L’impatto del non convenzionale

HCSS - The Geopolitics of Shale GasSegnalo anche io (ultimamente arrivo sempre secondo…) uno studio molto interessante, The geopolitics of shale gas, preparato da The Hague Centre for Strategic Studies e TNO.

Il lavoro ha un respiro ampio e cerca di analizzare in modo rigoroso il possibile l’impatto del non convenzionale a livello regionale e globale.

Gli autori usano un approccio basato sulla scenaristica e cercano di inviduare possibili evoluzioni dei mercati energetici, dedicando particolare attenzione alla stabilità politica dei paesi produttori.

Tra le conclusioni più rilevanti, la possibilità che il gas sostituisca quote crescenti di consumi petroliferi, creando una pressione ribassista sui prezzi del petrolio. Con ovvie conseguenze negative per i produttori più dipendenti dalle esportazioni petrolifere e più esposti alle oscillazioni di prezzo.

In prospettiva europea, lo studio fa suonare un chiaro campanello d’allarme su due paesi produttori molto vicini all’Italia: la Russia e l’Algeria. Tutti e due sono infatti molto dipendendi dal controvalore delle proprie esportazioni energetiche e presentano una situazione politica e sociale (soprattutto l’Algeria) potenzialmente esplosiva.

Fortemente ridotte le importazioni di gas dall’Algeria

Importazioni di gas dall'AlgeriaSecondo i dati di SRG, le importazioni di gas dall’Algeria hanno fatto registrare negli ultimi giorni un forte rallentamento, crollando ieri a 8 Mmc, contro i 33 Mmc di una settimana prima.

Come riporta SQ, la brusca riduzione dei quantitativi nominati sarebbe dovuta a una non conformità del gas algerino agli standard di qualità di SRG. In particolare, il gas sarebbe troppo umido.

La riduzione di questi giorni avviene rispetto a livelli già particolarmente bassi, a causa della temporanea contrazione delle importazioni del gas algerino di Sonatrach, concordata l’anno scorso.

In termini di sicurezza, l’impatto di una completa interruzione dei flussi dall’Algeria sarebbe in realtà limitato perché la domanda complessiva è molto bassa (ieri, 168 Mmc ieri).

Tuttavia, la capacità di importazione del gasdotto Transmed (97 Mmc/g conferibili) rappresenta quasi il 30% della capacità conferibile della rete nazionale. Anche se ora per ragioni congiunturali le conseguenze di un’interruzione sono ampiamente gestibili, un prolungarsi della situazione attuale, magari per ragioni non meramente estemporanee, rappresenterebbe un fattore di rischio, rendendo la rete nazionale eccessivamente dipendente dalle altre infrastrutture esistenti.

Aggiornamento: oggi (24/02), la situazione sta tornado verso la normalità, confermado la natura episodica della riduzione dei flussi di questa settimana.

Nuove commesse navali dall’Algeria

Il cacciamina Katanpaa, simile a quello che sarà realizzato per l'AlgeriaCome abbiamo già detto, la sicurezza energetica è fatta – anche – di relazioni bilaterali coi Paesi produttori e di un allargamento della cooperazione economica che stabilizzi i rapporti e vada a beneficio di tutti, compresa l’industria nazionale.

Un buon segnale arriva in questo senso dall’Algeria, uno dei nostri due grandi fornitori di gas. Il Paese è anche un ottimo cliente della cantieristica militare italiana, anche se l’incapacità dei decisori politici di tutelare l’interesse nazionale è costata parecchio l’anno scorso, quando Thyssen Krupp ha scippato una commessa da 2,2 miliardi a Fincantieri).

Adesso sembrano invece esserci di nuovo buone notizie. Secondo quanto riportato dalla RID di luglio, Orizzonte Sistemi Navali (51% Fincantieri, 49% Finmeccanica) avrebbe chiuso un nuovo contratto per la vendita di un cacciamine alla Marina algerina.

OSN è inoltre già impegnata nella realizzazione di una unità anfibia per l’Algeria (progetto BDSL), commessa per la quale è stato fondamentale il sostegno della Marina Militare (che ha in carico parte della formazione del personale algerino).

La ripresa passa anche per le esportazioni ad alta tecnologia: tocca al governo far valere i rapporti con i nostri partners commerciali, soprattutto quelli in campo energetico. A vantaggio dell’industria nazionale e della stabilità dei rapporti bilaterali.

Eni scommette sull’Algeria

Scaroni: «Eni consolida la presenza in Algeria» Paolo Scaroni ha annunciato nuovi investimenti in esplorazione in Algeria, dopo aver incontrato il Ministro dell’Energia algerino, Youcef Yousfi.

