È giunta l’ora delle batterie oppure no?

pila voltaicaSegnalo una mia analisi apparsa sul sito dell’Osservatorio Energia dell’ISPI, che cerca di fare il punto sugli accumuli elettrochimici nel settore elettrico, ovvero se dopo tutto il recente trambusto inscenato da Tesla si prospetti o meno una rapida diffusione delle batterie connesse alla rete elettrica.

Secondo il mio punto di vista la risposta è al momento negativa. Adesso e almeno per i prossimi anni, le batterie non hanno molto senso come sistema per accumulare energia elettrica, salvo certi casi specifici dove i costi proibitivi di connessione alla rete, le temporanee congestioni sulle medesime o la particolare sensibilità alla continuità del servizio possono giustificare limitate applicazioni (anche in quest’ultimo caso è probabilmente meglio un motore diesel, di cui però va valutato l’impatto ambientale).

Ovviamente, è possibile (ma non inevitabile) che tra 10-15 anni la tecnologia avrà ridotto i costi in misura tale che stoccare energia per mezzo di batterie inciderà pochissimo sul prezzo finale. In quel caso l’intero business elettrico sarà oggetto di una profonda revisione e l’energia elettrica potrebbe per allora diventare una commodity come il ferro o il grano.

Tuttavia, fino ad allora è meglio evitare di lasciarsi andare a facili entusiasmi. Dopotutto, è da 40 anni che si pensa di riuscire a sviluppare la fusione nucleare…

Turchia: esploso il gasdotto dall’Iran

Si alza la tensione in Turchia e le infrastrutture energetiche del Paese diventano bersaglio di attacchi esplosivi. Dopo l’avvio dei bombardamenti turchi contro le posizioni del PKK, condotti in parallelo agli attacchi all’ISIS, le forze armate curde hanno reagito facendo saltare ieri il gasdotto di importazione del gas iraniano in Turchia.

Turchia: il tratto di gasdotto saltato

L’Iran è il secondo fornitore di gas della Turchia, dopo la Russia, e tutti i flussi dipendono dal transito attraverso le aree orientali del Paese, dove la presenza e la capacità operativa curda sono più forti. Già in passato i gasdotti nell’area sono stati fatti saltare più volte, l’ultima su vasta scala nel 2012.

L'approvvigionamento di gas della Turchia (2014)

L’attacco di ieri non ha posto problemi di forniture ai clienti finali, perché durante la stagione estiva i consumi sono più bassi e perché le forniture russe e azerbaigiane consentono di compensare, in caso di necessità. Tuttavia l’episodio ha messo ancora una volta in evidenza la vulnerabilità del sistema turco, di fatto totalmente dipendente dalle importazioni e caratterizzato da consumi in crescita nel lungo periodo.

Una vulnerabilità che apre a due riflessioni: Gazprom si conferma ancora una volta il fornitore di ultima istanza, chiamato a garantire la sicurezza dell’approvvigionamento quando i clienti europei e turchi ne hanno bisogno, sia che si tratti di instabilità delle forniture nordafricane o mediorientali, sia che si tratti di picchi invernali di freddo. A prescindere dal fatto che in questa circostanza siano aumentate o meno le richieste di gas russo, il polmone dell’approvvigionamento europeo resta la Russia, rete ucraina permettendo.

La seconda riflessione riguarda il gas iraniano: per quanto la coalizione internazionale – Iran incluso – possa sconfiggere militarmente l’ISIS, l’Iraq settentrionale e le aree circostanti sembrano destinati a rimanere fortemente instabili per parecchio tempo a venire. Ne consegue che l’ipotesi di esportare il gas iraniano in Europa via tubo nel corso del prossimo decennio resta un’ipotesi molto improbabile. Più probabile invece che, quando si troveranno i finanziamenti, le eventuali esportazioni di gas iraniano avvengano via tubo verso oriente o via GNL, limitando i rischi per la sicurezza delle esportazioni. Con buona pace del governo turco.

Focus trimestrale sicurezza energetica – Q1 2015

Focus 2015Q1È stato reso pubblico il focus sulla sicurezza energetica relativo al primo trimestre del 2015, realizzato per l’Osservatorio di Politica Internazionale (Senato, Camera e MAE).

Dopo un’introduzione dedicata all’analisi del contesto internazionale (inclusa la questione iraniana), il capitolo primo del Focus è dedicato all’analisi dei consumi energetici, con particolare attenzione al gas naturale e al suo approvvigionamento. Questi due capitoli sono realizzati dal sottoscritto.

Il capitolo secondo è invece dedicato all’offerta e, nello specifico, alle politiche dei Paesi produttori di gas naturale e dei Paesi di transito dei gasdotti attualmente in funzione o in fase di progettazione/realizzazione. Ai recenti sviluppi del sistema di infrastrutture di trasporto e alle prospettive di realizzazione di nuovi progetti è poi dedicato il capitolo terzo. Questi due capitoli sono realizzati da Carlo Frappi.

Infine è presente un approfondimento dedicato alle infrastrutture di interconnessione nel nuovo panorama energetico europeo, realizzato da Lorenzo Colantoni.

Revoca delle sanzioni economiche e commerciali nei confronti dell’Iran

Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha approvato all'unanimità la revoca delle sanzioni economiche e commerciali nei confronti dell'Iran. Intervista a Matteo VerdaIl superamento delle sanzioni all’Iran continua a dominare l’attenzione degli analisti e dei media, nel tentativo di capire quali saranno le conseguenze e in quale orizzonte temporale.

Sul tema ho detto la mia ai microfoni di Radio Radicale, intervistato da Lorenzo Rendi. L’audio integrale dell’intervista è disponibile in streaming: Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha approvato all’unanimità la revoca delle sanzioni economiche e commerciali nei confronti dell’Iran. Intervista a Matteo Verda.

Gli effetti dell’accordo Usa-Iran su petrolio e gas

Gli effetti dell’accordo Usa-Iran su petrolio e gasSegnalo una mia intervista uscita oggi su Formiche.net, di cui propongo di seguito l’incipit.

Quanto ci vorrà per il rientro dell’Iran nel mercato petrolifero?
Se tutto andasse come previsto, i primi volumi veri li vedremo a gennaio dell’anno prossimo. Questo perché lo sblocco vero delle attività è previsto dopo il 15 dicembre. Dopo i primi due trimestri del 2016 si potrà fare un primo bilancio. Le stime oscillano tra i 500mila e 1 milione di barili nel 2016, ma è plausibile che si attestino sugli 800mila le più plausibili.

Da cosa dipenderà?
In primo luogo dal tempo che servirà per rendere di nuovo efficienti molti pozzi, che ora non sono in buone condizioni dopo il lungo stop.

L’Iran rivedrà le formule contrattuali, come gli chiedono le big oil?
Probabile, ma ci vorrà un po’ di tempo. Gli effetti sulla produzione difficilmente si vedranno prima non prima di 5 anni minimo. I nuovi contratti andranno infatti a regolare i rapporti per i nuovi giacimenti, non per quelli già operativi.

Il resto dell’intervista è accessibile qui.