltre, sempre in termini di benefici aggregati a livello nazionale, la costruzione del TAP è un presupposto indispensabile per l’attuazione della strategia volta a rendere l’Italia l’hub del gas per l’Europa meridionale. Detto in modo meno esoterico, realizzando il TAP si potrà invertire il flusso del gasdotto in arrivo dalla Svizzera (Transitgas) e rendere l’Italia un importante Paese di transito. I benefici saranno soprattutto per Snam Rete Gas, che potrà incamerare i proventi delle tariffe di transito, che da una mia stima preliminare potrebbero arrivare a 150 milioni di euro.
Insomma, l’Italia ha tutto da guadagnare dalla realizzazione del TAP, analogamente a quanto avviene nel caso di altri grandi importanti investimenti infrastrutturali. La strada della ripresa economica e del benessere nel lungo periodo passa anche da lì.
Se non fosse che delle persone stanno morendo negli scontri fra miliziani filo-russi e soldati pro-Kiev, la crisi russo-ucraina potrebbe essere facilmente paragonata a una telenovela o a una partita di poker dai continui colpi di scena.
Stando a quanto riportato dal Sole 24 Ore, il tira e molla tra Mosca a Kiev si è riacutizzato in queste ore a seguito dell’abbattimento di un aereo militare da parte dei ribelli e della dichiarazione di Gazprom di pompare in Ucraina, d’ora in poi, solo il gas pagato in anticipo.
La tensione torna dunque a salire, a dimostrazione di come la crisi non sia affatto di facile soluzione e di come le pressioni e le iniziative di Bruxelles abbiano un potere limitato.
Come più volte ribadito in questo blog, la sicurezza energetica italiana non è al momento minimamente in pericolo, ma è possibile che alcuni Paesi dell’Est Europa debbano presto fronteggiare una scarsità di gas che potrebbe colpire nei prossimi mesi il comparto industriale e quello elettrico (in caso di scarsità, scatterebbe infatti il razionamento dell’offerta, che favorisce i consumatori domestici e penalizza le imprese e le centrali termoelettriche).
Difficile tuttavia pensare che in un modo o nell’altro un accordo non venga raggiunto per l’autunno. Troppi i soldi in palio, anche per Mosca. Certo, come in una partita a poker, resta da vedere chi spunterà il risultato migliore.