Politica estera e sicurezza energetica

Politica estera e sicurezza energetica - Matteo VerdaL’intreccio con  la politica estera è uno dei temi più affascinanti delle politiche energetiche. A ben vedere, il concetto stesso di sicurezza energetica nasce quando il ricorso alle importazioni diventa una necessità per garantire il fabbisogno energetico delle grandi economie industrializzate.

Il volume tenta di approcciare la questione dalla base, ossia dalle definizioni. La prima parte del lavoro è dedicata alle questioni definitorie, prima del concetto di sicurezza, poi di quello di sicurezza enegetica, riprendendo e ampliando quanto fatto in Una politica a tutto gas. La seconda parte del lavoro affronta empiricamente il rapporto tra Paesi europei e Russia, dal periodo sovietico fino all’attualità, concentrandonsi in particolare sul gas naturale e sullo sviluppo dei grandi metanodotti internazionali. Il tentativo è quello di ricostruire l’intreccio tra gli interessi economici e quelli politici che hanno influenzato le scelte dei decisori politici, russi ed europei.

Lettura consigliata in prima battuata per chi è interessato a un’introduzione teorica alla sicurezza energetica. La parte empirica (più ampia e sviluppata, non temete) è consigliata anche per chi voglia farsi un’idea di come sia evoluto il rapporto i Paesi europei e la Russia, all’insegna della stabilità e della cooperazione. Uno scenario destinato a proseguire anche nel futuro, con buona pace di chi ciclicamente grida alla minaccia russa.


Matteo Verda
Politica estera e sicurezza energetica. L’esperienza europea, il gas naturale e il ruolo della Russia
Edizioni Epoké, 2012, 150 pp.
ISBN/EAN: 978-88-98014-00-2 (edizione Kindle) / 978-88-98014-01-9 (cartaceo)
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Focus trimestrale sicurezza energetica – Q1 2012

Osservatorio di Politica Internazionale - Focus sicurezza energetica - Q1 2012È stato reso pubblico il focus sulla sicurezza energetica relativo al primo trimestre 2012 realizzato per l’Osservatorio di Politica Internazionale (Senato, Camera e MAE).

Il primo capitolo del Focus è dedicato all’analisi del fabbisogno di gas nei principali mercati europei, con specifico riferimento alla generalizzata contrazione dei consumi nel corso del 2011. Il secondo capitolo è invece dedicato all’offerta e, nello specifico, alle politiche dei Paesi produttori di gas naturale e dei Paesi di transito dei gasdotti attualmente in funzione o in fase di progettazione/realizzazione. Ai recenti sviluppi del sistema di infrastrutture di trasporto e alle prospettive di realizzazione di nuovi progetti è poi dedicato il terzo capitolo. Infine sono presenti due approfondimenti: uno relativo al contesto di sicurezza dei due principali fornitori italiani di gas naturale, l’Algeria e la Federazione Russa, e uno relativo alle recenti nazionalizzazioni in America Latina.

Buona lettura!

Il mercato che verrà. Liberalizzazioni, sicurezza energetica e politica europea

ISPI - Palazzo Clerici - MilanoDomani giovedì 17 Maggio presso l’ISPI- Istituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano (Palazzo Clerici – via Clerici, 5) si terrà un seminario di ricerca dal titolo “Il mercato che verrà. Liberalizzazioni, sicurezza energetica e politica europea”, dalle 15.00 alle 17.00.
I lavori prenderanno spunto dal volume di Matteo Verda “Una politica a tutto gas. Sicurezza energetica europea e relazioni internazionali” (Università Bocconi Editore, 2011). Oltre all’autore, interverranno anche Massimo Nicolazzi, CEO di Centrex Europe, e Evgeny Utkin, analista e redattore di QuotidianoEnergia.

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Aggiornamento – Le slides della presentazione.

La manipolazione del mercato del gas

La manipolazione del mercato del gas

In un mercato del gas europeo che Eurogas press release on More customers, consuming less gas, in 2011 sotto il peso della crisi, mentre i costi dei contratti di lungo periodo con formula take-or-pay sono tenuti alti dall’indicizzazione al petrolio, i prezzi spot restano costantemente più bassi e gli operatori che hanno meno take-or-pay nei propri portafogli riescono a fare margini più importanti.

Non c’è da stupirsi che di fronte a questa situazione, i grandi operatori europei legati da contratti di lungo periodo – soprattutto con Russia e Algeria, ma anche Norvegia – cerchino di rinegoziare le proprie posizioni, ottenendo sconti e un maggior peso delle quotazioni spot nelle formule di prezzo. I primi a spuntare lo sconto sono stati i tedeschi di E.on (2010), ma quest’anno c’è riuscita anche Eni (con effetti retroattivi al 2011). Aggiustamenti marginali, ma che consentono di dare ossigeno ai bilanci.

Non c’è nemmeno da stupirsi del fatto che il principale fornitore di gas, nonché la principale controparte dei contratti take-or-pay degli operatori europei, cerchi in tutti i modi di difendere il favorevole status quo (il connubio “volumi garantiti + quotazioni alte” è una manna per i bilanci dei produttori). Il direttore per la strutturazione dei contratti di Gazprom, Sergei Komlev, ha recentemente paventato i rischi connessi al passaggio ad un modello più simile a quello americano, basato su soli contratti di breve periodo.

Come da copione, Komlev ha messo l’accento sulla necessità di mantenere contratti di lungo periodo per garantire gli investimenti necessari, paventando anche il rischio che prezzi più alti spostino volumi su mercati diversi da quello europeo. Su quest’ultimo punto, giova ricordare che per spostare volumi occorrerebbe avere le infrastrutture per farlo, e la rete di gasdotti che rifornisce l’UE è in questo senso un vincolo più per la Russia che per i Paesi europei.

Sulla questione degli investimenti, ammesso e non concesso che i contratti di lungo periodo siano indispensabili per creare nuova capacità di importazione, resta il fatto che l’indicizzazione ha da tempo perso la sua storica ragion d’essere (la sostituibilità del gas all’olio combustibile nella generazione elettrica, oltre alla difficoltà per i sovietici di prezzare una merce in un’economia pianificata) e che rappresenta una rendita per i produttori completamente scollegata dalle effettive dinamiche di domanda e offerta.

Il fatto che poi gli stessi produttori investano in nuove infrastrutture non significa che questa sia l’unica possibilità di garantire l’approvvigionamenti dei mercati europei. Come ricordato da Jonathan Stern, nessun altra materia prima si vende con contratti con un orizzonte temporale così lungo (oltre 15 anni) e sulla base del prezzo di un prodotto diverso (e scarsamente sostituibile).

Lungi dall’essere una protezione “da ogni forma di manipolazione del prezzo” – come ha sostenuto Komlev – in tempi di prezzi del petrolio strutturalmente alti, l’indicizzazione al prezzo del petrolio rappresenta dunque probabilmente la principale manipolazione del mercato del gas naturale in Europa.

La fine del Nabucco

NabuccoNel caso qualcuno avesse avuto ancora dei dubbi, le dichiarazioni del premier ungherese Viktor Orban – che ha esplicitamente fatto riferimento all’uscita di MOL dal consorzio – mettono la parola fine al Nabucco così come proposto nell’ultimo decennio.

La notizia è ripresa anche da Reuters, che ricorda come in gennaio RWE avesse già iniziato a esprimere perplessità sul progetto.

Resta invece in piedi l’ipotesi di una versione ridotta (10-16 Bcm annui), limitata alla connessione tra la Turchia e l’Austria attraverso i Balcani, in diretta concorrenza con il TAP.