Alla canna del gas?

AffarInternazionali - Alla canna del gas?Nicolò Sartori propone oggi un post dedicato a una panoramica degli approvvigionamenti di gas europei e all’analisi delle conseguenze della crisi in Ucraina. Tra l’altro, con un titolo molto azzeccato: Alla canna del gas?

Ricostruzione puntuale, che si chiude parlando di TAP. La crisi ucraina rappresenta infatti quanto di meglio si possa immaginare per ricordare l’importanza di diversificare le rotte di approvvigonamento. E dunque di quanto sia utile per l’Italia il nuovo gasdotto in arrivo dall’Azerbaigian.

Sartori conclude dicendo in modo molto elegante che lo sviluppo delle grandi infrastrutture energetiche è una questione troppo seria e importante per lasciarla in balia dei ricatti delle amministrazioni locali.

In fondo – e questo l’aggiungo io – la sicurezza energetica passa anche dalla revisione del Titolo V della Costituzione.

La crisi ucraina: quali conseguenze per l’Italia?

Facile.it - La crisi ucraina: quali conseguenze per l'Italia? La Russia è il principale fornitore di gas naturale per le famiglie e le imprese italiane. Nel solo 2013, le importazioni in arrivo al Tarvisio sono state di quasi 30 miliardi di metri cubi, pari al 43% del totale dei consumi nazionali.

Questa situazione ha fatto però suonare negli ultimi mesi qualche campanello di allarme. Tutto il gas in arrivo in Italia dalla Russia transita infatti dall’Ucraina e si teme che l’instabilità politica nel Paese possa avere effetti imprevedibili sulla gestione dei gasdotti.

In particolare, un’Ucraina sempre più indebitata potrebbe cercare di ricattare la Russia per avere sconti sulle proprie forniture, minacciando di chiudere i rubinetti verso l’Europa.

La situazione è complessa, ma al momento non ci sono motivi di grave preoccupazione per l’Italia.

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L’Azerbaigian e il Corridoio meridionale

Azerbaijan and the Southern Gas Corridor to Europe: Implications for U.S. and European Energy Security – Conference ReportÈ disponibile online il report relativo alla conferenza Azerbaijan and the Southern Gas Corridor to Europe: Implications for U.S. and European Energy Security, organizzata dalla Jamestown Foundation il 13 Settembre 2013.

Il report non presenta contenuti particolarmente innovativi, ma raccoglie una serie di contributi interessanti. Particolarmente utile l’executive summary, che chiarisce in modo puntuale le questioni principali relative al Corridoio meridionale.

Completano il report alcuni grafici interessanti (come la ripartizione per campi della produzioen di gas azerbaigiana nei prossimi dieci anni), cartine e la trascrizione dei principali dibattiti dei tre panels.

L’impatto del non convenzionale

HCSS - The Geopolitics of Shale GasSegnalo anche io (ultimamente arrivo sempre secondo…) uno studio molto interessante, The geopolitics of shale gas, preparato da The Hague Centre for Strategic Studies e TNO.

Il lavoro ha un respiro ampio e cerca di analizzare in modo rigoroso il possibile l’impatto del non convenzionale a livello regionale e globale.

Gli autori usano un approccio basato sulla scenaristica e cercano di inviduare possibili evoluzioni dei mercati energetici, dedicando particolare attenzione alla stabilità politica dei paesi produttori.

Tra le conclusioni più rilevanti, la possibilità che il gas sostituisca quote crescenti di consumi petroliferi, creando una pressione ribassista sui prezzi del petrolio. Con ovvie conseguenze negative per i produttori più dipendenti dalle esportazioni petrolifere e più esposti alle oscillazioni di prezzo.

In prospettiva europea, lo studio fa suonare un chiaro campanello d’allarme su due paesi produttori molto vicini all’Italia: la Russia e l’Algeria. Tutti e due sono infatti molto dipendendi dal controvalore delle proprie esportazioni energetiche e presentano una situazione politica e sociale (soprattutto l’Algeria) potenzialmente esplosiva.

Saudi America, il nuovo swing producer?

Economist - Saudi America. The economics of shale oil Il petrolio continua a essere il centro dei mercati energetici globali, presenti e futuri. Sul tema, segnalo un bell’articolo dell’Economist, Saudi America. The economics of shale oil.

Il titolo rimanda esplicitamente a uno degli aspetti più interessanti del boom non convenzionale statunitense: la possibilità che gli Stati Uniti rivestano almeno in parte il ruolo di swing producer, oggi di fatto svolto a livello globale dall’Arabia Saudita.
A ostacolare una piena evoluzione in questo senso è però la legislazione statunitense, che vieta l’esportazione del greggio. Rimuovere l’ostacolo è molto difficile, ma non impossibile.

Tagliare la bolletta elettrica del 10%? Ecco come

Carlo Stagnaro - Tagliare la bolletta elettrica del 10%? Ecco comeCaro-bolletta elettrica? Le soluzioni sono a portata di mano, a partire dal taglio dei generosi e poco giustificabili sussidi alle rinnovabili. E arrivando fino a un reale completamento del processo di liberalizzazione del mercato.

A indicare la strada e fare due conti sul tema ci ha pensato Carlo Stagnaro, in un policy brief dal titolo Tagliare la bolletta elettrica del 10%? Ecco come, pubblicato dal IBL.

Con le scelte giute, è possibile togliere dalle spalle dei consumatori italiani da 4 a 6 miliardi all’anno. Basterebbe solo avere un governo interessato a farlo.