South Stream: pezzi in transito da Marghera?

Imbarcati i primi pezzi del gasdotto Russia-EuropaSecondo quanto comunicato dall’Autorità portuale di Venezia e riportato da fonti stampa, a inizio dicembre sono transitate dalle banchine di Porto Marghera alcune grandi componenti destinate alla costruzione del gasdotto South Stream.

L’attrezzatura era in arrivo dalla Germania e non sono stati forniti dettagli tecnici. Si può tuttavia ipotizzare che si tratti di componenti per la parte onshore del gasdotto, probabilmente in territorio russo.

Negli ultimi mesi Gazprom sta dando continui segnali di acceleramento nelle attività di realizzazione dell’infrastruttura. Restano però tanti dubbi sia sui fondamentali economici del progetto, sia sull’evoluzione della situazione ucraina e sulle conseguenze per Gazprom.

Sebbene sia innegabile che qualcosa si stia muovendo, la notizia del transito di componenti è compatibile sia con l’ipotesi che servano alla costruzione di South Stream, sia con l’ipotesi che siano in realtà destinate ad altre infrastrutture (secondo un piano previsto fin dall’inizio oppure a causa del mutato contesto).

Non resta che monitorare l’evoluzione del progetto: il 2014 potrebbe essere un anno di importanti decisioni, tra cui quella di non decidere.

Royalties 2013: oltre 400 milioni

Royalties per la produzione di idrocarburi per anno contabile (2008-2013)Nonostante la forte dipendenza da importazioni, l’Italia resta un discreto produttore di idrocarburi. Da queste attività, spesso combattute a parole, gli amministratori locali e nazionali ricavano però un gettito tutt’altro che trascurabile, anche se spesso taciuto.

Secondo i dati appena pubblicati dal MiSE, il gettito delle royalties per l’anno contabile 2013 è stato di 420 milioni di euro. Di questi, 32 sono andati ai comuni, 195 sono andati alle regioni e 192 sono andati allo Stato.

Un record, certo. Ma anche negli anni precedenti non è andata male: tra il 2008 e il 2013, il gettito complessivo è stato di quasi 1,7 miliardi di euro. Di questi, 134 sono andati ai comuni, 860 alle regioni e 703 allo Stato.

Per approfondire: il foglio elettronico coi dati.

DG Energia: via Lowe, arriva Ristori

CV - Dominique RistoriCambio della guardia nella posizione di direttore generale della DG Energia della Commissione europea. Dopo 3 anni, il britannico Philip Lowe lascia il posto al francese Dominique Ristori.

Lowe ha così chiuso la propria esperienza nella Commissione, dopo 40 anni di servizio. Sarà interessante capire se preferirà dedicarsi al solo settore accademico o anche a quello degli affari.

Ristori arriva da 3 anni al vertice del JRC, ma ha una lunga esperienza nella DG Energia, soprattutto per quanto riguarda il nucleare. A differenza di Lowe, Ristori non ha però un’esperienza specifica in materia di concorrenza.

Questo di per sé non è determinante, ma sarà interessante notare se ci saranno conseguenze sulle attività della DG. In attesa anche di scoprire il peso del cv del prossimo commissario.

Gas siriano? Arriva Soyuzneftegaz

FT - Russia advances into the MediterraneanLa Russia prosegue il consolidamento della propria posizione nell’area mediorientale. E lo fa sfruttando il proprio rapporto speciale con il governo siriano, sopravvissuto alle ribellioni e alle minacce statunitensi proprio grazie all’intervento di Mosca.

Nei giorni scorsi Soyuzneftegaz ha siglato un contratto per i diritti esclusivi di esplorazione per 2.190 kmq nelle acque territoriali siriane, per 25 anni. Si tratta del primo contratto in assoluto per l’esplorazione della sezione siriana del Bacino del Levante.

La consistenza delle riserve siriane offshore è ignota, ma sotto le acque di Israele, Libano e Cipro si trovano riserve di gas per oltre 1.000 Gmc. È altamente probabile che anche la sezione siriana contenga riserve rilevanti, che si andranno a sommare alle modeste riserve onshore (285 Gmc).

Soyuzneftegaz, controllata dalla Banca Centrale russa, investirà 100 milioni di dollari nelle operazioni. Il governo russo sta così capitalizzando i propri rapporti con Damasco, allargando le prospettive della propria presenza economica nell’area.

In un contesto altamente instabile e rischioso, gli operatori russi possono infatti godere dell’efficace azione diplomatica russa e di un rischio politico più contenuto rispetto ai concorrenti, almeno fintanto che Mosca continuerà a godere dell’ampia liquidità dovuta alle alte quotazioni del greggio.

