Attenzione agli articoli di giornale

Energia rinnovabile, record al 55%. E il Cnr avverte: anche il gas inquina troppoParlare di energia non è affatto semplice, perchè molte sono le competenze richieste: dalla fisica all’economia, dal diritto alla politica. A tali competenze si aggiunge la necessità di avere alcune qualità, in primis la capacità di essere precisi lessicamente e non noiosi contenutisticamente.

Nel caso in cui a parlare sia un giornalista, a questo sono richieste ulteriori caratteristiche: capacità di sapersi informare rapidamente e abilità nel produrre un contributo sintetico in breve tempo (poche ore di solito, qualche giorno al massimo).

Purtroppo, non sempre queste cose si riscontrano nella stampa italiana e un buon esempio è un articolo apparso un paio di giorni fa sul Sole 24 ore.

L’autore, parlando dell’ascesa delle rinnovabili nel mix elettrico italiano, commette delle imprecisioni o presenta, a mio avviso, le cose in modo un po’ sensazionalistico/parziale. Ecco una lista di punti critici:

  1.  si dice che le rinnovabili ormai dominano il mercato e hanno prodotto il 55% dell’elettricità scambiata la scorsa settimana sulla borsa elettrica, ma si omette di dire che la loro quota nella produzione complessiva di elettricità è ben minore, circa del 40% (molta elettricità non è scambiata nella borsa, ma viene venduta in base ad accordi bilaterali);
  2. che una molecola di metano nell’aria sia responsabile di un effetto serra ben maggiore di una molecala di CO2 è cosa nota da tempo e il sottoscritto si preoccuperà di scrivervi in futuro quale sia la novità effettivamente emersa dagli studi del CNR;
  3. ci si dimentica che il protocollo di Kyoto si è esaurito nel 2012 e che gli attuali impegni sulle emissioni clima-alteranti sono un’autonoma decisione politica presa dall’Unione europea nel 2009;
  4. non si sottolinea che le forti fluttuazioni su base settimanale della produzione da sole, vento e acqua sono normali e quindi le enormi variazioni percentuali riportate sono poco significative;
  5. i critici delle rinnovabili, che sottolineano come la loro presenza faccia crescere il prezzo dell’elettricità, si riferiscono normalmente ai prezzi finali, comprensivi degli oneri di sistema, e certamente non al PUN, che è un prezzo all’ingrosso su cui gli oneri di sistema (tra cui quelli per pagare i sussidi alle rinnovabili) non sono ancora stati applicati;
  6. nella penultima frase manca un secondo “non”, che ovviamente fa cambiare il senso complessivo.

Disclaimer: non ho nulla di personale contro l’autore dell’articolo, che ho semplicemente voluto prendere a esempio di un mal costume di parte del giornalismo, peraltro non solo italiano.

Elezioni europee – Le posizioni dei partiti

DibattitoScienza.it - Elezioni Europee. Le risposte dei partitiLe elezioni per il Parlamento europeo si avvicinano, ma i temi relativi alle politiche europee anche questa volta non occupano il centro del dibattito pubblico.

Segnalo però un’interessante iniziativa di DibattitoScienza.it, che ha fatto alcune domande a tutti i partiti in corsa per il voto di domenica. In particolare, una domanda riguarda le politiche energetiche:

3. Il prossimo Parlamento voterà il pacchetto su rinnovabili ed emissioni di gas serra proposto dalla Commissione Europea per il 2030. Quali misure ritiene adeguate e di quali proporrà invece una modifica?

A rispondere sono stati purtroppo solo tre partiti: Partito Democratico, Green Italia e Fare per fermare il declino. Qui le risposte. Il silenzio degli altri partiti la dice lunga sulla qualità della nostra offerta politica.

Un’anticipazione: PD e Green sono per obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 ancora più alti di quelli proposti dalla Commissione (il PD addirittura al -50% rispetto al 1990), Fare propone invece che nuovi obiettivi più vincolanti siano assunti solo in presenza di chiari impegni da parte delle altre grandi economie che vadano nella stessa direzione.

L’impatto limitato del GNL statunitense

AgiEnergia - L’impatto limitato del GNL statunitenseChe il non convenzionale abbia rivoluzionato il mercato nordamericano del gas è ormai storia nota: l’aumento della produzione interna, l’azzeramento delle importazioni, la perdita di competitività delle altre fonti. Grazie alla produzione di gas da argille, i consumatori statunitensi hanno visto completamente rovesciate le prospettive di una crescente dipendenza dalle importazioni, via tubo e soprattutto via GNL. E soprattutto hanno visto il prezzo dell’energia contrarsi.

I dividendi politici di questa inattesa evoluzione del mercato sono notevoli: le attività di produzione hanno attirato nuovi investimenti sul suolo statunitense, mentre la disponibilità di energia a prezzi competitivi ha avviato un processo di reindustrializzazione in molti settori ad alta intensità energetica.

Le conseguenze in termini di crescita economica, di aumento del gettito fiscale e di aumento dell’occupazione sono già evidenti e le aspettative per il futuro sono particolarmente positive. E, cosa altrettanto importante, sono entrate nel dibattito pubblico come dati acquisiti.

