SEN – Strategia energetica nazionale

SEN - Documento di consultazioneSì, lo so: è stata pubblicata la Strategia energetica nazionale per la consultazione pubblica. E già le analisi preliminari si sprecano.

Per chi volesse una ricostruzione concisa, Nicolò Sartori.

Per chi volesse anche un giudizio, Carlo Stagnaro (la penso come lui, ma lui scrive meglio).

Infine, per chi ha qualche minuto per un buon podcast, la puntata di oggi di Nove in punto – la versione di Oscar dedicata alla SEN.

Direi che il mio contributo sarebbe stato superfluo.

 

 

Audizione di Scaroni in Senato

Slides: Audizione in Senato dell'ad di Eni, Paolo ScaroniL’ad di Eni Paolo Scaroni ha parlato mecoledì scorso davanti alla 10^ Commissione del Senato (Industria, commercio, turismo) della situazione del mercato del gas naturale.

In particolare, Scaroni ha sottolineato l’importanza che i contratti di lungo periodo con clausola take-or-pay, alla base del portafoglio Eni, abbiano negli anni garantito la sicurezza degli approvvigionamenti nazionale.

Il loro abbandono, secondo Scaroni, avrebbe la conseguenza di ridurre gli investimenti, orientare i Paesi esportatori verso altri mercati e che la concentrazione dell’offerta porti a manipolazioni dei prezzi.

Scaroni ha anche avanzato l’ipotesi che Eni possa rescindere i propri contratti per eccessiva onerosità, sottolineando però che ci sarebbero potenziali ricadute negative per la sicurezza degli approvvigionamenti.

In alternativa, considerando questa sicurezza come un bene pubblico, Scaroni caldeggia una qualche forma di ripartizione degli oneri affrontati da Eni direttamente sui consumatori, sotto forma di capacity payment (remunerazione per il possesso di contratti di lungo periodo), caldeggiata nei giorni scorsi anche dall’Autorità.

Aggiornamento: consiglio (e condivido) l’interpretazione proposta da Carlo Stagnaro: Col capacity payment gas, Eni takes, il consumatore pays.

Turchia: torna il gas azerbaigiano

Le infrastrutture turche di trasporto del gas e i luoghi degli attacchiI flussi di gas azerbaigiano verso la Turchia sono ripresi regolarmente ieri (10 ottobre), a sei giorni di distanza dalla completa interruzione del gasdotto sul suolo turco che riceve il metano dal South Causcasu Pipeline (Agi, Today.az).

A causare l’interruzione è stato un attentato compiuto dai terroristi curdi, molto attivi nell’area.

Resta invece fuori servizio il gasdotto Eastern Anatolia proveniente dall’Iran e oggetto di un altro attentato nei giorni scorsi.

Turchia: gasdotti nel mirino

Le infrastrutture turche di trasporto del gas e i luoghi degli attacchiI terroristi curdi stanno colpendo duramente le infrastrutture di trasporto del gas naturale in Turchia. Il 4 ottobre scorso un’esplosione ha danneggiato il gasdotto BTE, prosecuzione turca del South Caucasus Pipeline, l’infrastruttura che trasporta il gas azerbaigiano dal Caspio fino al confine tra la Georgia e la Turchia. L’attacco è avvenuto nel distretto di Sarikamis, nella provincia di Kars (Turchia orientale). Tutti flussi di gas provenienti dall’Azerbaigian sono stati interrotti, almeno fino a domenica prossima (AzerNews, Fox, Interfax).

Questa mattina (lunedì 8) i terroristi curdi hanno portato un secondo grave attacco alle infrastrutture turche, facendo saltare il gasdotto di importazione del gas iraniano (Eastern Anatolia), poco dopo l’ingresso dell’infrastruttura nel territorio turco, nei pressi di Dogubayazit, nella provincia di Agri (AzerNews, Reuters). L’entità del danno e la tempistica del ritorno in attività non sono ancora stati comunicati da BOTAS, la società pubblica che gestisce le infrastrutture.

La Turchia ha consumi annui di gas pari a circa 45 Gmc, totalmente importati: questo rende i gasdotti internazionali un elemento cruciale della sicurezza energetica turca. Dall’Azerbiaigian giungono ogni anno 6,5 Gmc, mentre dall’Iran ne provengono circa 9: complessivamente, gli attacchi hanno causato un’interruzione dei flussi pari a un terzo dei consumi turchi.

Il resto delle forniture proviene dalla Federazione Russa (23 Gmc) attraverso il gasdotto Blue Stream e attraverso un gasdotto minore proveniente dalla Bulgaria. Infine, circa 6,5 Gmc all’anno arrivano in Turchia via GNL.

I rischi per la sicurezza energetica turca sono amplificati dal peso del gas naturale nel paniere energetico (35%) e dalla scarsa capacità di stoccaggio disponibile (due soli campi, Kuzey Marmara e Değirmenköy, per un totale di 2,7 Gmc).

Gli attentati rappresentano dunque colpo per la Turchia: sebbene non ci siano immediati problemi di approvvigionamento, gli attacchi mettono in evidenza la vulnerabilità delle infrastrutture turche in un momento di particolare tensione, anche a causa della crisi siriana.

Sebbene le infrastrutture rimanenti siano quelle più difficilmente attaccabili da parte dei terroristi, sia per posizione geografica sia per livello di sorveglianza, il successo di un nuovo attacco avrebbe conseguenze gravi per l’economia turca.