Eni sempre più asiatica

Eni sigla un accordo per la vendita di GNL a Giappone e Corea del SudEni ha concluso un accordo di fornitura di GNL con la coreana Korea Gas Corporation e la giapponese Chubu Electric Power Company. La fornitura prevede 28 carichi di GNL tra il 2013 e il 2017, per un totale di circa 2,5 Gmc.

L’accordo segue un contratto di fornitura siglato l’anno scorso per il mercato giapponese per un totale di poco meno di 5 Gmc. Eni sta in questo modo consolidando la propria posizione sui mercati asiatici, quelli coi prezzi di mercato e con le prospettive di sviluppo più alti al mondo.

 

Il gas russo e la difficile via della Cina

Four reasons why Russia’s gas ambitions in China may never be realisedInteressante analisi di Julian Lee, che suggerisce come la finestra di opportunità per la Russia di esportare grandi quantità di gas in Cina si stia rapidamente chiudendo.

Quattro le ragioni:

  • non si riesce a trovare un accordo sul prezzo (i cinesi cercano di prendere i russi per disperazione e assicurarsi gas a prezzi molto bassi, ma questi ultimi al momento possono tenere la posizione);
  • aumenta la concorrenza centrasiatica (qui l’isolamento infrastrutturale imposto dalla geografia e da Gazprom rende attraenti perfino i prezzi offerti dai cinesi);
  • la produzione non convenzionale cinese è destinata a crescere;
  • aumenta la concorrenza da parte del GNL, austrialiano e non

Insomma, il governo cinese ha studiato molto bene la lezione della diversificazione come strumento di sicurezza energetica. Sul versante russo, la strategia cinese è già stata anticipata da anni e infatti i grandi investimenti in esportazione continuano a concentrarsi in Europa.

Gas, i fatti del 2012

Gas, 2012 in pillole - Gionata Picchio - AgiEnergiaGionata Picchio propone su AgiEnergia una sintetica ma completa panoramica dei principali fatti del mondo del gas naturale italiano nel 2012.

Tra le tendenze da ricordare, il calo dei consumi (nonostante il grande freddo di febbraio), i passi avanti del mercato (scorporo di Snam e assegnazione quotidiana della capacità TAP) e Gazprom protagonista su più fronti (Nord Stream, South Stream, rinegoziazioni, indagini della Commissione).

Hydrocarbon Bonanza in the Levant

Mediterraneo orientaleIl Mediterraneo orientale è senza dubbio un’area calda dello scacchiere internazionale, crocevia di crisi interne e conflitti internazionali apparentemente endemici. Le importanti scoperte di giacimenti di gas offshore degli ultimi anni hanno aggiunto un ulteriore elemento di complessità al quadro.

Due Paesi particolarmente interessati sono Cipro e Israele. Il primo, membro dell’Ue con una spiccata sensibilità russa, è sospeso tra l’opportunità di nuovi investimenti in grado di risollevare almeno in parte la piccola economica (che la Commissione europea prevede in recessione anche nel 2013 e 2014) e l’irrisolto problema della divisione politica.

Israele, forte di un’economia più dinamica e di un cospicuo mercato interno, deve invece fronteggiare gravi problemi di sicurezza e potrebbe beneficiare di una più ampia cooperazione a livello regionale in tema di energia.

Nel quadro di una crisi siriana sempre più complicata, di una posizione egiziana ancora da chiarire e di una costante incertezza sugli sviluppi della questione iraniana, nel 2013 non mancheranno le sfide per gli operatori energetici e per i governi dell’area.

Di questi temi si parlerà in un seminario di ricerca a porte chiuse dal titolo “Hydrocarbon Bonanza in the Levant: Geostrategic Considerations in 2013“, in programma il 17 gennaio dalle 15 alle 17 presso l”ISPI di Milano. A discutere della questione con Yiorghis Leventis (direttore dell’International Security Forum di Cipro e docente alla Monarch Business School) saranno Nicolò Rossetto (Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia) e il sottoscritto.

L’impatto del gas non-convenzionale

A shale gas revolution?Segnalo un interessante studio del MIT su The Influence of Shale Gas on U.S. Energy and Environmental Policy.

Lo studio compara lo scenario energetico statunitense con e senza gas da argille e valuta l’impatto del non-convenzionale sul costo dell’energia, sugli interscambi con l’estero e sui livelli di occupazione.

I risultati sono tutti largamente prevedibili e naturalmente positivi in tutti gli ambiti. I ricercatori del MIT tuttavia sottolineano che il gas da argille ha anche l’effetto di prevalere sulle rinnovabili, riducendone il peso e quindi aumentando l’impatto in termini di emissioni.

Aggiungerei, però, che non si tratta di un fatto completamente negativo: oltre al fatto che il gas spiazza in larga misura anche il carbone, il cui uso per la generazione elettrica produce più alte emissioni, restano infatti due dati essenziali.

Il primo è che posticipare l’adozione di misure eccessivamente stringenti in materia ambientale, soprattutto nell’attuale contesto macroeconomico, rappresenta un vantaggio competitivo, anche perché consente di scaricare sugli altri i costi dei limiti autoimposti.

Il secondo è che entrare più tardi massicciamente nelle rinnovabili – ossia, quando il gas sarà troppo costoso in termini comparati – consente di utilizzare direttamente le tecnologie più avanzate, scaricando sugli altri i costi rappresentati dagli investimenti già effettuati (per semplificare molto, chi dubita che i pannelli solari tra 10 anni saranno molto più efficienti e molto meno cari? Bene, noi intanto avremo i pannelli di oggi e staremo ancora paganti il V conto energia…).

 Molto su cui meditare, su questa sponda dell’Atlantico.

UP, preconsutivo 2012

UP - Preconsutivo 2012L’Unione Petrolifera ha pubblicato il preconsutivo 2012, con l’analisi dello scenario mondiale e le previsioni per il 2013.

Per quanto riguarda l’Italia, spiccano i consumi energetici in calo (170,6 Mtep, -4,3%) e lo storico quasi sorpasso del gas (60,9 Mtep) sul petrolio (61,8 Mtep), dovuto al crollo dei consumi di quest’ultimo (-10,6%), a causa della crisi e della crescente pressione fiscale.

Per quanto riguarda la fattura energetica (import-export), la stima per il 2012 è di 65 miliardi (+3%), pari al 4,1% del pil. Per il 2013, l’aumento previsto è di altri 3 miliardi di euro.

Lettura caldamente consigliata (almeno le tavole statistiche) per chi voglia farsi un’idea delle tendenze in atto.