Prospettive per l’esportazione di gas israeliano

Zuzanna Nowak - Prospects for Gas Exports from IsraelIl tema delle esportazioni del gas presente nel Bacino del Levante continua ad attrarre l’interesse degli analisti. Nonostante le modeste riserve e le difficoltà di sviluppo infrastrutturale lascino immaginare alle attuali condizioni un ruolo comunque marginale nell’approvvigionamento energetico europeo per la regione del Mediterraneo Orientale.

Per chi volesse in due pagine due farsi un’idea della situazione, segnalo un breve paper di Zuzanna Nowak dal titolo Prospects for Gas Exports from Israel, pubblicato dal PISM di Varsavia. E che non a caso in chiusura ventila l’ipotesi di importare in Polonia il GNL israeliano-cipriota Świnoujście. Ammesso che prima o poi lo costruiscano, si intende.

Per un’analisi più lunga e dettagliata del contesto regionale, resta valido il suggerimento di leggere il paper di Simone Tagliapietra dal titolo Towards a New Eastern Mediterranean Energy Corridor?.

Corridoio meridionale del gas alla prova dei fatti

Linkiesta - Corridoio meridionale del gas alla prova dei fattiIl 2013 appena concluso ha rappresentato un anno decisivo per il Corridoio meridionale del gas, il progetto politico immaginato per diversificare le importazioni europee attraverso l’accesso diretto ai produttori del Bacino del Caspio e delle aree limitrofe. Un progetto discusso da oltre un decennio e arrivato alla sua ufficializzazione da parte della Commissione Europea nel 2008, ma – complice la crisi – rimasto in sospeso fino all’anno appena concluso.

Nel mese di giugno è stato finalmente scelto il Trans Adriatic Pipeline (TAP) come tratto finale dell’infrastruttura che porterà il gas azerbaigiano su mercati finali europei. Nel mese di dicembre è poi arrivata l’attesa firma della decisione finale d’investimento relativa alla seconda fase di Shah Deniz, il giacimento da cui sarà materialmente estratto il gas.

Si completa così tutta la catena, dal produttore al consumatore. [continua su Linkiesta…]

La Turchia come hub regionale del gas

Simone Tagliapietra - Turkey as a Regional Natural Gas Hub: Myth or Reality? An Analysis of the Regional Gas Market Outlook, beyond the Mainstream RhetoricLa decisione di costruire TANAP e TAP ha dato finalmente una dimensione concreta al Corridoio meridionale del gas. Per ragioni geografiche, economiche e politiche, il nodo centrale del corridoio non può che essere la Turchia.

Con un mercato in forte crescita e con una posizione geografica all’incrocio tra Caucaso, Iran, Iraq e Bacino del Levante, Ankara rappresenta un partner inevitabile di ogni sviluppo nell’area.

Il governo turco carezza da tempo l’ipotesi di sfruttare questa posizione per diventare un vero e proprio hub del gas, su cui far transitare una quota delle importazioni europee non facilmente sostituibile. Col risultato di diventare un partner sempre più indispensabile per l’UE.

Le prospettive di realizzare questo progetto nel medio termine (5-10 anni) non ci sono, per via delle carenze sul lato dell’offerta. In un orizzonte più lungo, c’è qualche possibilità, ma esistono molte incertezze: dalle reali possibilità di sviluppo delle aree di produzione alla consistenza della domanda europea.

Per approfondire questi temi, segnalo l’ottimo paper di Simone Tagliapietra: Turkey as a Regional Natural Gas Hub: Myth or Reality? An Analysis of the Regional Gas Market Outlook, beyond the Mainstream Rhetoric.

South Stream: firmato il contratto per i tubi

South Stream - EUROPIPE, United Metallurgical Company and Severstal to supply pipes for first line of South Stream’s offshore sectionQuesta volta il passo avanti sembra sostanziale. Il consorzio South Stream ha firmato ieri un accordo per la fornitura di 75.000 tubi da 12 metri, sufficienti a completare la prima linea sottomarina del gasdotto.

I fornitori saranno la tedesca EUROPIPE (50% del totale), e le russe United Metallurgical Company (35%) e Severstal (15%). Il valore della commessa è di circa 1 miliardo di euro.

A differenza della firma dell’opzione per lo spazio di stoccaggio, l’accordo di ieri sembra essere un passo avanti molto più significativo. Il testo dei comunicati è infatti concorde nell’indicare contratti definitivi e non opzioni.

