GSE: già nel 2013 più rinnovabili che gas

GSE - Fuel Mix Disclosure: determinazione del mix energetico nazionale per gli anni 2012-2013Il Gestore Servizi Energetici (GSE) ha pubblicato le statitische relative al mix iniziale nazionale dell’energia elettrica immesso in rete negli anni 2012 e 2013. Secondo i dati, che integrano produzione interna e importazione, nel 2013 le fonti rinnovabili nel loro insieme hanno contribuito per il 37,5% contro il 33,7% del gas naturale.

Come evidenziato anche dai dati Assoelettrica, si tratta di una tendenza consolidata, che peraltro è andata ulteriormente rafforzandosi nel primo semestre 2014. A dare un contributo essenziale, oltre ai sussidi alle rinnovabili, è stata soprattutto l’ottima prestazione dell’idroelettrico.

Notevole anche la quota stabile del nucleare di importazione, a conferma delle potenzialità di questa fonte e del ruolo che essa gioca non solo nel mix energetico francese, ma più in generale nel processo di consolidamento del mercato elettrico europeo.


GSE - Composizione del mix iniziale nazionale utilizzato per la produzione dell'energia elettrica immessa nel sistema elettrico italiano


Assoelettrica: nel 2014 consumi in calo, sussidi no

Newsletter Assoelettrica-I dati congiunturali del settore elettrico italiano (#3y14 gennaio-giugno2014)Assoelettrica ha diffuso il nuovo numero la propria newsletter con l’analisi dei dati congiunturali relativi al settore elettrico italiano nei primi sei mesi del 2014.

Ancora cattive notizie: consumi in calo, con l’economia nel suo insieme che non dà segni di voler ripartire. Gli italiani hanno consumato da gennaio a giugno 143 TWh, quasi 5 in meno rispetto allo stesso periodo del 2013 (-3,2%).

A peggiorare il quadro, un calo della produzione interna ancora più marcato (-4,4%), che ha fatto peggiorare il saldo (già negativo) con l’estero. Importiamo generazione da carbone tedesca e, soprattutto, nucleare francese, per un totale di quasi l’8% dei consumi (qui i dati ICE relativi al controvalore nei primi 4 mesi).

Guardando alla generazione, benissimo l’idroelettrico (+8,5%), che favorito dalle condizioni climatiche si conferma la seconda fonte, con 29 TWh. Male invece il gas, la nostra fronte principale: le centrali elettriche a metano hanno generato solo 50 TWh (-16,2%). Stessa riduzione in percentuale dei consumi di gas per la generazione, a conferma che ormai stanno ferme le centrali più efficienti.

In questo quadro, oltre ai gestori dell’idroelettrico (il carbone bianco!), a passarsela particolarmente bene sono invece i recettori di sussidi per le rinnovabili, che solo nel primo semestre sono arrivati alla cifra record di 5,9 miliardi di euro, 400 milioni in più dello stesso periodo del 2014.

A essere maligni, si potrebbe far notare che la cifra è stata pari a tre volte quanto il governo cinese pagherà in totale il 10% di Snam e Terna. Oppure a quanto il governo si aspetterebbe dalla (s)vendita del 5% di Eni e Enel. Forse è ora di ripensare la nostra “politica” energetica?

Europa e approvvigionamenti di gas: scenario al 2025

ISPI/Prometeia - Europa e approvvigionamenti di gas: alcuni possibili scenari per il prossimo decennioÈ stato pubblicato l’approfondimento Europa e approvvigionamenti di gas: alcuni possibili scenari per il prossimo decennio, realizzato da ISPI e Prometeia come parte del Rapporto di previsione (luglio 2014) di Prometeia.

Il rapporto traccia uno scenario di riferimento al 2025, rispetto al quale sono poi ipotizzate alcune variazioni in funzione dell’inasprimento dei rapporti russo-ucraini o di un’inattesa evoluzione tecnologica.

Nello scenario di riferimento, la domanda di gas naturale dei Paesi Ue arriverà fino a 500 Gmc (+38), con produzione in calo a 135 Gmc (-21) e importazioni in aumento a 365 Gmc (+59).

I principali fornitori saranno la Russia (150 Gmc), la Norvegia (100), il Qatar (50, via GNL) e l’Algeria (30). Altre importazioni via tubo arriveranno a 18 Gmc, mentre quelle via metaniera a 17.


