L’impatto limitato del GNL statunitense

AgiEnergia - L’impatto limitato del GNL statunitenseChe il non convenzionale abbia rivoluzionato il mercato nordamericano del gas è ormai storia nota: l’aumento della produzione interna, l’azzeramento delle importazioni, la perdita di competitività delle altre fonti. Grazie alla produzione di gas da argille, i consumatori statunitensi hanno visto completamente rovesciate le prospettive di una crescente dipendenza dalle importazioni, via tubo e soprattutto via GNL. E soprattutto hanno visto il prezzo dell’energia contrarsi.

I dividendi politici di questa inattesa evoluzione del mercato sono notevoli: le attività di produzione hanno attirato nuovi investimenti sul suolo statunitense, mentre la disponibilità di energia a prezzi competitivi ha avviato un processo di reindustrializzazione in molti settori ad alta intensità energetica.

Le conseguenze in termini di crescita economica, di aumento del gettito fiscale e di aumento dell’occupazione sono già evidenti e le aspettative per il futuro sono particolarmente positive. E, cosa altrettanto importante, sono entrate nel dibattito pubblico come dati acquisiti.

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Geopolitica delle batterie

FT - A ray of sunshine – breakthroughs on storage can change the game for solar powerLe rinnovabili sarebbero in teoria un’ottima fonte: l’energia del sole e i suoi derivati sono gratuiti e disponibili quasi ovunque. Il contrario del petrolio, insomma. Eppure la loro diffusione, soprattutto in Europa, è essenzialmente collegata a fastidiosi sussidi, rendite di posizione e aumento del costo dell’energia.

Per essere davvero sostenibili, ossia competitivi in termini di costo, solare ed eolico avrebbero bisogno di capacità di accumulo in grado di ovviare alla loro naturale intermittenza. Il nodo restano così le batterie, che restano troppo costose e ingombranti per una diffusione capillare e su vasta scala.

Come riportato da Nick Butler, uno studio pubblicato su Nature e uno pubblicato su Nature Chemistry aprono nuove e interessanti possibilità. Dettagli a parte, le grandi università statunitensi, come le loro controparti britanniche e cinesi, stanno investendo sistematicamente in ricerca nel settore e l’arrivo di una soluzione tecnica industrializzabile è probabilmente giusto questione di tempo.

La messa a punto di una tecnologia competitiva in termini di costo avrebbe conseguenze molto rilevanti sul mondo dell’energia:

  • la capacità di generazione convenzionale di backup per le rinnovabili sarebbe sempre meno necessaria;
  • il solare, che richiede condizioni locali meno stringenti per l’installazione, sarebbe sempre più competitivo non solo rispetto alle altre rinnovabili, ma anche rispetto alle fonti convenzionali, soprattutto per gli usi residenziali;
  • l’elettrificazione dei consumi finali sarebbe ancora più profonda, perché la disponibilità locale di energia da rinnovabili sostituirebbe almeno in parte gli usi termici e, potenzialmente, quelli per mobilità (ma questo dipende dal peso delle batterie);
  • i flussi commerciali di materie prime energetiche potrebbero crescere meno del previsto o addirittura ridursi.

Ad oggi, gli idrocarburi mantengono un saldo margine competitivo ed è difficile dire quando (anni? decenni?) perderanno la propria centralità nei consumi energetici. Di certo, per i Paesi produttori si tratta di un sfida di lungo periodo dai contorni particolarmente preoccupanti: una batteria potrebbe cambiare per sempre la geopolitica dell’energia.

I dati degli stoccaggi ucraini (quasi) in tempo reale

GSE - TransparencyA partire da oggi sono disponibili online i dati relativi al riempiemento degli stoccaggi ucraini, con aggiornamento settimanale. La disponibilità dei dati è arrivata in seguito a un accordo tra Naftogaz e Gas Infrastructure Europe (GIE), l’associazione di categoria a livello europeo.

Attraverso la propria sotto-organizzazione Gas Storage Europe (GSE), GIE pubblica un database costantemente aggiornato relativo al tasso di riempimento degli stoccaggi di tutti i Paesi UE.

Gli stoccaggi ucraini hanno una capacità massima di 32 Gmc e rappresentano un elemento fondamentale per garantire la stabilità durante la stagione invernale dei flussi di gas russo diretti in Europa. Attualmente il livello è di 8,5 Gmc, compatibile con la stagione corrente, considerando che le operazioni di riempimento si concentrano soprattutto nel periodo estivo.

Il monitoraggio costante della loro capacità sarà un elemento cruciale per valutare l’evoluzione dei rapporti tra la Russia, che dovrà fornire il gas da stoccare, e l’Ucraina, che dovrà trovare un soluzione per conciliare il proprio ruolo di consumatore e quello di Paese di transito.

Ps: GSE pubblica anche un’interessante mappa della capacità di stoccaggio a livello europeo, con relativo database.