Anche l’Economist a volte sbaglia

 Money talks: March 3rd 2014 - Sabre-rattling and stocksIn questi giorni sono apparsi sui media numerosi commenti sulle possibili implicazioni della crisi russo-ucraina. Come spesso accade, tuttavia, non sempre si parla a proposito o in maniera obiettiva.

Anche l’Economist, fonte di solito molto affidabile, ha espresso una posizione quanto meno non precisa nella rubrica Money Talks.

Nel video uno dei giornalisti sottolinea come l’Europa sia troppo dipendente dal gas russo (25% dei consumi) e come la gran parte di questo passi attraverso l’Ucraina (80%). Conclusione: nel medio-breve termine l’UE è minacciata dalla crisi politica tra Russia e Ucraina e deve intervenire, promuovendo tra le altre cose il ricorso allo shale gas e incoraggiando le recenti aperture dell’Amministrazione USA sull’esportazione di gas nord-americano.

Ora, che l’80% del gas russo diretto in Europa passi dall’Ucraina mi sembra quanto meno un’affermazione capziosa: può anche essere, ma con il Nord Stream e il Yamal Europa disponibili, solo 100 Gmc di capacità di esportazione annua su un totale di circa 180 Gmc passano in suolo ucraino.

Se ci aggiungete il fatto che i consumi europei sono in calo per la crisi economica (i gasdotti stanno lavorando a capacità ridotta) e che la primavera è alle porte, è possibile dire che ad essere minacciati sono solo alcuni Paesi membri dell’UE, come la Slovacchia o la Bulgaria, mentre per gli altri i pericoli sono molto modesti.

Che poi la decisione dell’amministrazione USA di autorizzare la realizzazione di qualche impianto di rigassificazione possa aiutare l’Europa nel medio termine mi sembra fantasia: prima di uno o due anni nessuno degli impianti sarà pronto e anche quando lo sarà rappresenterà solo una piccolo porzione dell’offerta mondiale di GNL. Gli USA non saranno un esportatore significativo di gas prima del 2020 e, probabilmente, non lo saranno mai.

Lo stesso dicasi per le risorse di shale europee: anche se tutti i governi europei dessero oggi il via libera al suo sfruttamento, sarebbero necessari 5-10 anni per avere una produzione significativa. Ci vuole del tempo per creare da zero un’industria.

Come più volte detto su questo blog, bisogna stare attenti quando si leggono notizie sui temi energetici: spesso chi scrivi non è ben informato o, peggio, dice solo delle mezze verità per poter sostenere la sua posizione.

La crisi ucraina e l’approvvigionamento italiano

La crisi ucraina e l'approggionamento europeo del gasSono disponibili qui alcune slides relative al sistema infrastrutturale in Europa orientale e all’impatto della crisi ucraina sui consumatori europei di gas russo.

Il rischio che le tensioni tra Ucraina e Russia portino a un’interruzione delle forniture europee verso l’UE è attualmente basso. Inoltre, solo pochi Paesi in Europa orientale dipedono in misura determinante dal gas naturale russo in transito in Ucraina e sarebbero dunque quelli più colpiti. Si tratta di Cechia, Slovacchia, Bulgaria e Ungheria.

Nel caso dell’Italia, sebbene tutto il gas russo in arrivo transiti attraverso la rete ucraina, non ci sono rischi significativi, perché le altre infrastrutture sono in grado di far fronte alle domanda. Domanda che peraltro è strutturalmente bassa a causa della crisi e stagionalmente bassa a causa della primavera in arrivo.

 

Total mette in vendita la propria quota in Shah Deniz

Reuters -  UPDATE 3-Total to sell its stake in Azeri Shah Deniz gas fieldLa multinazionale francese Total ha annunciato di voler cedere la sua quota del 10% nel progetto Shah Deniz, il giacimento di gas azerbaigiano dell’offoshore del Caspio destinato a rifornire anche il TAP.

La decisione di  disinvestire arebbe dovuta alla strategia di Total di concentrare gli investimenti solo sui progetti dove è operatore, come nel caso di Absheron.

La cessione delle quote arriva a qualche mese di distanza dalla decisione finale di investimento sul progetto e dalla decisione di Statoil di ridurre a sua volta la propria partecipazione, dal 25,5% al 15,5%. In quel caso, a rilevare la quota fuono BP e Socar, per 1,45 miliardi di dollari.

A comprare la partecipazione di Total potrebbe invece essere l’azienda di stato turca Botas, che dovrebbe partecipare anche al Tanap. Il governo turco ha già peraltro una quota iin Shah Deniza (9%) attraverso l’altra azienda di stato, TP.

La crisi ucraina: quali conseguenze per l’Italia?

Facile.it - La crisi ucraina: quali conseguenze per l'Italia? La Russia è il principale fornitore di gas naturale per le famiglie e le imprese italiane. Nel solo 2013, le importazioni in arrivo al Tarvisio sono state di quasi 30 miliardi di metri cubi, pari al 43% del totale dei consumi nazionali.

Questa situazione ha fatto però suonare negli ultimi mesi qualche campanello di allarme. Tutto il gas in arrivo in Italia dalla Russia transita infatti dall’Ucraina e si teme che l’instabilità politica nel Paese possa avere effetti imprevedibili sulla gestione dei gasdotti.

In particolare, un’Ucraina sempre più indebitata potrebbe cercare di ricattare la Russia per avere sconti sulle proprie forniture, minacciando di chiudere i rubinetti verso l’Europa.

La situazione è complessa, ma al momento non ci sono motivi di grave preoccupazione per l’Italia.

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L’Azerbaigian e il Corridoio meridionale

Azerbaijan and the Southern Gas Corridor to Europe: Implications for U.S. and European Energy Security – Conference ReportÈ disponibile online il report relativo alla conferenza Azerbaijan and the Southern Gas Corridor to Europe: Implications for U.S. and European Energy Security, organizzata dalla Jamestown Foundation il 13 Settembre 2013.

Il report non presenta contenuti particolarmente innovativi, ma raccoglie una serie di contributi interessanti. Particolarmente utile l’executive summary, che chiarisce in modo puntuale le questioni principali relative al Corridoio meridionale.

Completano il report alcuni grafici interessanti (come la ripartizione per campi della produzioen di gas azerbaigiana nei prossimi dieci anni), cartine e la trascrizione dei principali dibattiti dei tre panels.

Focus sicurezza energetica – Q4 2013

Osservatorio di Politica Internazionale - Focus sicurezza energetica - Q4 2013È stato reso pubblico il focus sulla sicurezza energetica relativo al periodo ottobre/dicembre 2013 realizzato per l’Osservatorio di Politica Internazionale (Senato, Camera e MAE).

Il primo capitolo del Focus è dedicato all’analisi del fabbisogno di gas nei principali mercati europei, con specifico riferimento al difficile contesto della generazione termoelettrica da gas e alla composizione dell’approvvigionamento di gas dei principali Paesi europei.

Il secondo capitolo è invece dedicato all’offerta e, nello specifico, alle politiche dei Paesi produttori di gas naturale e dei Paesi di transito dei gasdotti attualmente in funzione o in fase di progettazione/realizzazione. Ai recenti sviluppi del sistema di infrastrutture di trasporto e alle prospettive di realizzazione di nuovi progetti è poi dedicato il terzo capitolo.

Il focus è completato da due approfondimenti del sottoscritto dedicati rispettivamente al TAP e al South Stream.