Focus sicurezza energetica – Q1 2014

OSP - Focus sicurezza energetica - Q1 2014È stato reso pubblico il focus sulla sicurezza energetica relativo al periodo gennaio/marzo 2014 realizzato per l’Osservatorio di Politica Internazionale (Senato, Camera e MAE).

Il primo capitolo del Focus è dedicato all’analisi del fabbisogno di gas nei principali mercati europei, con specifico riferimento al difficile contesto della generazione termoelettrica da gas e alla composizione dell’approvvigionamento di gas dei principali Paesi europei.

Il secondo capitolo è invece dedicato all’offerta e, nello specifico, alle politiche dei Paesi produttori di gas naturale e dei Paesi di transito dei gasdotti attualmente in funzione o in fase di progettazione/realizzazione. Ai recenti sviluppi del sistema di infrastrutture di trasporto e alle prospettive di realizzazione di nuovi progetti è infine dedicato il terzo capitolo.

Il focus è completato da un approfondimento di Nicolò Rossetto dedicato alla crisi delle utility tradizionali e la sicurezza del sistema elettrico italiano.

Mercato italiano, la crisi infinita

SRG - Trend dal 2005Sembra senza fine la crisi dei consumi italiani di gas naturale. Si è appena chiuso il secondo trimestre e i dati di SRG relativi ai primi sei mesi del 2014 parlano chiaro: -15% rispetto allo stesso periodo del 2013, con una riduzione dei consumi di 5,5 Gmc.

Il segno meno compare davanti a tutti i settori della domanda. Nel caso dei consumi industriali, la contrazione è modesta: -2%, con un calo di 0,1 Gmc. Crollo verticale invece per i consumi residenziali, che a causa del clima particolarmente mite perdono 3,6 Gmc, ossia -18%.

Un capitolo a parte per i consumi termoelettrici, che stretti tra la crisi economica e i sussidi alle rinnovabili sembrano bloccati in un crisi senza fine. Rispetto al primo semestre 2013 i consumi si sono infatti ridotti di 3,6 Gmc (-17%), ma se si compara il dato con il 2011, i volumi che mancano all’appello salgono a 5,7 Gmc (-42%).

Nei primi sei mesi del 2014 è sparito dal mercato italiano l’equivalente dell’Austria, per avere un paragone europeo. E tanto per restare in tema di Europa, è forse il caso che si inizi a ragionare di più, prima di mettere mano a nuove avventurose politiche energetiche.

L’andamento dei consumi di gas naturale in Italia (primo semestre)

South Stream e la sfida della regolazione europea

Reuters - South Stream, Gazprom e Omv siglano accordo finale per tratto gasdotto AustriaGazprom ha siglato ieri l’accordo per la costruzione della sezione finale del South Stream con gli austriaci di OMV (sì, quelli che fino all’anno scorso erano i talebani del Nabucco…).

Ora è ufficiale: il gas russo diretto in Italia arriverà dunque al Tarvisio passando per Baumgarten anziché per la Slovenia, il principale perdente degli utlimi sviluppi.

Mentre continuano le trattative per definire gli sconti all’Ucraina e la dinamica di rientro dal debito di Naftogaz, il governo russo spinge dunque per la costruzione in tempi rapidi del South Stream, il gasdotto che ridurrebbe al lumicino il potere di ricatto ucraino.

Nei piano di Gazprom, il primo gas dovrebbe arrivare in Bulgaria nel 2015: data ambiziosa, ma tecnicamente possibile. Sebbene la tratta sottomarina sia quella più complessa, i problemi per South Stream iniziano però sulla terraferma.

La Commissione europea sta usando la propria influenza per rallentare la costruzione, come parte della trattativa sugli sconti all’Ucraina. E qualche successo lo sta ottenendo: i lavori in Bulgaria si sono interrotti per ragioni legali, mentre in Serbia sono a rischio perché il Paese è candidato all’ingresso e dunque molto sensibile agli umori della Commissione.

Alla lunga, però, la costruzione dell’infrastruttura non può essere impedita. Diverso invece il discorso per la sua utilizzazione: il terzo pacchetto energia dà alla Commissione la possibilità di impedire le attività di trasporto da parte delle aziende produttrici, come Gazprom. Una possibilità che può essere usata in modo discrezionale, come messo in evidenza da Demostenes Floros.