I dettagli dell’accordo non sono noti e quindi potrebbero in teoria includere clausole di varia natura sulla tempistica e su eventuali condizioni di sospensione. Tuttavia, soprattutto dato il coinvolgimeto di EUROPIPE, è difficile immaginare che l’ordine dei tubi sia un bluff.

Anche perché l’azienda tedesca ha già annunciato l’impiego diretto di 700 addetti, più l’indotto. In caso di contenzioso con l’UE sul regime autorizzativo di South Stream, l’interesse del governo tedesco a schierarsi al fianco dei russi è sostanziale.

Nel complesso, dunque, anche se restano forti dubbi sull’economicità dell’investimento rispetto alle alternative, sembra che il passo avanti sia reale e che siano in netto aumento le probabilità che il South Stream diventi una realtà industriale già nel corso di questo decennio.

ps: ora manca giusto l’indicazione di chi poserà i tubi… e Saipem è in prima fila.

Emissioni di CO2: l’Europa è marginale (2)

Variazione delle emissioni di CO2 nel decennio in corso e nel prossimoLa scelta dell’Unione Europea di continuare la propria fuga in avanti nella riduzione unilaterale delle emissioni di CO2 si sta rivelando sempre più costosa e velleitaria.

La sussidiazione delle rinnovabili che ne è derivata ha sconvolto il settore elettrico, ha mandato in fumo centinaia di miliardi di capitalizzazione degli operatori del settore per via amministrativa e ha creato posizioni di rendita i cui costi sono direttamente scaricati sulle bollette dei consumatori finali.

Della marginalità delle emissioni europee ne abbiamo già parlato. Vale la pena però sottolineare ancora come secondo la IEA, nel decennio in corso l’UE diminuirà le proprie emissioni di 342 Mt, mentre il resto del mondo le aumenterà di 3.776 Mt. Nel prossimo decennio andrà un po’ meglio: UE -455 Mt, resto del mondo “solo” +2.353 Mt.

Variazione delle emissioni di CO2 tra il 1990 e il 2030Anche di fronte a dati come questi, la Commissione sottolinea continuamente l’importanza del dare l’esempio a livello mondiale, tracciando la strada. Tuttavia, la politica del predicozzo globale non sembra essere particolarmente efficace, dati alla mano.

Secondo lo scenario attuale della IEA, al 2030 l’UE ridurrà le emissioni del 33% rispetto al 1990. Coi nuovi obbiettivi, l’asticella sale al 40%. E gli altri? Nello stesso periodo, le emissioni globali aumenteranno del 74%, con la Russia a -19% e gli Stati Uniti a -3%, la Cina a +349% e l’India a +469%.

Quando inizieremo a riprendere contatto con la realtà?

Il settore elettrico in Italia nel 2013

Assoelettrica - I dati congiunturali del settore elettrico italianoSegnalo la pubblicazione da parte di Assoelettrica dei dati relativi all’andamento del settore elettrico in Italia nel 2013. Si tratta di un lavoro particolarmente utile di riordino dei dati disponibili attraverso le diverse fonti.

I consumi elettrici nel 2013 sono diminuiti del 3,4% rispetto al 2012, attestandosi a 296.852 GWh. La produzione elettrica è stata di 277.380 GWh (-3,6%), di cui 1.734 GWh destinati ai pompaggi. La differenza è stata coperta grazie alle importazioni, soprattutto da Francia e Svizzera, tendenzialmente stabili.

Guardando alla composizione della produzione, è andata molto bene la generazione da rinnovabili (108.894 GWh). Torna soprattutto a crescere l’idroelettrico (50.781 GWh, +22,9%), seguito dal fotovoltaico (22.146 GWh, +18,9%), dalle biomasse (15.777 GWh, +34,6%), dall’eolico (14.886 GWh, +11,6%) e dalla geotermia (5.305 GWh, +1%).

Male invece la generazione da fossili (166.751 GWh), soprattutto il gas naturale (104.151 GWh, -15,3%), che in termini assoluti si contrae da solo in misura analoga a tutto l’aumento delle rinnovabili (-18.813 GWh). Segno negativo anche per il carbone (41.089 GWh, -6,2%) e per gli oli combustibili e gli altri fossili (21.511 GWh, -25,4%).

La debolezza della domanda ha spinto verso il basso i prezzi, ma praticamente senza benefici per le bollette, visto che i costi di rete sono aumentati, soprattutto a causa dell’impatto delle rinnovabili sussidiate. Che hanno assorbito sempre più soldi: 11,2 miliardi di euro nel 2013, ben 1,6 miliardi in più rispetto al 2012. Il solo aumento è stato quindi pari a quasi quattro mini-IMU, con buona pace degli italiani.