La sicurezza energetica nel XXI secolo

La sicurezza energetica nel XXI secolo: prospettive dall'Italia e dal MondoSegnalo il supplemento n. 6/2013 di Informazioni della Difesa, la rivista dello Stato Maggiore della Difesa, dedicato a La sicurezza energetica nel XXI secolo: prospettive dall’Italia e dal Mondo.

Si tratta di una raccolta di 32 scritti, suddivisi in quattro sezioni: l’inquadramento teorico, la visione nazionale, la visione europea e la visione internazionale.

Suggerisco di dare un’occhiata all’indice: gli articoli e le firme sono molto vari, coprendo una vasta gamma di quesitoni geopolitiche e tecniche.

 

Attenzione agli articoli di giornale

Energia rinnovabile, record al 55%. E il Cnr avverte: anche il gas inquina troppoParlare di energia non è affatto semplice, perchè molte sono le competenze richieste: dalla fisica all’economia, dal diritto alla politica. A tali competenze si aggiunge la necessità di avere alcune qualità, in primis la capacità di essere precisi lessicamente e non noiosi contenutisticamente.

Nel caso in cui a parlare sia un giornalista, a questo sono richieste ulteriori caratteristiche: capacità di sapersi informare rapidamente e abilità nel produrre un contributo sintetico in breve tempo (poche ore di solito, qualche giorno al massimo).

Purtroppo, non sempre queste cose si riscontrano nella stampa italiana e un buon esempio è un articolo apparso un paio di giorni fa sul Sole 24 ore.

L’autore, parlando dell’ascesa delle rinnovabili nel mix elettrico italiano, commette delle imprecisioni o presenta, a mio avviso, le cose in modo un po’ sensazionalistico/parziale. Ecco una lista di punti critici:

  1.  si dice che le rinnovabili ormai dominano il mercato e hanno prodotto il 55% dell’elettricità scambiata la scorsa settimana sulla borsa elettrica, ma si omette di dire che la loro quota nella produzione complessiva di elettricità è ben minore, circa del 40% (molta elettricità non è scambiata nella borsa, ma viene venduta in base ad accordi bilaterali);
  2. che una molecola di metano nell’aria sia responsabile di un effetto serra ben maggiore di una molecala di CO2 è cosa nota da tempo e il sottoscritto si preoccuperà di scrivervi in futuro quale sia la novità effettivamente emersa dagli studi del CNR;
  3. ci si dimentica che il protocollo di Kyoto si è esaurito nel 2012 e che gli attuali impegni sulle emissioni clima-alteranti sono un’autonoma decisione politica presa dall’Unione europea nel 2009;
  4. non si sottolinea che le forti fluttuazioni su base settimanale della produzione da sole, vento e acqua sono normali e quindi le enormi variazioni percentuali riportate sono poco significative;
  5. i critici delle rinnovabili, che sottolineano come la loro presenza faccia crescere il prezzo dell’elettricità, si riferiscono normalmente ai prezzi finali, comprensivi degli oneri di sistema, e certamente non al PUN, che è un prezzo all’ingrosso su cui gli oneri di sistema (tra cui quelli per pagare i sussidi alle rinnovabili) non sono ancora stati applicati;
  6. nella penultima frase manca un secondo “non”, che ovviamente fa cambiare il senso complessivo.

Disclaimer: non ho nulla di personale contro l’autore dell’articolo, che ho semplicemente voluto prendere a esempio di un mal costume di parte del giornalismo, peraltro non solo italiano.

Russia e Cina siglano l’accordo sul gas

FT - China and Russia sign gas dealCome ampiamente riportato dai media (FT, RIA, Reuters, Xinhua), la russa Gazprom e la cinese CNPC sono giunte a un accordo sulla fornitura di gas naturale via gasdotto (il costruendo Power of Siberia). Si tratta di un importante passaggio nella storia delle relazioni russo-cinesi, di grande valore politico oltre che economico.

L’accordo prevede volumi per 38 Gmc all’anno per 30 anni a partire dal 2018, per un totale di 1.140 Gmc. Il prezzo non è stato annunciato, ma secondo le dichiarazioni di Gazprom il valore atteso è di 400 miliardi di dollari, pari a 350 dollari ogni mille metri cubi. Si tratta di una cifra più o meno in linea coi prezzi pagati dai clienti europei dopo le recenti rinegoziazioni.

