Energy International Risk Assessment

Energy International Risk Assessment - june 2014Segnalo l’uscita del numero di giugno dell’Energy International Risk Assessment, un’interessante newsletter dedicata alle questioni di sicurezza energetica.

Tra i temi trattati questo mese, le trivellazioni nell’Adriatico, la posizione di Austria e Bulgaria sul South Stream, i rapporti israelo-palestinesi, la genesi di Boko Haram, l’instabilità in Libia, il gas e il rapporto turco-cipriota.

Ce n’è per tutti, insomma, con un discreto livello di analisi e il dono della sintesi. Buona lettura.

Amaie Sanremo: 430 mila euro di multa

AmaieSanzione pesante per l’Amaie, la municipalizzata di Sanremo: 10% del fatturato del 2010, pari a quasi 430.000 euro. Secondo quanto indicato nella delibera (215/2014/S/eel), Amaie non ha rispettato gli obblighi di legge relativi all’installazione dei misuratori elettronici per ben due anni: 2008 e 2009 (SQ indica anche il 2011).

Amaie ha dunque violato la normativa che prevede un progressivo aumento della quota di utenti che dispongono dei misuratori elettronici, i contatori che consentono servono tra l’altro a garantire al cliente una fatturazione basata su prelievi effettivi e che offrono agli operatori la possibilità di proporre offerte di vendita a prezzi multiorari.

Amaie ha tentato di evitare la sanzione addossando la responsabilità alle trattative fallite con Enel per la cessione della rete, ma l’Autorità ha giudicato le giustificazioni assolutamente insufficienti. L’esistenza di una trattativa, tra l’altro dall’esito incerto, non può infatti esimere dal rispetto delle prescrizioni di legge.

La delibera è del 16 maggio e Amaie aveva in teoria trenta giorni per pagare o sessanta giorni per fare ricorso. Difficile che la via del ricorso possa portare a ribaltare la delibera. Alla fine, con ogni probabilità, a pagare saranno i sanremesi, sia come utenti o sia come azionisti.

Nota: Sanremo è la mia città, per questo l’argomento mi sta a cuore.

L’impatto del TAP per l’Italia

ISPI - Contribution of TAP to the Italian EconomyEccomi tornato. Segnalo un mio paper dal titolo Contribution of Tap to the Italian Economy, pubblicato qualche giorno fa dall’ISPI. Il lavoro cerca di ricostruire l’impatto sull’economia italiana della costruzione del gasdotto TAP, predendo in considerazione diversi livelli.

In primo luogo, l’impatto locale, cruciale per vincere la battaglia del consenso anche sul territorio. Da questo punto di vista, l’impatto previsto è di 80 milioni di euro all’anno in fase costruttiva e di 4 milioni all’anno in fase operativa in Puglia (dati Nomisma Energia).

L’impatto più rilevante è però quello a livello nazionale. L’infrastruttura contribuirà a diversificare l’approvvigionamento e quindi aumenterà la sicurezza energetica nazionale. Definire una cifra esatta è complesso (e dipende dall’evoluzione del contesto normativo), ma il fatto gasdotto sia realizzato tutto con fondi privati rende inevitabilmente positivo il contributo in termini di costi per il sistema.

Giova tra l’altro ricordare che la Puglia beneficia come le altre regioni italiane della diversificazione delle importazioni e che in consumi pugliesi si aggirano comunque sui 4 Gmc annui.

Inoltre, sempre in termini di benefici aggregati a livello nazionale, la costruzione del TAP è un presupposto indispensabile per l’attuazione della strategia volta a rendere l’Italia l’hub del gas per l’Europa meridionale. Detto in modo meno esoterico, realizzando il TAP si potrà invertire il flusso del gasdotto in arrivo dalla Svizzera (Transitgas) e rendere l’Italia un importante Paese di transito. I benefici saranno soprattutto per Snam Rete Gas, che potrà incamerare i proventi delle tariffe di transito, che da una mia stima preliminare potrebbero arrivare a 150 milioni di euro.

