Il caso Mattei

Rai - Il caso MatteiSegnalo ai lettori del blog un film che la Rai ha riproposto qualche giorno fa. Si tratta de Il caso Mattei, pellicola del 1972 diretta da Francesco Rosi.

Il film è sostanzialmente un documentario che ripercorre l’esperienza dell’Eni di Mattei dalla metà degli anni ’40 ai primi anni ’60 e indaga sulla misteriosa morte dell’ingegnere avvenuta nell’ottobre del 1962.

Al di là dell’analisi sulle possibili cause dell’incidente aereo in cui perse la vita Mattei, il film evidenzia due cose interessanti:

1) il pensiero politico-economico di Mattei, che attribuisce un importante ruolo all’industria di Stato laddove l’iniziativa privata sia inerte o dove le possibilità di lucrose rendite produrrebbero un ingiustificato arricchimento di pochi ai danni dei molti: “lo Stato moderno, sempre più espressione del principio democratico, assume delle responsabilità precise in campo economico, proponendosi obiettivi coordinati nel quado di un programma di sviluppo generale”.

2) la costatazione che nell’industria petrolifera, economia e politica sono inestricabilmente legate: “chi si occupa di petrolio fa politica, politica estera per la precisione”.

PS: per un’analisi più giornalistica del caso Mattei, segnalo anche questa puntata di La storia siamo noi di qualche anno fa.

Focus sicurezza energetica – Q1 2014

OSP - Focus sicurezza energetica - Q1 2014È stato reso pubblico il focus sulla sicurezza energetica relativo al periodo gennaio/marzo 2014 realizzato per l’Osservatorio di Politica Internazionale (Senato, Camera e MAE).

Il primo capitolo del Focus è dedicato all’analisi del fabbisogno di gas nei principali mercati europei, con specifico riferimento al difficile contesto della generazione termoelettrica da gas e alla composizione dell’approvvigionamento di gas dei principali Paesi europei.

Il secondo capitolo è invece dedicato all’offerta e, nello specifico, alle politiche dei Paesi produttori di gas naturale e dei Paesi di transito dei gasdotti attualmente in funzione o in fase di progettazione/realizzazione. Ai recenti sviluppi del sistema di infrastrutture di trasporto e alle prospettive di realizzazione di nuovi progetti è infine dedicato il terzo capitolo.

Il focus è completato da un approfondimento di Nicolò Rossetto dedicato alla crisi delle utility tradizionali e la sicurezza del sistema elettrico italiano.

Le conseguenze geopolitiche del non convenzionale americano

Nicolò Sartori - Geopolitical Implications of the US Unconventional Energy RevolutionLe conseguenze a livello internazionale della produzione di petrolio e gas non convenzionali negli Stati Uniti sono un tema che ha inevitabilmente attratto parecchia attenzione negli ultimi anni, data la dimensione del fenomeno.

Sul tema segnalo l’interessante articolo di Nicolò Sartori dal titolo Geopolitical Implications of the US Unconventional Energy Revolution, appena uscito sull’International Spectator.

Per chi non avesse accesso diretto ai contenuti online, la tesi centrale del lavoro è che la rivoluzione del non convenzionale sta portando gli Stati Uniti sulla strada dell’indipendenza energetica, riducendo la dipendenza dalle importazioni e dunque la vulnerabilità rispetto alle dinamiche politiche nei paesi produttori.

Questa tendenza non porterà tuttavia a un disimpegno dal Medio Oriente e, più in generale, dalle dinamiche globali legate all’energia, destinate in ogni caso ad avere ripercussioni sull’economia globale e quindi su quella americana. Ma aumenterà la libertà di manovra statunitense, soprattutto nel quadro più ampio del confronto con l’ascesa cinese e della protezione degli alleati tradizionali, da Israele al Giappone e alla Corea del Sud.

Nel caso del rapporto coi Paesi europei, più che la rivoluzione del non convenzionale, a pesare sarà la crescente perifericità del Vecchio continente. Nonostante la temporanea ribalta concessa dalle vicende ucraine, l’Europa interesserà sempre meno agli USA,  soprattutto rispetto alla sempre più importante competizione con la Cina.

Parlando di Occidente, infatti, in prospettiva statunitense si parlerà sempre di più di America, settentrionale ma anche meridionale, dove i giacimenti energetici promettono un utile complemento alla produzione non convenzionale di Washington.

Un sano bagno di realismo quello fornito da Sartori, mentre a Bruxelles si continua con la consueta contemplazione dell’ombelico a oltranza.

Le migliori università per lavorare nell’oil&gas

Rigzone - The EU's Best Universities for an Oil CareerUn buon lavoro nell’industria petrolifera? Meglio partire bene e scegliere un’università che offra un curriculum di studi competitivo, buone connessioni con l’industria e – of course – didattica in inglese.

A mappare le migliori offerte in Europa ci ha pensato Rigzone (se poi interessa, c’è anche un elenco delle università statunitensi).

Tenetevi forte, l’Italia fa un figurone: due atenei su sette sono italiani. Si tratta del Politecnico di Torino, che offre la laurea magistrale in Petroleum Engineering, e dell’Università degli Studi di Perugia, che offre la laurea magistrale in Petroleum Geology.

Gli altri atenei sono le due università di Aberdeen, la Norwegian University of Science and Technology, l’olandese Delft University of Technology e l’austriaca Montanuniversität Leoben.

Certo, come ogni graduatoria è opinabile e forse incompleta, ma il punto centrale resta: dove si investe in internazionalizzazione e si creano percorsi di studio che guardano alle frontiere dell’industria, l’università italiana ha ancora molto da dire.

Slides – Fattori di rischio geopolitico per la sicurezza energetica nazionale

Fattori di rischio geopolitico per la sicurezza energetica nazionaleSono scaricabili qui le slides relative al mio intervento «Fattori di rischio geopolitico per la sicurezza energetica nazionale», tenuto mercoledì 2 luglio presso la Scuola militare “Nunziatella” di Napoli nelll’ambito della conferenza S«cuola Università, Ricerca, Alta  Formazione:insieme per affrontare le sfde della complessità e delle globalizzazione».