Ucraina: Gazprom accelera la resa dei conti

Gazprom - Gas price for Ukraine set at USD 485 per 1,000 cubic meters from AprilAlexei Miller ha annunciato un ulteriore aumento del prezzo del gas esportato in Ucraina. L’aumento è attribuiuto alla reintroduzione da parte del Governo russo dei dazi doganali precedentemente aboliti.

A partire da aprile, il nuovo prezzo del gas diretto in Ucraina sale così a 485 dollari ogni mille metri cubi. Il prezzo era già salito nei giorni scorsi da 268 a 385,5 dollari, in seguito alla decisione di non rinnovare lo sconto concesso a dicembre per il primo trimestre.

Nel frattempo, gli arretrati dei pagamenti di Naftogaz hanno superato i 2,2 miliardi di dollari. In teoria, la scadenza per il pagamento cade la mattina nella giornata di lunedì 7 aprile.

L’aumento dei prezzi annunciato da Gazprom è destinato a imprimere un’accelerazione alla situazione: Naftogaz non ha la liquidità per pagare e la situazione finanziaria dello Stato è in rapido deterioramento. I Paesi occidentali che hanno sostenuto il cambio di governo a Kiev sono adesso chiamati a farsi carico dei debiti ucraini, incluso quello per il gas.

L’aumento, tecnicamente in linea con quanto contenuto negli accordi russo-ucraini del 2009, serve a rendere ancora più precaria la posizione di Naftogaz, anche se i volumi importati in questi mesi saranno molto bassi a causa della stagionalità dei consumi.

 Se per ora anche senza gas russo l’Ucraina può contare sugli stoccaggi, prima dell’arrivo del prossimo inverno le importazioni dalla Russia dovranno riprendere a volumi sostenuti: occorrerà dunque trovare un accordo con Gazprom.

E per i russi 485 dollari è un livello particolarmente confortevole da cui partire per ri-negoziare i prezzi futuri.

 

Clima: un obiettivo è meglio che due

RTCC - EU Commission split over 2030 climate targetsIn attesa che le elezioni di maggio diano nuovo slancio alle iniziative europee, si discute dei nuovi obiettivi al 2030 proposti in  tema di energia e clima: 40% di riduzione delle emissioni di CO2 rispetto ai livelli del 1990 e 27% di quota delle rinnovabili.

Visti però i costi dei sussidi alle rinnovabili imposti in giro per l’Europa, urge una riflessione sugli strumenti e su cosa stiamo facendo: oggi infatti superiamo i 30 miliardi di euro all’anno, sommando solo Germania, Italia e Spagna. Mentre le utilities di mezza europa annaspano.

Già, ma cosa stiamo facendo? Tutto parte dal cambiamento climantico e dal nesso causale tra le emissioni di CO2 originate dall’uomo e il riscaldamento globale. Lasciamo da parte i dubbi in merito al nesso, lasciamo da parte il fatto che da più parti si inizi a pensare che forse il problema non sia poi così grave, lasciamo da parte il fatto che tanto ridurre le emissioni unilateralmente avrebbe un impatto marginale (1, 2).

I Paesi europei si sono posti come obiettivo di ridurre le emissioni e plausibilmente continueranno anche in futuro. Però, l’obiettivo delle rinnovabili è stato introdotto come obiettivo strumentale: le rinnovabili al posto delle fossili riducono le emissioni (nessuno parli di filiera, visto che siamo un’economia aperta e buona parte dei produttori non sono europei; e poi, al massimo si investe in ricerca, no?).

Ma imponendo le quote di rinnovabili si penalizza l’altra via: essere più efficienti, sia per quanto riguarda i consumi finali di energia, sia per quanto riguarda le emissioni associate a quei consumi. Sarebbe anche una scelta economicamente più efficiente.

La soluzione esiste:  porre per il 2030 un solo obiettivo vincolante per legge, la riduzione delle emissioni (che è quello che conta). Saranno poi i milioni di individui che compongono il mercato a scelgliere la soluzione migliore, tra le varie forme di efficienza e le varie tecnologie rinnovabili. Bene per il clima, bene per i consumatori.

Se poi qualcuno vuole farsi la propria Energiewende, liberissmo.

