Capitali stranieri? La differenza la fa la regolazione

Formiche.net - Soluzione Cassa depositi e prestiti per Saipem?«Sugli investimenti stranieri in generale, invece, il nodo a mio parere è un altro. O noi siamo fiduciosi di far rispettare le leggi italiane in Italia o avremo sempre paura degli investimenti, da qualunque parte provengano. Dobbiamo essere capaci noi di regolare il mercato, è questa la nostra sfida. I soldi americani valgono quanto quelli cinesi e una volta immessi nel mercato europeo sono soggetti alle nostre leggi. Dunque il problema non è il rapporto con la Cina, ma la propria capacità di autogoverno. L’esempio di Paesi come il Regno Unito, polo di attrazione di investimenti da tutto il mondo, lo dimostra».

Il resto della mia intervista su Formiche, realizzata da Michele Pierri, la trovate qui: Soluzione Cassa depositi e prestiti per Saipem? A scanso di equivoci, non ho cambiato idea sulle privatizzazioni: dico solo che tra Eni e Saipem, per fare politica industriale ha più senso mantenere in CDP la seconda.

TAP: arriva l’endorsement di Passera

IU - Energia: il Tap è la soluzione perfettaIl TAP, ormai è noto, è il gasdotto destinato a portare il metano azerbaigiano in Italia, a partire dalla fine di questo decennio. In realtà, di 870 km, solo una manciata saranno quelli in suolo italiano: eppure il movimento del no-a-tutto ha trovato un nuovo spauracchio, declinato in no-TAP.

In generale, tuttavia, il gasdotto ha trovato un silenzioso appoggio nel governo. Forte anche del sostegno europeo, dei vantaggi in termini di diversificazione degli approvvigionamenti e della coerenza con la strategia energetica nazionale, fortemente voluta dall’allora ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera.

E oggi è arrivato un endorsement molto partecipato proprio di Italia Unica, il partito a cui Passera sta lavorando da mesi. Si tratta della prima uscita del partito in tema di energia, nonché la prima presa di posizione forte di un partito a favore dell’infrastruttura, alla ricerca del consenso di quella larga fetta della popolazione che vede ancora con favore lo sviluppo infrastrutturale del Paese.

Speriamo che sia uno spunto per un dibattito politico serio in materia di energia.

Malignità: Italia Unica è stata lanciata dal goffo slogan “io siamo“… leggendo il post sul TAP, si incappa in due perle [tempestivamente ora corrette: ma qui c’è lo screenshot]: un veniale “senza socializzazione dei cosi in bolletta” e un ben più stridente “e non pensiamo a cosa succedesse se anche l’Algeria avesse problemi”. I casi sono due: o nessuno ha riletto il post, o è in atto una guerra alla lingua italiana.

CDP, Cina, privatizzazioni: parole in libertà

La Stampa - Pechino punta sull’Italia e compra azioni di Fiat e Telecom Il governo cinese sta investendo massicciamente in Italia: non solo Eni ed Enel, ma anche negli ultimi giorni Fiat, Telecom e Prysmian (ex-Pirelli cavi). Tutte partecipazioni di poco superiori al 2%, tali da far scattare l’obbligo di segnalazione alla Consob e quindi la pubblicità all’evento. A queste operazioni si aggiunge poi la partecipazione in arrivo in Terna e Snam Rete Gas, tramite CDP Reti.

Secondo i dati riportati da La Stampa, nel primo semestre gli operatori cinesi hanno investito all’estero 32 miliardi di euro, in 2.766 imprese di 146 Paesi diversi. E l’Italia ha giocato un ruolo di primo piano, con un controvalore di circa il 20% del totale: come si è detto, chi ha i soldi compra, chi non li ha vende.

Che il governo cinese investa anche per migliorare l’immagine del Paese in Italia è plausibile e spiegherebbe il sistematico sforamento della quota del 2%. Ma da un’operazione di marketing, oltre che di portafoglio, a una progressiva rottura del rapporto Italia-USA o a un affossamento del trattato di libero scambio transatlantico – come ipotizzato in alcuni commenti – ce ne passa parecchio.

C’è anche chi commentando si è dato alla fantapolitica, paventando una caduta di Renzi per mano americana. Non entro nel merito, ma forse varrebbe la pena tenere distinta la cessione della quota in Snam Rete Gas da pare di CPD dalla possibile vendita di Saipem da parte di Eni: si tratta di due aziende completamente diverse.

Certo, Saipem per i cinesi sarebbe un’acquisizione interessante dal punto di vista industriale, ma l’azienda, una delle società di ingegneria più grandi al mondo, non è specializzata in non-convenzionale. Non cambierebbe, insomma, le sorti della corsa cinese al gas da argille, settore nel quale peraltro le aziende cinesi stanno spendendo miliardi di dollari e acquisendo tecnologia e servizi direttamente dal mercato statunitense.

