TAP: audizione informale in Senato

Realizzazione progetto di cui all'Accordo tra Albania, Gracia e Italia: audizione in Ufficio di Presidenza 10a CommissioneQuesta mattina il country manager Italia di TAP, Giampaolo Russo, è stato sentito dalla Commissione Industria, commercio, turismo del Senato per presentare il progetto e i possibli impatti.

Secondo quanto riportato da SQ, l’audizione di Russo si sarebbe incentrata soprattutto sulle caratteristiche tecniche del progetto e sulle ricadute sul territorio.

SQ ricorda anche che a giungno l’Aeeg ha pubblicato il parere definitivo delle autorità di regolazione italiana, albanese e greca Joint Opinion of the Energy Regulators on TAP AG’s Exemption Application (allegato a 249/13/R/gas), modificato in seguito alle osservazioni della Commissione europea.

Il sistema infrastrutturale europeo

ENTSOG System Development Map 2012 / data viewENTSOG (European Network of Transmission System Operators for Gas) ha pubblicato la versione aggiornata al 2012 della cartina del sistema infrastrutturale europeo.

Si tratta di uno strumento completo, con tutte le infrastrutture di trasporto e stoccaggio a livello continentale, corredate da una tabella completa con le capacità di trasporto punto per punto a tutti i punti di ingresso alle frontiere.

Uno strumento indispensabile per avere un quadro d’insieme della rete europea e dell’effettiva portata dei futuri sviluppi.

Quattro ragioni per cui il prezzo del gas scenderà

Why gas prices will fallI fondamentali del mercato del gas naturale a livello globale indicano che i prezzi sono destinati a scendere. A sottolinearlo è Nick Butler, che dal suo blog sul sito del FT mette in evidenza quattro ragioni a sostegno della sua tesi.

La prima è che l’offerta di gas convenzionale è abbondante: le riserve provate a livello mondiale sono più alte di dieci anni fa ed esistono buone possibilità che nel sottosuolo dei grandi produttori (Russia, Iran, Stati Uniti) se ne trovino altre non ancora esplorate.

La seconda è che la diffusione del gas naturale liquefatto (costruzione di terminali e di metaniere) stanno connettendo sempre di più i tre grandi mercati regionali, mettendo in discussione le formule contrattuali indicizzare al petrolio (e più in generale le pratiche commerciali).

La terza è che il Giappone, dopo la sbornia post-Fukushima, tornerà con decisione al nucleare, facendo venire meno parte della domanda di GNL a caro prezzo sul mercato dell’Asia orientale. La vittoria del partito di Abe alle recenti elezioni non fa che rafforzare questa tendenza.

La quarta è che ci sono limiti alla domanda. In Europa, a causa della crisi economica e dei soliti (masochistici?) vincoli alle emissioni. In America, a causa del carbone sempre più competitivo. In Asia, pure con consumi destinati a crescere, si addensano dubbi sulla reale portata della futura crescita cinese e sulle capacità infrastrutturali indiane.

Tutto questo senza nemmeno considerare l’impatto di un possibile aumento della produzione non convenzionale fuori dal Nordamerica. Si prospettano ottime notizie dunque per i consumatori e – legislatore permettendo – perfino per le imprese europee.

Un po’ meno buone le notizie per quei produttori, come Gazprom e Sonatrach, che basano la propria redditività sugli alti margini garantiti dalle vecchie formule contratturali sempre più fuori mercato.

Le difficoltà si prospettano anche per i loro clienti, ossia i grandi operatori europei, che dovranno continuare nel braccio di ferro negoziale e arbitrale per restare competitivi sui mercati.

La notizia non è buona, infine, nemmeno per molti lobbisti delle rinnovabili, che di fronte a prezzi in discesa faranno sempre più fatica a trovare una giustificazione il crescente costo-opportunità dei sussidi alle rinnovabili.

Eni scommette sull’Algeria

Scaroni: «Eni consolida la presenza in Algeria» Paolo Scaroni ha annunciato nuovi investimenti in esplorazione in Algeria, dopo aver incontrato il Ministro dell’Energia algerino, Youcef Yousfi.