Ucraina: finito lo sconto sul gas

BBC - Gazprom hikes Ukraine gas price by a thirdGazprom non ha rinnovato lo sconto sul prezzo del gas (Corriere, Stampa, Repubblica, Sole). Lo sconto era stato concesso da Putin a Yanukovich nell’accordo del 17 dicembre scorso e che modificava le condizioni concordate nel 2011 dall’allora primo ministro, Yulia Tymoshenko.

A partire da inizio aprile, i prezzi del gas pagati da Naftogaz sono così passati da 268 a 385,5 dollari ogni mille metri cubi. Si tratta di un aumento del 44%, più alto di quanto previsto da alcuni analisti, ma in linea coi prezzi europei.

Lo sconto faceva parte di un pacchetto di aiuti da parte della Russia, che comprendeva anche l’acquisto di debito pubblico ucraino per 15 miliardi di dollari, di cui 3 acquistati subito. Lo sconto, che doveva essere rinnovato ogni trimestre, aggiungeva un ulteriore un impatto positivo per la bilancia commerciale di Kiev stimabile in circa 3 miliardi di dollari all’anno.

Per stimare l’impatto reale nel primo trimestre 2014, guardiamo ai dati ufficiali: i consumi di gas ucraini sono di 13 Gmc per i gennaio e febbraio, mentre per quelli di marzo si possono stimare ulteriori 6 Gmc.

I consumi complessivi sono stati dunque di circa 19 Gmc. Considerando che le importazioni russe coprono il 60% del fabbisogno energetico, lo sconto di 100 dollari è valso un sussidio superiore a 1,3 miliardi di dollari a favore di Kiev.

I maggiori oneri per il secondo trimestre derivanti dal mancato sconto saranno tuttavia più bassi, a causa della stagionalità dei consumi. L’anno scorso, nel secondo trimestre l’Ucraina ha bruciato 7,7 Gmc: immaginando una contrazione del mercato del 10%, i maggiori costi saranno di circa 800 milioni di dollari.

Cifra che sarà solo in minima parte compensata dall’aumento del 10% le tariffe di transito (portate a 3 dollari ogni mille metri cubi), pari a pochi milioni di dollari a trimestre in più.

I problemi potrebbero tuttavia arrivare nei prossimi mesi. Senza un intervento esterno (IMF, presumibilmente), le passività finanziare di Naftogaz aumenteranno ancora, con un serio rischio di contenzioso con Gazprom.

Già oggi, i crediti dichiarati da Gazprom sono di 1,7 miliardi di dollari, senza tenere conto che l’azienda russa ha  condonato debiti per 5,5 miliardi di dollari come anticipo delle tasse di transito di tutto il 2014. E il controvalore annuo delle forniture russe all’Ucraina supera i 10 miliardi di dollari: ci sarà molto di cui discutere, anche senza carri armati.

Aggiornamento: segnalo che Gazprom ha indicato in 2 Gmc le esportazioni per il mese di Marzo, mentre mancano dati ufficiali su i primi due mesi. È dunque possibile che il valore del sussidio fornito da Gazprom a Naftogaz tramite gli sconti nel primo trimestre sia inferiore a 1,3 miliardi di dollari, pur restando indicativamente confermato l’ordine di grandezza.

Energia per i presidenti del futuro

Richard Muller - Energia per i presidenti del futuroGas, petrolio, carbone, nucleare, eolico, solare. E ancora, riscaldamento globale, batterie, idrogeno, mobilità, inquinamento. Il mondo dell’energia è complesso e difficile da padroneggiare nel suo insieme, soprattutto quando un dettaglio tecnico può fare la differenza.

E chi meglio di un fisico può spiegarci con rigore, numeri ma anche semplici esempi le basi del funzionamento dell’energia che muove il mondo?

Tra tutti i libri che mi è capitato di leggere, dovendone scegliere uno da consigliare a chi volesse farsi un’idea completa e non superficiale del mondo dell’energia senza però voler morire di noia, non avrei alcun dubbio su cosa consigliare: questo libro.


Richard Muller
Energia per i presidenti del futuro
Codice Edizioni, 2013, 370 pp.
ISBN/EAN: 978-88-7578-360-0 (cartaceo)
Scheda dell’editore
Scheda su IBS
Scheda su Amazon.it
Servizio Bibliotecario Nazionale

La crisi ucraina e il transito di gas russo verso l’Europa

IISS - La crisi ucraina e il transito di gas russo verso l’EuropaIl gas naturale russo rappresenta un elemento essenziale del paniere energetico europeo e la rete ucraina è indispensabile per garantire la stabilità dei flussi di Gazprom diretti verso i clienti europei.