A differenza soprattutto degli operatori occidentali, quelli russi possono inoltre puntare a una penetrazione dei mercati mediorientali, la cui domanda energetica è in rapida espansione.

L’impatto sui mercati internazionali della maggiore presenza russa nell’upstream mediorientale potrebbe essere nel complesso positivo. L’azione politico-economica russa potrebbe infatti sviluppare capacità produttiva che in alternativa resterebbe sottoutilizzata.

In questo modo si darebbe un contributo allo sviluppo economico della regione. Inoltre, se la produzione russa si espandesse significativamente, si libererebbero volumi per soddisfare la domanda internazionale, sempre più grande e sempre più asiatica. Con effetti positivi sui mercati internazionali.

Aggiornamento: la notizia è ripresa con qualche dettaglio in più su Natural Gas Europe.

La Turchia e la sicurezza energetica europea

Energy, Turkey, the EU, the Adriatic basinSegnalo tre contributi molto interessanti pubblicati dallo IAI sulla Turchia e collegati al suo ruolo nella sicurezza energetica europea:

Sebbene sia a questo punto chiaro che le prospettive di accesso della Turchia all’UE siano le medesime dell’Ucraina, la cooperazione tra Ankara e i governi europei è quantomai importante per lo sviluppo del sistema infrastrutturale europeo.
Non bisogna tuttavia sopravvalutare il ruolo della Turchia: per quanto importante, nei prossimi decenni difficilmente dal Paese transiterà più del 5% dei consumi europei di gas (20-25 Gmc/a), ossia meno che dalla Tunisia. E anche qualora le più rosee aspettative dovessero realizzarsi, si arriverebbe al massimo al 10%.

Inoltre, la Turchia rappresenta anche un grande importatore di gas (46 Gmc nel 2012) e ha interessi convergenti rispetto ai consumatori europei quando si tratta della maggiore minaccia alla sicurezza energetica, ossia la stabilità dei Paesi produttori.

Diversa la questione quando si tratta di costi di realizzazione delle infrastrutture e di tariffe per il trasporto. Per questo, però, ai governi europei conviene essere coerenti con le scelte di fondo di politica economica degli ultimi decenni e lasciare che a occuparsi in prima linea della questione siano gli operatori.

Chi nelle diverse istituzioni sostiene il contrario ha probabilmente un forte interesse a usare la sicurezza energetica come pretesto per perseguire altri fini, sia nel dossier ucraino sia in quello turco.

Kiev: ok il prezzo è giusto!

Russia closes $3 billion Eurobond deal for UkrainePer chi avesse ancora qualche dubbio sulla portata del riavvicinamento tra l’Ucraina di Yanukovich e la Russia, sono trapelati nei giorni scorsi i termini degli accordi economici raggiunti tra i due Paesi.

La Russia sta acquistando quantità crescenti di debito pubblico di Kiev: 3 miliardi di dollari di buoni non vendibili con scandenza due anni subito. A cui seguiranno altri 12 miliardi nei prossimi mesi.

Ossigeno per le casse pubbliche ucraine, a cui si somma un altro importantissimo aiuto. La Russia sconterà le proprie forniture di gas naturale: da 400 a 268,5 dollari ogni mille metri cubi (-33%).

Non sono al momento chiari i quantitativi di riferimento e né il periodo di validità del nuovo prezzo (e in partticolare se sia retroattivo). Per avere una misura del possibile sconto, basta in ogni caso considerare che l’Ucraina importa dalla Russia almeno 30 Gmc/a. Con il prezzo vecchio, il controvalore massimo sarebbe di 12 miliardi di dollari. Con il prezzo nuovo, circa 8, con uno sconto di 4 miliardi di dollari all’anno.

Un sussidio importante per l’Ucraina, in grado di ridurre di oltre un quarto il passivo di bilancia commerciale di merci di Kiev. Un “alleggerimento” strutturale per l’economia ucraina, fondamentale per fronteggiare la crisi ed evitare un avvitamento del debole settore industriale del Paese.

Per la Russia, si tratta di un costoso ma importante passo avanti nel consolidamento della propria influenza nello spazio post-sovietico. Per quanto riguarda le infrastrutture energetiche, le ricadute potrebbero essere importanti nei prossimi anni.

Se – come probabile – il governo ucraino dovesse infatti trovarsi in difficoltà al momento del riborso del debito, il governo russo potrebbe facilmente chiedere come contropartita la proprietà di Naftogaz o di parte della sua rete. Ripristinando definitivamente il controllo di Gazprom su tutte le infrastrutture di esportazione del gas in UE. E mettendo in dubbio l’utilità della costruzione di South Stream.

Aggiornamento: il nuovo prezzo delle forniture russe sarà in vigore dal 1° gennaio 2014.