La cifra iniziale è però semplicemente una proiezione dei prezzi di partenza, ma non dice nulla sulla formula di calcolo del prezzo e dunque su come evolverà in futuro il controvalore dei flussi. Un altro elemento cruciale, sul quale è stato posto il segreto, è quello delle modalità di rinegoziazione.

Proprio la formula e le modalità di rinegoziazione hanno tenuto aperto fino all’ultimo un negoziato che, tra alti e bassi, andava avanti da un decennio. Anche se la crisi ucraina ha accelerato le cose, l’accordo era però inevitabilmente: la Russia ha le più grandi riserve al mondo e la Cina è il più grande consumatore al mondo di energia, in continua crescita.

Gazprom ha dichiarato un investimento previsto di 55 miliardi di dollari per il progetto, mentre da parte cinese si prevede un investimento di circa 20 miliardi di dollari. Per i russi si tratta di un’ottima diversificazione rispetto alla dipendenza dai clienti europei, mentre per i cinesi rappresenta una tassello importante della diversificazione dell’approvvigionamento, oltre che un vantaggio in termini di costo rispetto alle molto più costose importazioni di GNL.

Dal punto di vista europeo, non ci saranno in ogni caso conseguenze di rilievo. I giacimenti da cui proverrà il gas diretto in Cina (Kovykta e Chayandin) si trovano in Siberia Orientale, mentre il grosso dei volumi diretti verso l’UE proviene e continuerà a provenire dalla Siberia Occidentale.

Inoltre, i Paesi europei sono destinati a restare anche in futuro centrali per le attività di Gazprom: le esportazioni di gas russo nel 2013 sono state oltre i 120 Gmc, mentre a regime quelle annue verso la Cina saranno di 38 Gmc. Nulla da temere, se non l’ennesima conferma del fatto che il peso dell’Europa nell’economia globale continua a diminuire.

Gazprom - Developing gas resources and shaping gas transmission system in Eastern Russia - fonte: http://bit.ly/1jDmpis

L’urgenza di una Strategia Energetica Nazionale sostenibile

Ricevo da Rinaldo Sorgenti e con volentieri pubblico.

Rinaldo Sorgenti - Vice Presidente di AssocarboniÈ ben evidente che una Strategia Energetica Nazionale (SEN) debba affrontare argomenti che riguardano le prospettive a medio e lungo termine ed è quindi opportuno delineare una strategia bilanciata e sostenibile che comprenda argomenti come l’Efficienza Energetica e lo sviluppo della ricerca per la messa a punto di Fonti Rinnovabili affidabili e sostenibili per il futuro. Ma una componente fondamentale di una SEN deve altresì riguardare la produzione elettrica, che sempre più sarà la spina dorsale per un Paese che aspira a mantenere la propria posizione a fianco delle economie più avanzate nel mondo.

Questo è purtroppo il principale handicap che condiziona da lungo tempo l’economia del nostro Paese, che storicamente si base sulle capacità manifatturiere e sull’export dei propri prodotti. Peraltro, il rischio strategico che il sistema Italia subisce non ha eguali tra i Paesi sviluppati ed è ormai urgente che il Governo e i vari Stakeholder ne prendano finalmente atto per attuare quindi tutte quelle indispensabili iniziative che ci consentano di superare questo grave problema, che inficia pesantemente le capacità competitive del nostro Paese.

Per fortuna non c’è bisogno di guardare nella “palla di cristallo” per capire cosa necessiti fare: allo scopo, una semplice analisi del “Mix delle Fonti” per la produzione elettrica che si riassume nella media del 27 Paesi Ue ed ancor più la realtà del “Mix” dei Paesi del G8 e del G20 (con l’eccezione rischiosa ed insostenibile proprio dell’Italia), non può non fare da parametro e guida per le indispensabili decisioni strategiche da attuare.

Quali scelte quindi per il nostro Paese?
L’evidenza nella Ue27 dimostra che le “Fonti di Base” di un sistema affidabile e sostenibile debba necessariamente basarsi su CARBONE + NUCLEARE (come insegnano tutti i Paesi del G8 – Italia esclusa) e quanto più una delle 2 fonti è trascurata, maggiore è la necessità di ricorrere all’altra. L’Italia presenta chiaramente una situazione anomala ed asimmetrica, avendo solo il 13% di produzione da CARBONE e nulla (sul nostro territorio) dal NUCLEARE.

