I terroristi curdi stanno colpendo duramente le infrastrutture di trasporto del gas naturale in Turchia. Il 4 ottobre scorso un’esplosione ha danneggiato il gasdotto BTE, prosecuzione turca del South Caucasus Pipeline, l’infrastruttura che trasporta il gas azerbaigiano dal Caspio fino al confine tra la Georgia e la Turchia. L’attacco è avvenuto nel distretto di Sarikamis, nella provincia di Kars (Turchia orientale). Tutti flussi di gas provenienti dall’Azerbaigian sono stati interrotti, almeno fino a domenica prossima (AzerNews, Fox, Interfax).
Questa mattina (lunedì 8) i terroristi curdi hanno portato un secondo grave attacco alle infrastrutture turche, facendo saltare il gasdotto di importazione del gas iraniano (Eastern Anatolia), poco dopo l’ingresso dell’infrastruttura nel territorio turco, nei pressi di Dogubayazit, nella provincia di Agri (AzerNews, Reuters). L’entità del danno e la tempistica del ritorno in attività non sono ancora stati comunicati da BOTAS, la società pubblica che gestisce le infrastrutture.
La Turchia ha consumi annui di gas pari a circa 45 Gmc, totalmente importati: questo rende i gasdotti internazionali un elemento cruciale della sicurezza energetica turca. Dall’Azerbiaigian giungono ogni anno 6,5 Gmc, mentre dall’Iran ne provengono circa 9: complessivamente, gli attacchi hanno causato un’interruzione dei flussi pari a un terzo dei consumi turchi.
Il resto delle forniture proviene dalla Federazione Russa (23 Gmc) attraverso il gasdotto Blue Stream e attraverso un gasdotto minore proveniente dalla Bulgaria. Infine, circa 6,5 Gmc all’anno arrivano in Turchia via GNL.
I rischi per la sicurezza energetica turca sono amplificati dal peso del gas naturale nel paniere energetico (35%) e dalla scarsa capacità di stoccaggio disponibile (due soli campi, Kuzey Marmara e Değirmenköy, per un totale di 2,7 Gmc).
Gli attentati rappresentano dunque colpo per la Turchia: sebbene non ci siano immediati problemi di approvvigionamento, gli attacchi mettono in evidenza la vulnerabilità delle infrastrutture turche in un momento di particolare tensione, anche a causa della crisi siriana.
Sebbene le infrastrutture rimanenti siano quelle più difficilmente attaccabili da parte dei terroristi, sia per posizione geografica sia per livello di sorveglianza, il successo di un nuovo attacco avrebbe conseguenze gravi per l’economia turca.