Eni ha anticipato un interesse alla collaborazione con la compagnia di stato Sonatrach (socio obbligato al 50%) per nuove attività di esplorazione nel Paese, sia offshore sia nell’area dell’Atlante, situata 100 chilometri a sud di Algeri.

A pesare non sono solo i rischi geologici (Scaroni ha definito l’attività “high risk high reward”), ma soprattutto politici. L’Algeria si prepara infatti da mesi alla transizione post-Bouteflika.

L’anziano presidente è rientrato martedì scorso dopo diversi mesi in Francia, dove era stato ricoverato per le conseguenze di un ictus. Le sue reali condizioni mediche sono avvolte dal mistero e ad Algeri è già aperta la competizione in vista delle elezioni presidenziali di aprile 2014.

L’Algeria è riuscita a evitare le conseguenze più destabilizzanti delle rivolte nei Paesi arabi e delle guerre in Libia e Mali, grazie ai solidi apparati di sicurezza e ai proventi delle esportazioni energetiche.

Il continuo aumento di popolazione, la possibilità che la lotta per la transizione si trasformi in scontro aperto, la minaccia di una ripresa delle attività terroristiche islamiste (favorite dalla porosità dei confini sahariani) rappresentano altrettanti elementi di rischio che rendono gli investimenti nel Paese una vera e propria scommessa.

Anche in caso di instabilità, tuttavia, le conseguenze di un’eventuale instabilità potrebbero essere solo transitorie. Come dimostrato anche dal caso libico, la prima priorità di chiunque prenda il potere resta sempre quella di accedere ai flussi di cassa generati dalle esportazioni, a tutto vantaggio di chi già gode di una posizione consolidata nel Paese.

E Eni sembra anche in questo caso avere le carte in regola: presente in Algeria dal 1981, partecipa in 8 permessi in fase di sviluppo e in 24 già in produzione, che l’hanno resa nel 2012 il primo produtte del Paese (come Libia). Un rischio calcolato, insomma.

Shah Deniz 2: lavori al via nel 2014

Construction within Shah Deniz 2 project to start in mid-2014 Dopo aver definito l’infrastruttura di trasporto, è giunto il momento per i soci del consorzio Shah Deniz di avviare i lavori per estrarre il gas necessario a riempire i tubi.

Secondo quanto riportato da AzerNews, la costruzione delle infrastrutture di produzione dovrebbe iniziare a luglio 2014. Il consorzio starebbe infatti preparando la procedura di appalto per la selezione dei fornitori, che dovrebbero essere individuati entro gennaio prossimo.

La seconda fase di Shah Deniz prevede la realizzazione di due piattaforme offshore connesse tra loro da un ponte, di 26 pozzi sottomarini (perforati con due macchinari semi-sommergibili), di 500 km di conodotte sottomarine a una profondità di oltre 500 metri.

Complessivamente, la capacità produttiva aggiuntiva per la fase due di Shah Deniz dovrebbe essere di 16 miliardi di metri cubi, che andranno ad aggiungersi ai 9 già in produzione per la fase uno.

 

I nuovi soci di TAP

Gas: Abdullayev, Socar e Bp avranno 20% ciascuna in pipeline Tap, Total 10%Il nuovo assetto societario del gasdotto TAP è stato oggetto di intense contrattazioni tra gli operatori coinvolti, ma la questione dovrebbe essere risolta entro settembre.

Per ora, sì sa solo che i membri del consorzio Shah Deniz faranno valere la propria opzione per rilevare il 50% del TAP. Alla britannica BP e all’azerbaigiana Socar andrà così il 20% ciascuna, alla francese Total il 10%.

Ancora da decidere invece in che proporzione gli attuali soci di TAP ridurranno le proprie partecipazioni. I vertici della svizzera Axpo hanno già dichiarato di vole ridure drasticamente la propria quota (42,5%), scendendo anche sotto il 10%, per limitare l’onere dell’investimento.

In ogni caso, anche gli altri due soci dovrebbero rinunciare a qualcosa per far spazio ai nuovi entranti. È possibile immaginare che la norvegese Statoil, che attualmente controlla il 42,5% di TAP, ridurrà di almeno il 10% la propria partecipazione. Più ridottto dovrebbe essere invece l’arretramento della tedesca E.On, ora al 15%.