La Commissione adotta la strategia per l’Unione energetica

EC - Energy UnionMercoledì 25 febbraio la Commissione europea ha adottato la comunicazione A Framework Strategy for a Resilient Energy Union with a Forward-Looking Climate Change Policy, il documento che lancia l’Unione energetica.

La strategia si basa su cinque dimensioni: la sicurezza energetica (ossia degli approvvigionamenti), la piena integrazione del mercato dell’energia a livello europeo, l’efficienza energetica, la decarbonizzazione dell’economia, l’investimento su ricerca, innovazione e competitività.

Oltre alla comunicazione relativa all’Unione energetica, la Commissione ha anche adottato una comunicazione relativa alla conferenza sul clima di dicembre a Parigi. In vista dell’incontro, la Commissione vuole rilanciare il ruolo di guida dell’UE nella riduzione delle emissioni climalteranti a livello globale. Resta però da vedere se e quanto le altri grandi economie saranno disposte a seguire.

La Commissione ha infine adottato una comunicazione relativa alle interconnessioni elettriche tra le reti nazionali dei Paesi membri. Dodici su ventotto non soddisfano infatti l’obiettivo minimo di interconnessione attualmente vigente, secondo il quale la capacità di scambio con l’estero deve corrispondere ad almeno il 10% della capacità installata.

Le analisi di mercato della Commissione

DG Energy - Market analisysTra i tanti effetti positivi del cambio ai vertici della DG Energy della Commissione, uno riguarda la disponibilità per i cittadini di informazioni e analisi aggiornate. In particolare, sul sito della DG è infatti ripresa la pubblicazione regolare dei report relativi ai mercati dell’energia in Europa.

Attualmente, è possibile scaricare i reports sul terzo trimestre 2014 relativi al mercato del gas e al mercato elettrico, oltre a tutti i reports storici fino al 2008. Inoltre, è possibile scaricare il grafico aggiornato quotidianamente relativo ai prezzi dell’energia sui mercati internazionali nei 12 mesi precedenti, che si presenta così:

Energy Prices Developments - last 12 monthsInsomma, tanto materiale per chi vuole approfondire le questioni relative ai mercati europei, dati alla mano.

Stess test UE: qualche problema in Europa orientale

Q&A on Gas Stress TestsLa Commissione europea ha pubblicato ieri i risultati dello stress test sui sistemi gas dei Paesi europei condotto quest’estate. Due gli scenari testati: un’interruzione completa dei flussi dalla Russia e un’interruzione dei flussi attraverso l’Ucraina.

Tacendo sul fatto che la prima ipotesi è più propaganda che un effettivo esercizio da pubblicare, il dato principale è che, in caso di interruzione dei flussi attraverso l’Ucraina, a essere colpiti sarebbero soprattutto cinque Paesi dell’Europa orientale: Bulgaria, Grecia, Ungheria, Romania e Crozia.

Sul fronte delle contromisure, una maggiore integrazione delle reti con un ampio ricorso al controflusso e un coordinamento nell’uso degli stoccaggi sarebbero largamente sufficienti a evitare scenari apocalittici. La Commissione, naturalmente, raccomanda anche un ruolo più ampio della Commissione nel gestire il tutto.

A parte la poca rilevanza delle conclusioni, il lavoro presenta una serie di analisi interessanti e merita di essere letto. In particolare, sono pubblicamente disponibili:

Buona lettura.

Sicurezza energetica: le proposte della Commissione europea

bandiera europeaNonostante il suo mandato scada tra pochi mesi, la Commissione europea ha pubblicato la scorsa settimana le sue proposte per una Strategia per la Sicurezza Energetica Europea.

Rispondendo alle richieste del Consiglio europeo di marzo, e tenendo in considerazione in primo luogo i rischi connessi alla crisi russo-ucraina, la Commissione ha ribadito la necessita di adottare una strategia “testarda”, che promuova la capacità dell’Unione di resistere nel breve termine agli shock e alle interruzione dei rifornimenti energetici e che, nel lungo periodo, consenta alla stessa Unione di ridurre la dipendenza da particolari fonti di energia, particolari fornitori o particolari vie d’approvvigionamento.

Per fare questo è necessario ci sia la volontà degli Stati membri di coordinarsi e cooperare attivamente, anteponendo la prospettiva comunitaria a quella strettamente nazionale. Si tratta di qualcosa più facile a dirsi che a farsi, visto che i vari Stati membri presentano situazioni fortemente differenziate e quindi non è facile per i vari governi superare gli egoismi nazionali e adottare atteggiamenti più solidali.

A questo punto la palla passa al Consiglio europeo, che si riunirà il 26 e 27 giugno e che dovrà anche esprimersi sulle proposte circa le politiche energetico-climatiche per il 2030.