Quando giungerà l’ora del governo Renzi, bisognerà insomma trovare una giustificazione più plausibile. Ma magari intanto varrebbe la pena di interrogarsi seriamente sul modello di supervisione dei settori strategici una volta che il processo di privatizzazione andrà ancora avanti. Uno Stato in grado di regolare e monitorare le attività dei privati non è uno Stato più debole, ma uno più forte.

Energia e privatizzazioni: chi ha i soldi compra, chi non li ha vende

SE - Snam e Terna? Al 10% saranno del Governo cineseI fatti: CDP ha ceduto al governo cinese una partecipazione del 35% in CDP Reti, che a sua volta controlla circa il 30% di Snam Rete Gas e (tra poco) il 29,85% di Terna. Facendo una (impropria) moltiplicazione, 35% del 30%, a fronte di un esborso di circa 2 miliardi la quota in mano al governo cinese sarebbe di poco inferiore al 10,5%.

Abbastanza per farsi notare, ma decisamente troppo poco per comandare. Ma in fondo, che è successo? Il governo ha deciso molto cautamente di fare quel che si invoca da anni, ossia ridurre ulteriormente il perimetro della partecipazione pubblica nell’economia. Altrimenti detto, privatizzare.

Il processo di privatizzazione nel settore energetico è vecchio di almeno venti anni, quando si iniziò a trasformare in società per azioni Eni ed Enel e collocarne quote crescenti sul mercato. Fino ad arrivare a oggi, dove il governo controlla le due aziende con una quota di minoranza, del 31,2% nel caso di Enel e del 30,1% nel caso di Eni (di cui il 25,76% tramite CDP).

In tutto questo, il governo cinese ha già una quota di poco più del 2% nelle due aziende e potrebbe aumentare la partecipazione, soprattutto in caso di ulteriori dismissioni (5%?).

La ragione è abbastanza chiara: i decisori politici cinesi si trovano a gestire un eccesso di liquidità dovuto agli attivi di bilancia commerciale e utilizzano le riserve disponibili per acquisire partecipazioni di minoranza in ogni angolo del globo. Lo scopo è essenzialmente quello di diversificare il rischio che garantisca il mantenimento del valore del capitale nel tempo.

E i Paesi in crisi e a corto di liquidità, come l’Italia o la Grecia o la Spagna, offrono buone opportunità di investimento, a volte a prezzi d’occasione. E chi ha i soldi compra, chi non li ha vende. Domanda e offerta, tutto qui.

PS: Faccio notare, a latere, che a differenza di quanto ipotizzato a inizio anno, la cessione ai cinesi della partecipazione in CDP Reti non ha riguardato CDP Gas, che controlla il gasdotto TAG. Quello che trasporta attraverso l’Austria tutto il gas russo in arrivo al Tarvisio, per intenderci.

Presidenza italiana dell’UE e energia: focus sulle interconnesioni

NGE - Italian Presidency to Focus on Interconnections, Neutral to TargetsSegnalo una mia intervista dal titolo Italian Presidency to Focus on Interconnections, Neutral to Targets, realizzata da Sergio Matalucci per Natural Gas Europe.

Si è parlato di interconnessioni, di nuovi gasdotti, di Mediterraneo e, naturalmente, di presidenza italiana dell’UE. Un ruolo che, lo confesso, ritengo largamente simbolico e poco incisivo, soprattutto quando non ci sono priorità chiaramente definite e portate avanti a livello nazionale.

GSE: già nel 2013 più rinnovabili che gas

GSE - Fuel Mix Disclosure: determinazione del mix energetico nazionale per gli anni 2012-2013Il Gestore Servizi Energetici (GSE) ha pubblicato le statitische relative al mix iniziale nazionale dell’energia elettrica immesso in rete negli anni 2012 e 2013. Secondo i dati, che integrano produzione interna e importazione, nel 2013 le fonti rinnovabili nel loro insieme hanno contribuito per il 37,5% contro il 33,7% del gas naturale.

Come evidenziato anche dai dati Assoelettrica, si tratta di una tendenza consolidata, che peraltro è andata ulteriormente rafforzandosi nel primo semestre 2014. A dare un contributo essenziale, oltre ai sussidi alle rinnovabili, è stata soprattutto l’ottima prestazione dell’idroelettrico.

Notevole anche la quota stabile del nucleare di importazione, a conferma delle potenzialità di questa fonte e del ruolo che essa gioca non solo nel mix energetico francese, ma più in generale nel processo di consolidamento del mercato elettrico europeo.


GSE - Composizione del mix iniziale nazionale utilizzato per la produzione dell'energia elettrica immessa nel sistema elettrico italiano