L’altra pesante anomalia italiana, è quella della produzione elettrica nazionale, dove l’Italia storicamente produce sul proprio territorio solo circa l’85% dell’elettricità che consuma ed è infatti il principale importatore in Europa di questo importante vettore.

In compenso, è positivo riscontrare che l’Italia indiscutibilmente presenti la migliore situazione in termini di intensità elettrica pro-capite (5,6) rispetto a tutti gli altri principali Paesi. Siamo infatti il Paese più “virtuoso” in termini di consumo elettrico. Lo siamo peraltro anche in termini di emissioni di CO2 pro-capite; elementi questi spesso mistificati e distorti nella comunicazione mediatica.

Peraltro, nessuno in Europa ha fatto così tanti investimenti negli ultimi 10 anni per ammodernare il proprio parco di generazione elettrica; purtroppo però questo è avvenuto quasi esclusivamente con la realizzazione di moderni “Cicli Combinati” alimentati a Gas Metano, per sostituire i vecchi “Cicli a Vapore” alimentati ad Olio Combustibile.

La demagogia e la speculazione comunicativa che si basa fondamentalmente su fuorvianti aspetti emotivi, ha invece impedito di diversificare ed equilibrare il nostro “Mix” con la realizzazione di alcune moderne Centrali a Carbone che per le caratteristiche orografiche del nostro territorio potrebbero agevolmente trovare la loro dislocazione lungo la penisola.

Infatti, concetti razionali di vera “Sostenibilità” per il sistema di generazione elettrica di un Paese avanzato si possono agevolmente riassumere nei punti seguenti:

  1. Facilità degli approvvigionamenti
  2. Economicità
  3. Continuità (vs. intermittenza di eolico e solare)
  4. Sicurezza strategica
  5. Efficienza di utilizzo dei combustibili primari
  6. Rispetto ambientale

Da un’analisi obiettiva risulterebbe quanto mai evidente che il Carbone sia un combustibile a tutti gli effetti “Sostenibile”, rispondendo in maniera opportuna a tutti e 6 i parametri sopra citati, soprattutto per un Paese notoriamente povero di “materie prime” come l’Italia, che dipende più di qualunque altro dalle importazioni energetiche per soddisfare i propri bisogni.

La risposta tecnologica comprende: le CCT (Clean Coal Technologies), che consentono di utilizzare il Carbone senza particolari inconvenienti di natura ambientale, mentre con la CCS (Carbon Capture & Storage) è possibile anche rispondere all’eventuale necessità di ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera.

Come noto, la Commissione Europea ha posto le tecniche di CCS tra le iniziative da attuare per rispondere alla Direttiva di riduzione delle emissioni in atmosfera, ma è evidente che applicare tali tecniche CCS solo all’utilizzo del Carbone NON risolverebbe affatto il problema delle emissioni, in quanto la realtà italiana nel 2010 evidenzia che 2/3 delle emissioni di CO2 dalla generazione elettrica siano dovute all’utilizzo degli idrocarburi: 56% al Gas Metano e 7% all’Olio Combustibile, essendo il contributo emissivo del Carbone solo del 35%, mentre un 2% è dovuto ad altri combustibili.

Come sappiamo, le emissioni di CO2 dalle Biomasse non sono considerate, anche se sarebbe forse opportuna una riflessione, sul breve-medio periodo (se questa è la preoccupazione), perchè la combustione di un albero che ha impiegato 20-30 anni mediamente per crescere, rilascia immediatamente in atmosfera tutta la CO2 che lo stesso ha assorbito per la sua crescita e ce ne vorranno ancora 20-30 per farlo ricrescere tal quale.

Inoltre, applicare la contabilizzazione delle emissioni di CO2 alle emissioni di sola “combustione” (post-combustion), come prevede la Direttiva ETS-Ue, e trascurando invece totalmente le emissioni dovute alla “estrazione/produzione” (pre-combustion) dei combustibili fossili – come di fatto avviene con il Protocollo di Kyoto e come abitualmente considerato da tutte le Istituzioni internazionali (IPCC, Ue e Paesi emettitori) – si determina una chiara discriminazione che nulla ha a che fare con il supposto concetto del contrasto ai “Cambiamenti Climatici”, generando invece un’evidente ed impropria discriminazione ed un’alterazione dei principi di “libera concorrenza” (peraltro non consentita dalle stesse leggi fondanti della Ue) tra: Paesi – Settori – Prodotti, all’interno della stessa Comunità europea.