In un paper pubblicato dall’Istituto Italiano di Studi Stategici “Niccolò Machiavelli” ho cercato di ricostruire la situazione del settore gas in Ucraina, l’importanza del Paese per i flussi di esportazione e le possibili evoluzioni della situazione nei prossimi mesi.

Tra le conclusioni, la più rilevante è che i decisori politici ucraini abbiano un interesse ad accelerare i tempi di un’eventuale crisi per poterne scaricare in pieno gli effetti sui Paesi dell’Europa orientale e quindi favorire un maggiore impegno finanziario europeo e internazionale.

Una seconda conclusione particolarmente importante è che i rischi per la sicurezza energetica italiana sono limitati, giacché il sistema di approvigionamento nazionale è ben diversificato e la domanda finale è in questi anni particolarmente ridotta.

Il paper si intitola La crisi ucraina e il transito di gas russo verso l’Europa ed è scaricabile qui.

Aggiornamento: segnalo che nella tabella di pagina XI è presente un refuso: i nomi dei Paesi della colonna di sinistra sono sfalsati di una riga (i valori della prima riga sono relativi alla Bulgaria, della seconda alla Slovacchia, della terza all’Ungheria e della quarta all’Ucraina).

Il metano americano ci darà una mano?

Sole24Ore - Un oceano di metano in Europa. Ma l'Italia rischia di perdere la partitaL’arrivo di Obama in Europa per il vertice nei Paesi Bassi e la successiva visita nella Penisola hanno portato alla ribalta il tema del metano americano come alternativa a quello russo.

Non mi soffermo sulla (non) necessità di diversificare rispetto alla Russia. Vorrei invece soffermarmi sulla questione della plausibilità dell’ipotesi che il gas statunitense rappresenti oggi un’alternativa a quello russo.

Attualmente gli Stati Uniti hanno un solo rigassificatore, in Alaska. Esistono diversi progetti tra conversione di rigassificatori esistenti in terminali di liquefazione e di creazione di terminali di liquefazione ex novo (36 35 hanno ricevuto una prima approvazione, per un totale di oltre 300 Gmc/a di capacità).

Di questi però solo un complesso, Sabine Pass, è attualmente in fase realizzazione e consentirà esportazioni (meno di 30 Gmc/a) a partire dal 2015. Troppo tardi e troppo poco per fare la differenza rispetto alle esportazioni di Gazprom, che nel solo 2013 hanno superato i 120 Gmc verso l’Ue, più altri 30 verso l’Ucraina e altri 25 verso la Turchia.

Ma anche fingendo per assurdo che Obama possa far apparire i terminali di liquefazione e le metaniere dal nulla, servirebbero a poco o a nulla. Perché se è vero che la capacità di rigassificazione massima annua in UE è di oltre 190 Gmc (di cui quasi 150 in teoria inutilizzati), in ogni caso i terminali non ci sono proprio in quei mercati che dipendono dal gas russo.

E non stiamo parlando solo di Bulgaria, Slovacchia e Ungheria. Stiamo parlando soprattutto di Germania, che con 38 Gmc è il primo importatore di gas russo. E che pur essendo il più grande mercato UE (89 Gmc), non dispone di un solo rigassificatore.

A questo aggiungiamo, a scanso di equivoci, che non esiste (perché troppo cara da realizzare) una significativa capacità di interconnessione tra i terminali esistenti e i mercati dell’Europa centrale e orientale.

Insomma, ce n’è abbastanza per poter dire in tutta serenità che l’inverno prossimo il gas consumato dai tedeschi (e quindi da tutto il resto d’Europa) o sarà russo o sarà russo.

Delle prospettive di più lungo periodo, dalla concorrenza cinese ai costi di trasporto, parleremo un’altra volta. Faccio solo una precisazione, visto che se ne parla tanto: la vera concorrenza canadese, se ci sarà, sarà sui mercati dell’Asia orientale.

Per capirlo, basta dare un’occhiata alle autorizzazioni per la realizzazione di nuovi terminali: uno solo su sei è sulla costa orientale del Paese. Gli altri sono in British Columbia e pensare di far transitare il gas diretto in UE attraverso Panama o le rotte artiche è a pieno diritto nel dominio della fantascienza.