Southeast Asia Energy Outlook

IEA - WEO 2013 - Southeast Asia Energy OutlookCome da consuetudine, in occasione della pubblicazione del nuovo World Energy Outlook, la IEA ha rilasciato gratuitamente uno speciale, quest’anno dedicato al Southeast Asia Energy Outlook.

Dal 1990, i consumi energetici dei Paesi Asean sono aumentati di due volte e mezzo e i margini di crescita sono enormi, considerando che i 600 milioni di abitati dell’area hanno consumi procapite pari alla metà della media mondiale.

Tra il 2012 e il 2035, l’impatto previsto in termini di maggior domanda è pari ai consumi correnti del Giappone, tra cui 2,4 milioni di barili al giorno (un quinto di tutta la nuova domanda mondiale) e oltre 100 miliardi di metri cubi di gas all’anno.

Il combustibile della crescita sarà però il carbone, il cui consumo è destinato a triplicare al 2035. Tre quarti della nuova capacità di generazione elettrica in costruzione è infatti alimentata a carbone, la cui quota nella generazione passerà da un terzo a oltre metà del totale. Con buona pace delle solitarie follie europee sulle emissioni.

La nuova domanda di carbone e di gas sarà soddisfatta dalla produzione interna, ma ridurrà i volumi disponibili per le esportazioni (pur lasciando il saldo complessivo in attivo). A pesare sulla bilancia commerciale sarà invece la crescente dipendenza dalle importazioni di petrolio, che nelle proiezioni saliranno da 1,8 a 5,5 milioni di barili al giorno, per un passivo stimato in 250 miliardi di dollari all’anno (4% del PIL).

A quanto pare, l’eventuale indipendenza energetica americana non dovrebbe lasciare i produttori mediorientali senza clienti.

Ancora problemi a Kashagan

Arrivederci Kashagan, niente petrolio fino al 2014Segnalo un interessante articolo di Alessandro Da Rold e Antonio Vanuzzo: Arrivederci Kashagan, niente petrolio fino al 2014, dedicato alle difficoltà che il giacimento kazako continua ad affrontare.

A quanto pare, nonostante il largamente pubblicizzato avvio della produzione dello scorso settembre, si avrà l’ennesimo ritardo. l’ennesimo aumento di costi, che continuano a pesare sui conti di Eni, che partecipa al 16,81%. Dei flussi attivi di cassa se ne parlerà l’anno prossimo. Forse.

Minaccia virtuale, rischio reale

NSA chief says U.S. infrastructure highly vulnerable to cyber attackIeri questo blog è stato infettato da malware. Ora il sistema è stato ripristinato, ma l’occasione è utile per richiamare l’attenzione sulla vulnerabilità indotta dalla dipendenza dai sistemi digitali. La dimensione informatica è un elemento sempre più importante per la sicurezza energetica.

Se invece del blog a saltare fossero stati i sistemi di controllo di Terna o Snam, le conseguenze sarebbero state decisamente rilevanti. Banale? Certo, ma giova tenerlo a mente. Anche perché gli attacchi noti (sottolineo, noti) a infrastrutture energetiche si moltiplicano. Tra le vittime dell’anno scorso, due big: Saudi Aramco e la qatarina RasGas.

Anche gli Stati Uniti sono nel centro del mirino, con 198 attacchi riportati da infrastrutture energetiche, soprattutto alla rete elettrica e alle centrali nucleari. A giugno l’allarme è stato lanciato direttamente dal capo dell’NSA, che si è spinto fino a dare voto 3 su 10 al livello di preparazione delle infrastrutture critiche statunitensi a fronteggiare un attacco informatico grave.

Non ci sono dubbi sul fatto che i nostri servizi siano già da tempo impegnati su questo fronte: sarebbe il caso però che la cosa giungesse anche tra le priorità dell’azione di Governo (ogni riferimento all’agenda digitale è puramente voluto).

Infrastrutture energetiche nel Caucaso

Infrastrutture energetiche nel Caucaso: lo sviluppo vuole stabilitàL’approvvigionamento di idrocarburi rappresenta uno dei fattori di maggior rilevanza internazionale dell’area del Caucaso meridionale. L’Azerbaigian, in particolare, si presenta nel duplice ruolo di paese produttore e di paese di transito per la produzione dell’Asia centrale. I recenti sviluppi infrastrutturali sembrano tuttavia mostrare una crescente rilevanza del primo aspetto, destinato con ogni probabilità a restare prevalente nei prossimi decenni.

Per qualche riflessione a riguardo, segnalo un mio breve contributo sul sito dell’Ispi.

La Russia e il gas da argille

Shale gas, la rivoluzione che non piace alla RussiaSegnalo un contributo di Fabio Indeo pubblicato sul sito di Limes col titolo di Shale gas, la rivoluzione che non piace alla Russia. La chiave di lettura è ben chiara fin dal titolo e il pezzo ricostruisce la posizione russa rispetto alla produzione di gas non convenzionale a livello mondiale.

Articolo interessante, anche se non condivido i toni enfatici sull’impatto del non convenzionale in Europa (i problemi elencati ci sono tutti e sono praticamente insormontabili, Regno Unito a parte), né il fatto che la Russia sia così “vittima” degli eventi, né una visione particolarmente rosea del non convenzionale cinese nel medio periodo.

Grandi sfide in vista per le utility europee

How to lose half a trillion eurosSegnalo un bell’articolo sull’Economist di questa settimana, che analizza attentamente le sfide che le utility europee del settore elettrico stanno affrontando e le implicazioni che questo potrà avere per il mercato elettrico e la politica energetica europea.

Come già più volte osservato su questo blog, la crisi economica europea, lo sviluppo tecnologico e le ricche politiche di supporto alle rinnovabili sono le principali cause dei profondi cambiamenti che stanno radicalmente cambiando il mondo dell’energia in Europa.