La diversificazione dell’approvvigionamento di gas europeo rispetto alle forniture russe può essere attuata, inevitabilmente, solo facendo ricorso a una pluralità di produttori e di canali di approvvigionamento, con tempistiche diverse.
Tralasciando per un momento la questione dello sviluppo infrastrutturale necessario a garantire che i flussi di gas possano entrare sulla rete europea e raggiungere tutti i centri di consumo, resta il problema che i produttori siano effettivamente in grado, soprattutto in tempi rapidi, di mettere a disposizione nuova produzione, che peraltro – come insegna il caso australiano – deve anche fare i conti con la possibile competizione tra consumi interni dei Paesi produttori ed esportazioni.
Che si tratti di Norvegia, Algeria, Egitto, Libia, tutti gli attuali fornitori dell’UE daranno il loro contributo, ma l’entità, la tempistica e le modalità di finanziamento (la variabile indipendente più delicata) con cui ciò avverrà sono tutte da definire. Ad aggiungere ulteriore complicazione, resta da capire quanto le interlocuzioni coi diversi Paesi esportatori avverranno con i singoli Paesi UE e quanto, invece, direttamente con la Commissione, forte di un eventuale mandato unico.