Per dare un esempio di cosa significhi quanto sopra citato ed un parametro di valutazione globale, basterebbe andare ad osservare cosa avviene in fase di estrazione del Gas Metano nei vari Paesi produttori, dove risulta che: “Almeno 1/3 delle riserve mondiali di Gas Naturale presentano in giacimento alti livelli di anidride carbonica (CO2)”, che l’industria del settore da decenni provvede a separare dal flusso dei Gas in estrazione per liberarla in atmosfera (vented), senza che questa sia conteggiata ne attribuita ad alcuno (chiedetelo ad IPCC)!

Quindi, la strategia necessaria per l’Italia, per :

  • Migliorare la propria competitività;
  • Ridurre i rischi di approvvigionamento energetico;
  • Incrementare la sostenibilità Paese;

non può non considerare l’urgente necessità di diversificare ed equilibrare il proprio “Mix delle Fonti”, con:

  1. Carbone: raddoppiare il suo contributo, con l’utilizzo delle tecnologie CCT e CCS.
  2. Gas Metano: ridurre/dimezzarne l’uso, rispetto all’eccessiva dipendenza attuale.
  3. Nucleare: valutare se continuare con l’import, dopo l’esito del recente Referendum.

Perché il Carbone è:

  • Diffuso ampiamente nel mondo
  • Disponibile in grandi quantità
  • Economico (molteplicità di fornitori)
  • Sicuro (non è velenoso, né esplosivo)
  • Eco-compatibile grazie a CCT e CCS.

Parliamone quindi, senza pregiudizi e fuorvianti ideologie, nell’interesse di tutti.

Rinaldo Sorgenti
(Vice Presidente di Assorcaboni)
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Elezioni europee – Le posizioni dei partiti

DibattitoScienza.it - Elezioni Europee. Le risposte dei partitiLe elezioni per il Parlamento europeo si avvicinano, ma i temi relativi alle politiche europee anche questa volta non occupano il centro del dibattito pubblico.

Segnalo però un’interessante iniziativa di DibattitoScienza.it, che ha fatto alcune domande a tutti i partiti in corsa per il voto di domenica. In particolare, una domanda riguarda le politiche energetiche:

3. Il prossimo Parlamento voterà il pacchetto su rinnovabili ed emissioni di gas serra proposto dalla Commissione Europea per il 2030. Quali misure ritiene adeguate e di quali proporrà invece una modifica?

A rispondere sono stati purtroppo solo tre partiti: Partito Democratico, Green Italia e Fare per fermare il declino. Qui le risposte. Il silenzio degli altri partiti la dice lunga sulla qualità della nostra offerta politica.

Un’anticipazione: PD e Green sono per obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 ancora più alti di quelli proposti dalla Commissione (il PD addirittura al -50% rispetto al 1990), Fare propone invece che nuovi obiettivi più vincolanti siano assunti solo in presenza di chiari impegni da parte delle altre grandi economie che vadano nella stessa direzione.

JODI Gas World Database

JODI GasDurante il meeting ministeriale dell’International Energy Forum di Mosca del 16 maggio è stato ufficilamente lanciato il JODI Gas World Database.

La Joint Organisations Data Initiative è un progetto che coinvolge diverse istituzioni (APEC, Eurostat, IEA, OLADE, OPEC e UNSD) e che ha lo scopo di raccogliere dati sui mercati energetici e renderli pubblici, favorendo trasparenza e dialogo sui mercati energetici globali.

Finora i dati erano disponibili solo per il petrolio, ma da oggi saranno raccolti e pubblicati anche i dati relativi al gas naturale. In particolare, saranno disponibili i dati mensili consolidati su produzione, consumi, esportazioni, importazioni e scorte di gas naturale.

I dati raccolti coprono circa l’80% del mercato globale, offrendo uno strumento unico per comparare le tendenze in atto sui mercati del gas in modo tempestivo. Attualmente il database è accessibile, ma non contiene dati, che saranno raccolti da ora in avanti: per rendersi conto delle potenzialità basta però dare un’occhiata alla sezione dedicata al petrolio.

Insomma, uno strumento che a partire dai prossimi mesi si rivelerà molto utile.