ISPI/Prometeia - Bilancio gas naturale Ue: scenario di riferimentoISPI/Prometeia - La mappa degli approvvigionamenti (bcm)


La rete europea del gas

ENTSOG - The European Natural Gas Network (Capacities at cross-border points on the primary market) La European Network of Transmission System Operators for Gas (ENTSOG) ha pubblicato la versione aggiornata della sua cartina della rete europea di trasmissione del gas, The European Natural Gas Network 2014.

La cartina fornisce una mappatura di tutte le principali linee di trasmissione ad alta pressione ed è corredata di un utilissimo database con il dettaglio della capacità di trasmisione a tutti  i punti di confine.

 

BP Statistical Review 2014

Segnalo la nuova edizione dello Statistical Review of World Energy di BP, da cui ho tratto i dati dell’infografica della settimana scorsa.

Nessun sorpresa: la domanda mondiale di energia è arrivata a 12.730 Mtep, in aumento del 2% rispetto al 2012. A trainare i consumi Cina (+4,4%), Stati Uniti (+2,6%), India (+3,8%) e Brasile (+2,9%). Stagnante invece la domanda europea (-0,3%), con Francia (+1,3%) e Germania in aumento (+2,5%) e Italia (-2,7%), Spagna (-5,3%) e Regno Unito (-0,8%) in contrazione.

I primi dieci consumatori mondiali di energia nel 2013

In aumento i consumi di tutte le fonti, anche se con ritmi diversi. Più modesto nel caso di gas e petrolio (+1,1%) e nucleare (+0,6%), moderato nel caso di carbone (+2,8%) e idroelettrico (+2,7%) e marcato nel caso delle rinnovabili (+16%). In termini assoluti, a crescere di più è stato il carbone, che con 103 Mtep in più ha soddisfatto il 42% della nuova domanda.

Per quanto riguarda la composizione del paniere, il petrolio resta dominante (33%), seguito carbone (30%), gas (24%), idroelettrico (7%), nucleare (4%) e rinnovabili (2%). Paniere invariato rispetto al 2012, a dimostrazione della forte inerzia che caratterizza i consumi energetici.

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Dubbi in agguato sulla rivoluzione del non convenzionale

EIA-2014-ProjectionNegli ultimi anni da più parti è stato sottolineato come lo sfruttamento degli idrocarburi non convenzionali abbia trasformato profondamente lo scenario energetico degli Stati Uniti, garantendo all’industria oltre-oceano energia abbondante e a prezzi ridotti. La International Energy Agency (IEA)  è arrivata fino a ipotizzare un Nord America esportatore netto di idrocarburi attorno al 2030, situazione ben diversa da quella prevista solo una decina di anni fa.

Centrale in queste previsioni, oggetto di forte invidia da parte dei politici e delle associazioni industriali europee, è tuttavia la consistenza e l’economicità delle risorse di shale/tight oil/gas disponibili nel sottosuolo americano. In sostanza, tutto di pende dall’ammontare delle riserve, ossia dalla quantità di idrocarburi ragionevolmente sfruttabili con riferimento a certi livelli di prezzo e a certe tecnologie.

La stima delle riserve americane è andata in generale crescendo negli ultimi anni, ma ha anche conosciuto forti fluttuazioni, dovute i) alla difficoltà di quantificare l’ammontare di gas e petrolio tecnicamente estraibile e ii) alle notevoli variazioni nei prezzi, in particolare del gas (negli USA il prezzo del gas è variato tra i 2 e i 6 $ per milione di BTU negli ultimi anni).

Come esempio di quanta incertezza sia associata al livello delle riserve possiamo citare il probabile e drammatico downgrade delle riserve di petrolio della Monterey Shale Formation in California: secondo quanto riportato dal Los Angeles Times l’Energy Information Administration (EIA) starebbe per pubblicare delle nuove stime, inferiori del 96% (!) a quelle fornite un paio di anni fa.

Normale dunque che la stessa EIA nel suo recente Outlook presenti scenari futuri piuttosto diversi per quanto riguarda la produzione di idrocarburi. Nel Low Oil and Gas Resource Scenario la produzione petrolifera US raggiungerebbe il picco attorno al 2017 con circa 9 milioni di barili estratti al giorno (mb/d), subendo poi una progressiva contrazione fino a circa 6-7 mb/d nel 2040. Nel High Oil and Gas Resource Scenario, invece, la produzione continua a crescere fino a 13-14 mb/d nel 2040, rendendo così gli USA un piccolo esportatore netto di petrolio.

Insomma, l’incertezza domina il settore degli idrocarburi, sia per ragioni geologico-ingegneristiche che per ragioni economiche, ed è quindi auspicabile prudenza nei giudizi…e negli investimenti.