Fare a meno della Russia?

Analizzando un eventuale stop alle importazioni europee di energia dalla Russia, l’attenzione va sempre alle criticità legate all’ipotesi di affrontare il prossimo inverno senza gas russo, date le rigidità infrastrutturali e l’alta dipendenza di tutta l’Europa centro-orientale.

Tuttavia, anche fare a meno di petrolio e carbone russi si rivelerebbe un problema, difficile da gestire e costoso. Un interessante studio di Bruegel mostra che, con tutte le complessità e gli oneri del caso, i Paesi europei potrebbero farcela.

Certo, a che prezzo e con quali impatti inflattivi sulle prospettive di crescita non rosee dell’Unione è un altro discorso.

Approvvigionamento europeo di gas – Dove trovare i numeri

Per chi volesse analizzare quanto sta accadendo all’approvvigionamento europeo di gas, si può trovare qualche utile riferimento statistico (aggiornato al giorno prima):

  • per quanto riguarda i flussi di gas in ingresso sulle reti nazionali europee, si rimanda alla Transparency Platform di ENTSOG, messa a disposizione dalla European Network of Transmission System Operators for Gas, ossia l’associazione degli operatori di rete gas europei;
  • per quanto riguarda gli stoccaggi, si rimanda alla Aggregated Gas Storage Inventory di GIE, ossia l’associazione degli operatori europei delle infrastrutture del gas.

Per chi volesse cambiare unità di misura rispetto ai dati pubblicati, consiglio lo Unit Converter di Fluxys.

Eastmed: annunciato l’accordo, ma restano molti dubbi

EastmedLa stampa israeliana – ripresa anche dall’Agenzia Nova e dal Corriere della Sera, tra gli altri – ha annunciato un accordo da formalizzare entro tre mesi tra Italia, Grecia, Cipro e Israele per la costruzione del gasdotto Eastmed, che dovrebbe trasportare fino a 15 Gmc all’anno dal Bacino del Levante fino all’Italia, transitando per Cipro, Creta e la terraferma greca.

Lungo 1.700 km, il gasdotto dovrebbe costare oltre 7 miliardi di dollari, secondo quanto riportato dai media. Annunciato anche un contributo della UE di 100 milioni di euro per lo studio di fattibilità, che si aggiungerebbero ai 2 milioni già erogati in passato per gli studi pre-FEED.

Molti dubbi restano sia sulla sostenibilità finanziaria dell’operazione (tralasciando i problemi legati alle possibili dispute politiche tra Cipro e Turchia), perché il gas prodotto nella regione e i costi del trasporto via tubo non sarebbero competitivi coi prezzi del mercato europeo. A meno che non intervengano sussidi a far quadrare i conti dell’operazione, anche se non appare chiaro al momento chi potrebbe farsene carico.

All’esportazione via tubo dal Bacino del Levante [per una panoramica della situazione nell’area, suggeriamo la lettura di questo studio] esiste peraltro un’alternativa economicamente vantaggiosa: l’utilizzo dei terminali di liquefazione egiziani (Idku e Damietta), al momento fermi per mancanza di gas e che – anche considerando lo sfruttamento a regime di Zohr – offrirebbero capacità residua anche per le esportazioni israeliane. In questa direzione andavano anche gli accordi siglati a inizio anno tra l’egiziana Dolphinus Holdings e l’israeliana Noble per l’esportazione in Egitto di gas israeliano, per un controvalore di 15 miliardi di dollari in dieci anni.

In ogni caso, anche se il tubo effettivamente si facesse (cosa che al momento continua ad apparire molto dubbia) e dovesse effettivamente far arrivare un secondo tubo sulle coste pugliesi (dossier politicamente molto delicato), l’Eastmed – coi suoi 15 Gmc – non avrebbe un impatto significativo sulla struttura dell’approvvigionamento europeo: basti pensare nel 2017 le importazioni UE sono state pari a 360 Gmc, di cui 155 dalla Russia.

Diverso il discorso se guardiamo alla sola Italia, che importa 65 Gmc all’anno e vedrebbe così sensibilmente aumentare la diversificazione degli approvvigionamenti. Resta tuttavia la questione del prezzo: l’eventuale gas di Eastmed potrebbe essere competitivo coi fornitori storici (Russia, Algeria, Libia, Norvegia, tutti con infrastrutture già ammortizzate) e con TAP (i cui volumi sono stati tutti già comunque venduti per i prossimi 25 anni)? Molto difficile. Occorrerà tuttavia aspettare i dettagli dell’annunciato accordo, se e quando arriveranno, per avere una risposta.



Oltre Nord Stream 2: il Turk Stream

Beyond Nord Stream 2: a look at Russia’s Turk Stream projectSegnaliamo un interessante post di Simone Tagliapietra dal titolo Beyond Nord Stream 2: a look at Russia’s Turk Stream project, pubblicato da Bruegel.

Il pezzo analizza lo sviluppo della strategia di affrancamento dall’Ucraina messa in atto da Gazprom, che oltre al Nord Stream 2 è attivamente impegnata a realizzare il TurkStream, di cui una linea è già stata ultimata e l’altra è in fase di posa.

L’autore solleva anche il quesito fondamentale circa la strada che il gas russo prenderà a valle dell’approdo sulle coste turche. Tre le opzioni in discussione:

  • un South Stream Lite attraverso Bulgaria, Serbia e Ungheria, per raggiungere poi le infrastrutture già esistenti in Austria, incluso il TAG fino al Tarvisio);
  • un nuovo gasdotto Grecia-Italia, l’ipotesi meno probabile a causa dei costi elevati;
  • l’espansione del TAP, aggiungendo una stazione di compressione e raddoppiando la capacità di trasporto.

 



GIIGNL – Il mercato del GNL nel 2018

The LNG Industry. GIIGNL annual report 2018Segnaliamo la relazione annuale del Groupe International des Importateurs de Gaz Naturel Liquéfié (GIIGNL), dal titolo The LNG Industry in 2018 (per scaricare il file, occorre compilare un brevissimo form).

Si tratta del documento pubblico più ricco di dati sul settore, pubblicato fin dal 2006. L’edizione di quest’anno propone 28 pagine ricche di dati, tabelle e infografiche.

GIIGNL Annual Report 2018. Key figures