Probabilmente l’azienda russa forzerà in ogni caso la costruzione, mettendo poi le Istituzioni europee davanti all'(insostenibile) posizione di voler impedire la diversificazione delle rotte di importazione. Col probabile risultato finale di replicare sul South Stream la soluzione adottata per Nord Stream, ossia autorizzare i flussi, ma solo a metà.

L’impatto del TAP per l’Italia

ISPI - Contribution of TAP to the Italian EconomyEccomi tornato. Segnalo un mio paper dal titolo Contribution of Tap to the Italian Economy, pubblicato qualche giorno fa dall’ISPI. Il lavoro cerca di ricostruire l’impatto sull’economia italiana della costruzione del gasdotto TAP, predendo in considerazione diversi livelli.

In primo luogo, l’impatto locale, cruciale per vincere la battaglia del consenso anche sul territorio. Da questo punto di vista, l’impatto previsto è di 80 milioni di euro all’anno in fase costruttiva e di 4 milioni all’anno in fase operativa in Puglia (dati Nomisma Energia).

L’impatto più rilevante è però quello a livello nazionale. L’infrastruttura contribuirà a diversificare l’approvvigionamento e quindi aumenterà la sicurezza energetica nazionale. Definire una cifra esatta è complesso (e dipende dall’evoluzione del contesto normativo), ma il fatto gasdotto sia realizzato tutto con fondi privati rende inevitabilmente positivo il contributo in termini di costi per il sistema.

Giova tra l’altro ricordare che la Puglia beneficia come le altre regioni italiane della diversificazione delle importazioni e che in consumi pugliesi si aggirano comunque sui 4 Gmc annui.

Inoltre, sempre in termini di benefici aggregati a livello nazionale, la costruzione del TAP è un presupposto indispensabile per l’attuazione della strategia volta a rendere l’Italia l’hub del gas per l’Europa meridionale. Detto in modo meno esoterico, realizzando il TAP si potrà invertire il flusso del gasdotto in arrivo dalla Svizzera (Transitgas) e rendere l’Italia un importante Paese di transito. I benefici saranno soprattutto per Snam Rete Gas, che potrà incamerare i proventi delle tariffe di transito, che da una mia stima preliminare potrebbero arrivare a 150 milioni di euro.

Insomma, l’Italia ha tutto da guadagnare dalla realizzazione del TAP, analogamente a quanto avviene nel caso di altri grandi importanti investimenti infrastrutturali. La strada della ripresa economica e del benessere nel lungo periodo passa anche da lì.

Continua la crisi russo-ucraina

mappa-ucrainaSe non fosse che delle persone stanno morendo negli scontri fra miliziani filo-russi e soldati pro-Kiev, la crisi russo-ucraina potrebbe essere facilmente paragonata a una telenovela o a una partita di poker dai continui colpi di scena.

Stando a quanto riportato dal Sole 24 Ore, il tira e molla tra Mosca a Kiev si è riacutizzato in queste ore a seguito dell’abbattimento di un aereo militare da parte dei ribelli e della dichiarazione di Gazprom di pompare in Ucraina, d’ora in poi, solo il gas pagato in anticipo.

La tensione torna dunque a salire, a dimostrazione di come la crisi non sia affatto di facile soluzione e di come le pressioni e le iniziative di Bruxelles abbiano un potere limitato.

Come più volte ribadito in questo blog, la sicurezza energetica italiana non è al momento minimamente in pericolo, ma è possibile che alcuni Paesi dell’Est Europa debbano presto fronteggiare una scarsità di gas che potrebbe colpire nei prossimi mesi il comparto industriale e quello elettrico (in caso di scarsità, scatterebbe infatti il razionamento dell’offerta, che favorisce i consumatori domestici e penalizza le imprese e le centrali termoelettriche).

Difficile tuttavia pensare che in un modo o nell’altro un accordo non venga raggiunto per l’autunno. Troppi i soldi in palio, anche per Mosca. Certo, come in una partita a poker, resta da vedere chi spunterà il risultato migliore.