Segnalo una mia analisi apparsa sul sito dell’Osservatorio Energia dell’ISPI, che cerca di fare il punto sugli accumuli elettrochimici nel settore elettrico, ovvero se dopo tutto il recente trambusto inscenato da Tesla si prospetti o meno una rapida diffusione delle batterie connesse alla rete elettrica.
Secondo il mio punto di vista la risposta è al momento negativa. Adesso e almeno per i prossimi anni, le batterie non hanno molto senso come sistema per accumulare energia elettrica, salvo certi casi specifici dove i costi proibitivi di connessione alla rete, le temporanee congestioni sulle medesime o la particolare sensibilità alla continuità del servizio possono giustificare limitate applicazioni (anche in quest’ultimo caso è probabilmente meglio un motore diesel, di cui però va valutato l’impatto ambientale).
Ovviamente, è possibile (ma non inevitabile) che tra 10-15 anni la tecnologia avrà ridotto i costi in misura tale che stoccare energia per mezzo di batterie inciderà pochissimo sul prezzo finale. In quel caso l’intero business elettrico sarà oggetto di una profonda revisione e l’energia elettrica potrebbe per allora diventare una commodity come il ferro o il grano.
Tuttavia, fino ad allora è meglio evitare di lasciarsi andare a facili entusiasmi. Dopotutto, è da 40 anni che si pensa di riuscire a sviluppare la fusione nucleare…