[continua su AgiEnergia]

Geopolitica delle batterie

FT - A ray of sunshine – breakthroughs on storage can change the game for solar powerLe rinnovabili sarebbero in teoria un’ottima fonte: l’energia del sole e i suoi derivati sono gratuiti e disponibili quasi ovunque. Il contrario del petrolio, insomma. Eppure la loro diffusione, soprattutto in Europa, è essenzialmente collegata a fastidiosi sussidi, rendite di posizione e aumento del costo dell’energia.

Per essere davvero sostenibili, ossia competitivi in termini di costo, solare ed eolico avrebbero bisogno di capacità di accumulo in grado di ovviare alla loro naturale intermittenza. Il nodo restano così le batterie, che restano troppo costose e ingombranti per una diffusione capillare e su vasta scala.

Come riportato da Nick Butler, uno studio pubblicato su Nature e uno pubblicato su Nature Chemistry aprono nuove e interessanti possibilità. Dettagli a parte, le grandi università statunitensi, come le loro controparti britanniche e cinesi, stanno investendo sistematicamente in ricerca nel settore e l’arrivo di una soluzione tecnica industrializzabile è probabilmente giusto questione di tempo.

La messa a punto di una tecnologia competitiva in termini di costo avrebbe conseguenze molto rilevanti sul mondo dell’energia:

  • la capacità di generazione convenzionale di backup per le rinnovabili sarebbe sempre meno necessaria;
  • il solare, che richiede condizioni locali meno stringenti per l’installazione, sarebbe sempre più competitivo non solo rispetto alle altre rinnovabili, ma anche rispetto alle fonti convenzionali, soprattutto per gli usi residenziali;
  • l’elettrificazione dei consumi finali sarebbe ancora più profonda, perché la disponibilità locale di energia da rinnovabili sostituirebbe almeno in parte gli usi termici e, potenzialmente, quelli per mobilità (ma questo dipende dal peso delle batterie);
  • i flussi commerciali di materie prime energetiche potrebbero crescere meno del previsto o addirittura ridursi.

Ad oggi, gli idrocarburi mantengono un saldo margine competitivo ed è difficile dire quando (anni? decenni?) perderanno la propria centralità nei consumi energetici. Di certo, per i Paesi produttori si tratta di un sfida di lungo periodo dai contorni particolarmente preoccupanti: una batteria potrebbe cambiare per sempre la geopolitica dell’energia.

DG Risorse minerarie e energetiche: rapporto 2014

Rapporto annuale - Attività della Direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche (2014)Segnalo la pubblicazione da parte della DG per le risorse minerarie ed energetiche del MiSE del Rapporto annuale 2014.

Il rapporto è un’utile collezione di dati relativi alle esplorazioni, produzioni e riserve di idrocarburi in Italia. Il documento copre anche le questioni relative alle royalties, alla struttura della DG e alle attività di monitoraggio nazionale e internazionale.

Riproduco un’interessante immagine che illustra l’andamento della produzione di gas naturale in Italia. Si tratta della nota tendenza alla contrazione della base produttiva nazionale: un dato che ormai si considera a pieno titolo strutturale.

DGRME - Produzione di gas (miliardi di Sm3) – serie storica anni 1993-2013Tuttavia,  guardando al piano decennale di Snam Rete Gas, si scopre che per il breve periodo (2017) è previsto un piccolo rimbalzo a 9 Gmc nel 2017, seguito però da una  contrazione a 6,5 Gmc nel giro di pochi anni (2023), probabilmente irreversibile.

Magari senza fretta, ma aumentare e diversificare la capacità di importazione sembra essere una necessità nel progettare il futuro del sistema italiano.

Mosca guarda sempre più a Est

QF - Mosca guarda sempre più a EstSegnalo un’analisi dell’ipotesi di ri-orientamento verso Oriente (appunto…) delle priorità d’azione russe, dal titolo Mosca guarda sempre più a Est.

Interessante la ricostruzione dell’azione del governo russo nei diversi campi, a cominciare naturalmente da quello energetico. Nel lungo periodo, la partita per consolidare la posizione della Russia come attore di un sistema multipolare si gioca indubitabilmente sui suoi confini orientali.

In primo luogo perché da quel lato si trovano le risorse ancora da sfruttare. Inoltre, e soprattutto, perché da quel lato si trova l’attore emergente da contenere a livello globale, la Cina. A Occidente invece si trova solo un’Europa in declino che strutturalmente non costituisce una minaccia per la Russia.

Segnalo (d’ufficio) un paio di imprecisioni: le importazioni di gas dell’Ue dalla Russia non sono state di 167,1 Gmc, ma tra i 125 e i 130 Gmc (forse l’autore ha fatto confusione tra il dato sull’Europa e quello sull’UE). Inoltre, le importazioni europee di GNL non crescono affatto, ma continuano a contrarsi.

L’analisi è parte di un’iniziativa ancor più interessante promossa dal Centro Einaudi e chiamata Quadrante futuro (consiglio davvero una sbirciatina al sito).