Insomma, l’Italia ha tutto da guadagnare dalla realizzazione del TAP, analogamente a quanto avviene nel caso di altri grandi importanti investimenti infrastrutturali. La strada della ripresa economica e del benessere nel lungo periodo passa anche da lì.

Continua la crisi russo-ucraina

mappa-ucrainaSe non fosse che delle persone stanno morendo negli scontri fra miliziani filo-russi e soldati pro-Kiev, la crisi russo-ucraina potrebbe essere facilmente paragonata a una telenovela o a una partita di poker dai continui colpi di scena.

Stando a quanto riportato dal Sole 24 Ore, il tira e molla tra Mosca a Kiev si è riacutizzato in queste ore a seguito dell’abbattimento di un aereo militare da parte dei ribelli e della dichiarazione di Gazprom di pompare in Ucraina, d’ora in poi, solo il gas pagato in anticipo.

La tensione torna dunque a salire, a dimostrazione di come la crisi non sia affatto di facile soluzione e di come le pressioni e le iniziative di Bruxelles abbiano un potere limitato.

Come più volte ribadito in questo blog, la sicurezza energetica italiana non è al momento minimamente in pericolo, ma è possibile che alcuni Paesi dell’Est Europa debbano presto fronteggiare una scarsità di gas che potrebbe colpire nei prossimi mesi il comparto industriale e quello elettrico (in caso di scarsità, scatterebbe infatti il razionamento dell’offerta, che favorisce i consumatori domestici e penalizza le imprese e le centrali termoelettriche).

Difficile tuttavia pensare che in un modo o nell’altro un accordo non venga raggiunto per l’autunno. Troppi i soldi in palio, anche per Mosca. Certo, come in una partita a poker, resta da vedere chi spunterà il risultato migliore.

Sicurezza energetica: le proposte della Commissione europea

bandiera europeaNonostante il suo mandato scada tra pochi mesi, la Commissione europea ha pubblicato la scorsa settimana le sue proposte per una Strategia per la Sicurezza Energetica Europea.

Rispondendo alle richieste del Consiglio europeo di marzo, e tenendo in considerazione in primo luogo i rischi connessi alla crisi russo-ucraina, la Commissione ha ribadito la necessita di adottare una strategia “testarda”, che promuova la capacità dell’Unione di resistere nel breve termine agli shock e alle interruzione dei rifornimenti energetici e che, nel lungo periodo, consenta alla stessa Unione di ridurre la dipendenza da particolari fonti di energia, particolari fornitori o particolari vie d’approvvigionamento.

Per fare questo è necessario ci sia la volontà degli Stati membri di coordinarsi e cooperare attivamente, anteponendo la prospettiva comunitaria a quella strettamente nazionale. Si tratta di qualcosa più facile a dirsi che a farsi, visto che i vari Stati membri presentano situazioni fortemente differenziate e quindi non è facile per i vari governi superare gli egoismi nazionali e adottare atteggiamenti più solidali.

A questo punto la palla passa al Consiglio europeo, che si riunirà il 26 e 27 giugno e che dovrà anche esprimersi sulle proposte circa le politiche energetico-climatiche per il 2030.

PS: guardando all’elenco delle infrastutture che per la Commissione sono importanti per garantire la sicurezza enegetica nei vari paesi membri viene da chiedersi chi pagherà il tutto. La trentina di infrastrutture elencate hanno infatti un costo di realizzazione di alcune decine di miliardi di euro ed è poco plausibile che i privati saranno disposti a metterceli tutti, tanto più che la domanda di energia in Europa è stagnante e il consumo di gas in Europa dovrebbe addirittura cadere, se venisse attuato il piano proposto dalla Commissione per il 2030. D’altra parte, la sicurezza è un bene pubblico e il mercato non è il miglior meccanismo per garantirne un’adeguata offerta.