Eni ha anticipato un interesse alla collaborazione con la compagnia di stato Sonatrach (socio obbligato al 50%) per nuove attività di esplorazione nel Paese, sia offshore sia nell’area dell’Atlante, situata 100 chilometri a sud di Algeri.

A pesare non sono solo i rischi geologici (Scaroni ha definito l’attività “high risk high reward”), ma soprattutto politici. L’Algeria si prepara infatti da mesi alla transizione post-Bouteflika.

L’anziano presidente è rientrato martedì scorso dopo diversi mesi in Francia, dove era stato ricoverato per le conseguenze di un ictus. Le sue reali condizioni mediche sono avvolte dal mistero e ad Algeri è già aperta la competizione in vista delle elezioni presidenziali di aprile 2014.

L’Algeria è riuscita a evitare le conseguenze più destabilizzanti delle rivolte nei Paesi arabi e delle guerre in Libia e Mali, grazie ai solidi apparati di sicurezza e ai proventi delle esportazioni energetiche.

Il continuo aumento di popolazione, la possibilità che la lotta per la transizione si trasformi in scontro aperto, la minaccia di una ripresa delle attività terroristiche islamiste (favorite dalla porosità dei confini sahariani) rappresentano altrettanti elementi di rischio che rendono gli investimenti nel Paese una vera e propria scommessa.

Anche in caso di instabilità, tuttavia, le conseguenze di un’eventuale instabilità potrebbero essere solo transitorie. Come dimostrato anche dal caso libico, la prima priorità di chiunque prenda il potere resta sempre quella di accedere ai flussi di cassa generati dalle esportazioni, a tutto vantaggio di chi già gode di una posizione consolidata nel Paese.

E Eni sembra anche in questo caso avere le carte in regola: presente in Algeria dal 1981, partecipa in 8 permessi in fase di sviluppo e in 24 già in produzione, che l’hanno resa nel 2012 il primo produtte del Paese (come Libia). Un rischio calcolato, insomma.

Accordo Eni-Sonatrach: ridotti i volumi verso l’Italia

Eni: raggiunto accordo con Sonatrach su contratto gasEni e il monopolista algerino Sonatrach sono giunti a un accordo sulla rinegoziazione degli accordi di fornitura di gas naturale algerini per il mercato italiano.

Secondo una nota diffusa da Eni, l’accordo riguarderebbe la revisione 2013 e il 2014 di alcune condizioni contrattuali e prevedrebbe la riduzione dei volumi contrattuali destinati al mercato italiano.

I contratti in vigore tra Eni e Sonatrach sono di lungo periodo con clausola take-or-pay e prevedono per l’acquirente l’obbligo di ritiro di una certa quantità di volume, anche in caso di domanda debole sul mercato finale. L’accordo dovrebbe alleggerire la posizione di Eni.

Attraverso il gasdotto Transmed, nel 2012 l’Italia ha importato 20,2 miliardi di metri cubi dall’Algeria (28% dei consumi). Nel primo trimestre 2013 le importazioni sono ammontate a 5,6 miliardi di metri cubi (22% dei consumi).

Algeria, Libia e impegno internazionale

Western Libyan Gas ProjectDopo l’assalto terroristico al sito algerino di In Amenas in gennaio, nuovi problemi di sicurezza hanno scosso nei giorni scorsi gli approvvigionamenti di gas dal Nordafrica. Sotto attacco questa volta il sito libico di Mellitah, operato da una joint-venture con a capo Eni.

Secondo quanto riportato, le guardie di sicurezza degli impanti sono state coinvolte sabato in scontri a fuoco con formazioni paramilitari di ex-ribelli. L’intervento delle forze armate regolari ha ricondotto la situazione all’ordine, ma nel frattempo le esportazioni di gas verso l’italia sono state bloccate per due giorni. A partire da oggi si dovrebbe tornare alla normalità.

L’incidente è tutto sommato di lieve entità e ha confermato che il calo dei consumi e la ridondanza delle infrastrutture consentono all’Italia di avere oggi un livello di sicurezza degli approvvigionamenti tutto sommato piuttosto elevato.

Resta però una considerazione politica più ampia: l’interscambio energetico (e non solo) coi Paesi del Nordafrica rappresenta un legame di lungo periodo per il nostro Paese. Un legame che richiede un costante impegno e collaborazione con le controparti, sia nel campo della sicurezza, sia in ambito economico. Speriamo che la crisi politica ed economica del nostro Paese non privi i nuovi inquilini di Palazzo Chigi di questa consapevolezza.