PS: guardando all’elenco delle infrastutture che per la Commissione sono importanti per garantire la sicurezza enegetica nei vari paesi membri viene da chiedersi chi pagherà il tutto. La trentina di infrastrutture elencate hanno infatti un costo di realizzazione di alcune decine di miliardi di euro ed è poco plausibile che i privati saranno disposti a metterceli tutti, tanto più che la domanda di energia in Europa è stagnante e il consumo di gas in Europa dovrebbe addirittura cadere, se venisse attuato il piano proposto dalla Commissione per il 2030. D’altra parte, la sicurezza è un bene pubblico e il mercato non è il miglior meccanismo per garantirne un’adeguata offerta.

 

Emissioni di CO2: l’Europa è marginale (2)

Variazione delle emissioni di CO2 nel decennio in corso e nel prossimoLa scelta dell’Unione Europea di continuare la propria fuga in avanti nella riduzione unilaterale delle emissioni di CO2 si sta rivelando sempre più costosa e velleitaria.

La sussidiazione delle rinnovabili che ne è derivata ha sconvolto il settore elettrico, ha mandato in fumo centinaia di miliardi di capitalizzazione degli operatori del settore per via amministrativa e ha creato posizioni di rendita i cui costi sono direttamente scaricati sulle bollette dei consumatori finali.

Della marginalità delle emissioni europee ne abbiamo già parlato. Vale la pena però sottolineare ancora come secondo la IEA, nel decennio in corso l’UE diminuirà le proprie emissioni di 342 Mt, mentre il resto del mondo le aumenterà di 3.776 Mt. Nel prossimo decennio andrà un po’ meglio: UE -455 Mt, resto del mondo “solo” +2.353 Mt.

Variazione delle emissioni di CO2 tra il 1990 e il 2030Anche di fronte a dati come questi, la Commissione sottolinea continuamente l’importanza del dare l’esempio a livello mondiale, tracciando la strada. Tuttavia, la politica del predicozzo globale non sembra essere particolarmente efficace, dati alla mano.

Secondo lo scenario attuale della IEA, al 2030 l’UE ridurrà le emissioni del 33% rispetto al 1990. Coi nuovi obbiettivi, l’asticella sale al 40%. E gli altri? Nello stesso periodo, le emissioni globali aumenteranno del 74%, con la Russia a -19% e gli Stati Uniti a -3%, la Cina a +349% e l’India a +469%.

Quando inizieremo a riprendere contatto con la realtà?

Emissioni di CO2: l’Europa è marginale

Emissioni di CO2 delle principali economie mondiali (2011-2030)La riduzione delle emissioni di CO2 rappresenta da un decennio una delle priorità politiche della Commissione. L’enfasi è stata posta sulla definizione di obbiettivi vincolati alle emissioni europee: -20% rispetto al 1990 entro il 2020 e -40% entro il 2030.

La Commissione ha usato la questione del cambiamento climatico come strumento per acquisire legittimità e spazi d’azione, spingendo i Paesi europei all’avanguardi nella “lotta” (già il termine la dice lunga sull’approccio di marketing) al cambiamento climatico. Peccato che gli altri non seguano, o seguano a parecchia distanza.

Prima di continuare a imporre alle economie europee i costi di una continua riduzione unilaterale delle emissioni, gioverebbe dare un’occhiata ai dati in un’ottica globale. Anche senza mettere in discussione il nesso tra emissioni antropiche e cambiamento climatico.

Guardando ai dati IEA, emerge che l’Unione Europea ha emesso nel 2011 3.499 Mt di CO2, ossia l’11% del totale mondiale (31.161 Mt). Secondo le previsioni, al 2020 le emissioni europee scenderanno a 3.157 Mt, ossia il 9% del totale mondiale, per attestarsi nel 2030 a 2.702 Mt, ossia il 7% del totale mondiale.

Variazione delle emissioni di CO2 (2011-2030)Emissioni netta contrazione, quelle europee. Al contrario di quelle mondiali, che arriveranno a 34.595 Mt nel 2020 e a 36.493 Mt nel 2030. A guidare la crescita la Cina, le cui emissioni sono già oggi il doppio di quelle europee e il solo cui aumento tra il 2011 e il 2030 sarà di poco inferiore al totale delle emissioni.

Insomma, mentre noi tagliamo, dalle parti di Pechino spunterà dal nulla una nuova Europa, in termini di emissioni. E percorsi analoghi saranno seguiti dalle altre economie mondiali, USA a parte (ammesso che la nuova amministrazione non sia repubblicana…).

Insomma, quasi tutti continueranno ad emettere più o meno indisturbati. Perché imporre costi crescenti alle famiglie e alle imprese europee senza un impegno globale?